La prima donna di Papa Ratzinger
Si chiama Maria Rita Piccione, è una suora agostiniana a capo del monastero dei Santi Quattro Coronati vicino al Colosseo. E' lei la prima donna alla quale, sotto il cielo del pontificato di Benedetto XVI, è stato affidato un incarico delicato: scrivere i testi delle meditazioni della via crucis che il Papa presiederà il prossimo venerdì santo al Colosseo. Quelle stesse meditazioni che nel 2005 proiettarono il cardinale Joseph Ratzinger al papato: "Quanta sporcizia c'è nella chiesa", scrisse Ratzinger.
Si chiama Maria Rita Piccione, è una suora agostiniana a capo del monastero dei Santi Quattro Coronati vicino al Colosseo. E' lei la prima donna alla quale, sotto il cielo del pontificato di Benedetto XVI, è stato affidato un incarico delicato: scrivere i testi delle meditazioni della via crucis che il Papa presiederà il prossimo Venerdì santo al Colosseo. Quelle stesse meditazioni che nel 2005 proiettarono il cardinale Joseph Ratzinger al papato: "Quanta sporcizia c'è nella chiesa", scrisse Ratzinger. Parole che poi il collegio cardinalizio interpretò come un programma di governo che era assolutamente necessario mettere in campo.
Prima di Maria Rita Piccione, altre donne. Perché le cosidette quote rosa in Vaticano non sono a esclusivo appannaggio del Papa tedesco come da più parti c'è chi ripete. Fu Giovanni Paolo II nel 1993 a incaricare del medesimo incarico Anna Maria Canopi, abbadessa dell'abbazia benedettina Mater Ecclesiae e nel 1995 Minke de Vries, monaca della comunità protestante di Grandchamp (Svizzera). Anna Maria Canopi fu la prima donna in assoluto a scrivere le meditazioni per il Papa. Minke de Vries, invece, fu la prima esponente non cattolica a cimentarsi.
Era il 1998 quando papa Wojtyla chiese a un esponente ortodosso, il teologo Olivier Clement, che dedicò la sua Via crucis a “tutte le donne del mondo”, specialmente quelle vittime di violenze, sopraffazioni e sfruttamento. Clement ricordò il “coraggio” mostrato da quel piccolo gruppo di pie donne che duemila anni fa restò vicino alla Madonna e a Giovanni sul Golgota, ai piedi della croce di Cristo.
Era il 2000, l'anno del Giubileo. Wojtyla affidò i testi per la via crucis a un gruppo di 14 giornalisti internazionali, tra cui c'erano alcune donne, che si occuparono ognuna di una singola meditazione: la vaticanista del Tg5 Marina Ricci, la vaticanista messicana Valentina Alazraki, quella francese Sophie De Ravinel, la tedesca Marie Czernin e la portoghese Aura Miguel Vistas.
Quest'anno un'ulteriore novità: la scelta iconografica del libretto su cui saranno pubblicate le meditazioni sono state disegnate per la prima volta da una suora, Elena Manganelli, anch'essa monaca agostiniana.
Non sempre i testi della via crucis papale sono stati composti da figure non ecclesiastiche. Nel 1999, Giovanni Paolo II incaricò il poeta Mario Luzi. Nelle ultime edizioni, sono saliti alla ribalta della Passione al Colosseo alcuni tra i più importanti cardinali, Angelo Comastri, arciprete della basilica di San Pietro, e Camillo Ruini, per circa 17 anni presidente della Cei. Ma i testi più esplosivi restano quelli dell'attuale Papa. Disse: “Che cosa può dirci la terza caduta di Gesù sotto il peso della croce? Forse ci fa pensare alla caduta dell'uomo in generale, all'allontanamento di molti da Cristo, alla deriva verso un secolarismo senza Dio. Ma non dobbiamo pensare anche a quanto Cristo debba soffrire nella sua stessa chiesa? A quante volte si abusa del santo sacramento della sua presenza, in quale vuoto e cattiveria del cuore spesso egli entra! Quante volte celebriamo soltanto noi stessi senza neanche renderci conto di lui! Quante volte la sua Parola viene distorta e abusata! Quanta poca fede c'è in tante teorie, quante parole vuote! Quanta sporcizia c'è nella Chiesa, e proprio anche tra coloro che, nel sacerdozio, dovrebbero appartenere completamente a lui! Quanta superbia, quanta autosufficienza! Quanto poco rispettiamo il sacramento della riconciliazione, nel quale egli ci aspetta, per rialzarci dalle nostre cadute! Tutto ciò è presente nella sua passione. Il tradimento dei discepoli, la ricezione indegna del suo Corpo e del suo Sangue è certamente il più grande dolore del Redentore, quello che gli trafigge il cuore. Non ci rimane altro che rivolgergli, dal più profondo dell'animo, il grido: Kyrie, eleison – Signore, salvaci".
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