L'elenco dei cattivi

Annalena Benini

Il primo ti amo detto a mia moglie, fare scarpetta, la pizza bianca con la mortadella, le canzoni dei Beatles, la mia mamma, i miei figli, Caravaggio a San Luigi dei Francesi, tuffarsi nel mare d'agosto, capirsi al volo senza parlare. Sono alcune delle cose per cui vale la pena vivere, gli elenchi privati che i lettori hanno mandato a Repubblica ispirati dalla lista di Roberto Saviano, quella con al primo posto la mozzarella di bufala aversana.

Leggi la preghiera di Camillo Langone a Saviano

    Il primo ti amo detto a mia moglie, fare scarpetta, la pizza bianca con la mortadella, le canzoni dei Beatles, la mia mamma, i miei figli, Caravaggio a San Luigi dei Francesi, tuffarsi nel mare d'agosto, capirsi al volo senza parlare. Sono alcune delle cose per cui vale la pena vivere, gli elenchi privati che i lettori hanno mandato a Repubblica ispirati dalla lista di Roberto Saviano, quella con al primo posto la mozzarella di bufala aversana. “Elenchi banali, diranno i cinici”, ha scritto Saviano nel commento.

    Che lista farebbero i cinici non banali? “Recitare ‘La metafisica dei costumi' ogni mattina prima di risolvere la questione mediorientale” potrebbe funzionare, ma guardare “Totò Peppino e la Malafemmina” sapendo a memoria tutte le battute è un piacere più immediato. Su Cuore, simbolo del popolo ironico colto e intelligente degli anni Novanta, al primo posto c'era “la fica”: non so se sia più originale o se ci sia stato nel frattempo un decadimento dei costumi, ma i motivi per cui vale la pena vivere diventano sempre momenti di privata felicità e leggerezza, non gesta eroiche. Roberto Saviano però scrive che da questi elenchi emerge “un'Italia integra, pulita e allegra e colma di rispetto in cui possiamo riconoscere la nostra speranza e la nostra forza”. Non il paese incattivito, egoista, in fondo disperato dove tutti sono “ugualmente sporchi, piegati, e quindi tutti uguali nella meschinità”.

    Una cosa rivoluzionaria, quindi, che preannuncia la costruzione di un posto in cui vale ancora la pena vivere, un ritratto pieno di fiducia e di voglia di scoprire. E' evidente infatti che se uno fa parte del paese cattivo compila elenchi cattivi, pieni di piaceri meschini e di violazioni della legalità, perché ha cattive aspirazioni e perfidi desideri e non fa nulla per nasconderli. Il paese deteriore avrebbe scritto: lo sguardo del tuo gatto quando lo schiacci con la macchina, il primo giorno di libertà dopo una rapina a mano armata, la visita guidata a Guantanamo, spacciare eroina tagliata male, evadere il fisco, rubare le case popolari ai poveri, mettere su una gang e di notte dare fuoco ai cassonetti, dire alla tua amica che sta benissimo e intanto pensare: che immonda palla di lardo, rovinare la differenziata buttando l'umido nella carta, le vacanze in Antartide a caccia di cuccioli di foca, far estinguere il panda, sgommare con la moto nelle pozzanghere per schizzare gli anziani, rubare l'elemosina ai ciechi,  preparare il caffè all'alba per il marito che va al lavoro presto e metterci dentro il sale e un potentissimo purgante, scrivere “comunisti merda” o “Berlusconi merda” con la bomboletta spray sulle pietre del Colosseo, trovarsi in mezzo a una manifestazione studentesca piena di colori e musica e dare il via alla rissa a fini strumentali, guardare dalla finestra la notte stellata e sputare in testa a due vecchietti che si tengono per mano, andare in moto d'estate con la persona che ami e di colpo sterzare e farla cadere in un burrone.

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    • Annalena Benini
    • Annalena Benini, nata a Ferrara nel 1975, vive a Roma. Giornalista e scrittrice, è al Foglio dal 2001 e scrive di cultura, persone, storie. Dirige Review, la rivista mensile del Foglio. La rubrica di libri Lettere rubate esce ogni sabato, l’inserto Il Figlio esce ogni venerdì ed è anche un podcast. Ha scritto e condotto il programma tivù “Romanzo italiano” per Rai3. Il suo ultimo libro è “I racconti delle donne”. E’ sposata e ha due figli.