Il sindaco di Tokyo e il "pugno dal cielo"
Alla fine si è scusato per aver “ferito profondamente le persone colpite dal terremoto”. Ma il governatore di Tokyo, Shintaro Ishihara, all'indomani della catastrofe, non era andato per il sottile: “La politica giapponese è diventata populista ed egoista. Dobbiamo usare questo maremoto per lavare via l'egoismo che ha corroso il popolo giapponese. Mi dispiace per le vittime, ma penso che il terremoto sia un castigo divino”. Letteralmente “tembatsu”, un pugno dal cielo.
Alla fine si è scusato per aver “ferito profondamente le persone colpite dal terremoto”. Ma il governatore di Tokyo, Shintaro Ishihara, all'indomani della catastrofe, non era andato per il sottile: “La politica giapponese è diventata populista ed egoista. Dobbiamo usare questo maremoto per lavare via l'egoismo che ha corroso il popolo giapponese. Mi dispiace per le vittime, ma penso che il terremoto sia un castigo divino”. Letteralmente “tenbatsu”, un pugno dal cielo. “Ma veramente ha detto questo?”, è il commento più frequente tra i cittadini di Tokyo, che hanno eletto Ishihara per tre volte di seguito (è al governo da dodici anni, a breve ci saranno le elezioni e non ha ancora dichiarato se si ricandiderà).
“Mishima parlava del Giappone come di una terra addormentata che andava risvegliata”, dice al Foglio Marcello Veneziani, “quello di Ishihara è sicuramente un messaggio forte, ma se questi eventi catastrofici possono far ripensare il rapporto dell'uomo con la natura e riprendere alcune filosofie orientali, bisogna farlo eliminando ogni associazione tra punizione divina e colpa terrena”. Esponente della destra ultraconservatrice, i giapponesi conoscono bene Ishihara: “Non pensa prima di parlare, ma dice quello che molti non hanno il coraggio di dire”. Come quando definì “inutili” le donne in menopausa e l'omosessualità un “difetto genetico”, vietò la vendita di manga violenti ai minorenni e decise di spostare lo storico mercato del pesce di Tsukiji.
Letterato prestato alla politica, Ishihara vinse il prestigioso premio Akutagawa prima ancora di laurearsi. Il successo di “La stagione del sole”, scritto (pare) in soli tre giorni, gli portò l'ammirazione di Yukio Mishima, con il quale divenne poi molto amico. Sul quotidiano Sankei curava la rubrica “Giappone, svegliati!”, ma la sua verve indistintamente antiamericana e anticomunista arrivò dopo essere stato inviato di guerra per lo Yomiuri Shimbun in Vietnam. Dopo, scrisse “Il Giappone che sa dire di no” (all'America) insieme con il fondatore di Sony, Akio Morita.
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