Censure sinistre
Tempi duri, se anche in un cenacolo di intellettuali di sinistra lungimiranti e illuminati, in un'Arcadia di spiriti libertari e aperti all'imprevedibile come Alfabeta2, il “mensile di intervento culturale” rinato da una costola della quasi omonima rivista fondata alla fine degli anni Settanta dal poeta Nanni Balestrini, se anche lì, dicevamo, alligna la mala pianta della censura.
Tempi duri, se anche in un cenacolo di intellettuali di sinistra lungimiranti e illuminati, in un'Arcadia di spiriti libertari e aperti all'imprevedibile come Alfabeta2, il “mensile di intervento culturale” rinato da una costola della quasi omonima rivista fondata alla fine degli anni Settanta dal poeta Nanni Balestrini, se anche lì, dicevamo, alligna la mala pianta della censura.
Alfabeta2 ha deciso che un articolo commissionato alla giornalista (di sinistra) Angela Azzaro – ex responsabile della cultura del quotidiano Liberazione e attuale vicedirettore del giornale on line Gli Altri – a causa del suo palese “filo berlusconismo” non potrà essere pubblicato, come inizialmente previsto, nel numero di maggio della rivista. La esterrefatta Azzaro, che nella vita tutto si aspettava fuorché di trovarsi arruolata nelle truppe del Cav., ha appreso che l'incompatibilità del suo pezzo con la linea di sinistra di Alfabeta2 è stata decretata senza possibilità d'appello dal critico letterario Andrea Cortellessa, uno dei quattro redattori del mensile. Lo stesso che, qualche settimana fa, aveva accusato di scelleratezza lo scrittore (di sinistra) Paolo Nori, colpevole di aver accettato di collaborare a Libero.
Se sei di sinistra devi scrivere su pagine di sinistra, è il ragionamento di Cortellessa. Qual è allora il peccato di Angela Azzaro? Le era stata chiesta una riflessione su come le categorie del desiderio e del consumo siano cambiate in questi anni, su come siano diventate terreno di conflitto e anche di affermazione di sé, sul rapporto tra l'immaginario televisivo e le donne. E Azzaro ha scritto di come “i processi di urbanizzazione e di industrializzazione portino le donne fuori dalla famiglia patriarcale e fuori dal lavoro domestico”; di come la città sia “diventata un territorio a più strati, in cui consumo, desiderio, virtualità, lavoro cognitivo, precarietà, immaginario, vecchi ruoli e affermazione di sé si mescolano in un mix davvero esplosivo”; di come le figure della velina e della escort, “al limite dell'incrocio tra paesaggio metropolitano e linguaggio televisivo, tra precarietà e spettacolo, tra donna che accudisce e oggetto irraggiungibile del desiderio, siano una conseguenza, per quanto a volte ingannevole, dei fenomeni di emancipazione. E perché no, anche di libertà e di conflitto”.
Azzaro cita la femminista (di sinistra) Elettra Deiana, cita la giovane Celeste Costantino, femminista (di sinistra) del collettivo Donne da sud. La quale, se qualcuno le chiede quando è nata, risponde “con Italia1, cioè nel 1979. Per noi la televisione non è stata solo una cattiva maestra, è stata anche una brava maestra. Se siamo quello che siamo, se abbiamo scelto di essere le donne che siamo diventate, lo dobbiamo anche al nostro crescere davanti alla tv”… Ecco, non sarà stata troppo osée, quella citazione blasfema di Italia1, per i càtari censori di Alfabeta2? Gli unici a non essersi accorti che su quello che scrive la Azzaro si sta riflettendo parecchio, anche a sinistra.
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