Fini: "Il conflitto d'attribuzione si vota in Aula"

Il governo cambia strategia e cerca il blitz sulla giustizia

Marco Pedersini

A sorpresa, la maggioranza di governo ha scelto di cambiare passo sui provvedimenti in materia di giustizia. La nuova strategia, decisa ieri alla Camera in una riunione dei gruppi di Pdl, Lega e Responsabili, procede a cadenza sostenuta: questa mattina, alle 10, i capigruppo della maggioranza si riuniranno per chiedere l'inversione dell'ordine del giorno dei lavori dell'Aula.

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    A sorpresa, la maggioranza di governo ha scelto di cambiare passo sui provvedimenti in materia di giustizia. La nuova strategia, decisa ieri alla Camera in una riunione dei gruppi di Pdl, Lega e Responsabili, procede a cadenza sostenuta: questa mattina, alle 10, i capigruppo della maggioranza si riuniranno per chiedere l'inversione dell'ordine del giorno dei lavori dell'Aula. Secondo le intenzioni, si arriverebbe a concludere tra oggi e domani  la fase emendativa del disegno di legge sul processo breve, per poi passare al voto sul conflitto d'attribuzione sul caso Ruby. Il processo in cui il premier è imputato per sfruttamento della prostituzione minorile e concussione si aprirà a Milano il prossimo mercoledì e il voto della Camera, se non vuole essere intempestivo, deve arrivare entro questa settimana. A confermare le intenzioni della maggioranza – e a dissipare le perplessità di fronte a un ritmo tanto frenetico – c'è l'invito che il capogruppo del Pdl alla Camera, Fabrizio Cicchitto, ha inviato via sms a tutti i deputati della sua formazione: restate a Roma fino alla fine della settimana.

    Verrà quindi rimandata l'approvazione della legge comunitaria 2010, che alla luce delle nuove priorità rischia di scivolare sullo sfondo. Si sposta così anche la discussione in merito all'emendamento proposto dal leghista Gianluca Pini, su cui ieri si sono rincorse notizie contrastanti, a partire della posizione del capo dello stato – chiarita in serata da fonti del Quirinale, che hanno definito “fantasie ed elucubrazioni che non meritano smentite” le ricostruzioni di Repubblica, che raccontavano un Napolitano indignato, tanto da ritenere l'emendamento Pini “sbagliato nel metodo, nel merito, nei tempi” e “destinato solo ad alimentare un gratuito scontro con la magistratura”. Lo stesso Pini ha smentito le voci di “parziale retromarcia di Pdl e Lega rispetto alla versione originaria” (stando a Repubblica) della sua proposta in materia di responsabilità civile dei magistrati: “Non c'è alcuna intenzione di ritirare il testo – ha detto al Foglio Pini –  stiamo soltanto valutando, alla luce delle proposte emendative, se è possibile fare una formulazione più armonica. Sono soltanto aggiustamenti tecnici”.

    “Non credo proprio che l'emendamento Pini sarà ritirato”, conferma al Foglio il  capogruppo del Pdl in commissione Giustizia alla Camera, Enrico Costa, che ribadisce l'intenzione di “mantenere fermo il principio del testo”. Anche perché c'è un'incombenza da rispettare: sul tema pende una procedura d'infrazione contro l'Italia, aperta su richiesta dalla Commissione Ue, su cui la Corte di giustizia europea deve decidere entro maggio. Riguarda una controversia nata nel 1981 tra le concorrenti Traghetti del Mediterraneo (Tdm) e Tirrenia di Navigazione. La Tdm, che riteneva di subire una concorrenza sleale, si era vista dare torto in tutti i gradi di giudizio. Intanto la Tdm chiudeva e il curatore fallimentare citava in giudizio la Repubblica italiana, lamentando un errore ricorrente nell'interpretazione delle norme comunitarie.

    La Corte di giustizia Ue, interpellata in merito, era stata chiara: i cittadini vanno rimborsati anche se a sbagliare nell'interpretazione delle norme Ue è la Cassazione e “il diritto comunitario osta a una legislazione nazionale che limiti la sussistenza di tale responsabilità ai soli casi di dolo o colpa grave del giudice”. Era il 13 giugno del 2006 e l'Italia non si è ancora adeguata. Al momento l'Ue, oltre all'emendamento Pini, trova risposte nel progetto di riforma costituzionale approvato dal governo, dove si dice che “i magistrati sono direttamente responsabili degli atti compiuti in violazione di diritti al pari degli altri funzionari e dipendenti dello stato”. Significa, spiega al Foglio Gaetano Pecorella (Pdl), che “il giudice risponderà direttamente dell'errore. Ora la controparte privata è lo stato, che poi può scegliere di rivalersi sul magistrato”. L'emendamento Pini anticipa lo spirito della riforma, lasciando però intatta la modalità del ricorso.

    A quello ci penserà la riforma: “L'Ue ci dice soltanto che la responsabilità del giudice va allargata, sia perché non può esserci differenza tra diritto comunitario e diritto interno, sia perché è un principio sacrosanto a tutela dei diritti dei cittadini”, continua Pini, che si dichiara disponibile soltanto “a definire più chiaramente cosa intendiamo per ‘manifesta violazione del diritto'”. C'è da sperare che, nonostante le impellenze, non si lasci l'emendamento nel retrobottega.

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