Prescrizione accidentata

Così Napolitano fredda il calor bianco del Pd sedotto dalle piazzate

Salvatore Merlo

“Manifestazioni di quel genere, a ridosso delle sedi degli organi istituzionali, andrebbero evitate”. Giorgio Napolitano si riferisce alle monetine, alle urla, all'assedio del Palazzo, al clima di impazzimento nel quale adesso fa capolino anche Luca Cordero di Montezemolo (“cresce veramente la tentazione di entrare in politica”). Napolitano lo ha detto chiaro e tondo a Massimo Donadi, capogruppo dell'Idv, ma anche a Dario Franceschini e Anna Finocchiaro: al presidente della Repubblica il riflesso piazzaiolo e antipolitico dell'opposizione (linea Rosy Bindi) non piace.

    “Manifestazioni di quel genere, a ridosso delle sedi degli organi istituzionali, andrebbero evitate”. Giorgio Napolitano si riferisce alle monetine, alle urla, all'assedio del Palazzo, al clima di impazzimento nel quale adesso fa capolino anche Luca Cordero di Montezemolo (“cresce veramente la tentazione di entrare in politica”). Napolitano lo ha detto chiaro e tondo a Massimo Donadi, capogruppo dell'Idv, ma anche a Dario Franceschini e Anna Finocchiaro: al presidente della Repubblica il riflesso piazzaiolo e antipolitico dell'opposizione (linea Rosy Bindi) non piace. La mobilitazione annunciata dal Pd per i prossimi giorni lo preoccupa almeno quanto il calendario della Camera, con le forzature di Silvio Berlusconi, l'iter del processo breve e il voto sul conflitto di attribuzione.

    E' in preparazione una manifestazione che suona minacciosa, per il 16 aprile, ancora di fronte Montecitorio: grillismo, Idv, popolo viola, forse anche un pezzo del Pd (ma non è detto). “Non si può ignorare che il marasma in cui è precipitata la maggioranza, e che ha portato al rinvio del processo breve, è stato innescato dalla saldatura tra la protesta, sacrosanta e necessaria, della piazza e la nostra battaglia parlamentare”, dice l'aventiniana Bindi rivendicando un successo dell'ala dura e movimentista.

    Ma è proprio il tipo di ragionamento che turba il Quirinale, preoccupato per una settimana, la prossima, che il Pdl considera decisiva per liberare definitivamente Berlusconi dalla minaccia del processo Mills con l'approvazione, tra mercoledì e giovedì, del provvedimento sulla prescrizione celere. Declinano sia l'intenzione di porre la fiducia, sia l'idea di una nuova inversione dell'ordine dei lavori che rimetta al primo posto il processo breve. La maggioranza è ora intenzionata a rimandare in commissione la legge comunitaria (quella che contiene l'estensione della responsabilità civile dei magistrati) per liberare l'Aula e arrivare presto al voto. Il Pdl sosterrà che alla legge comunitaria manca la relazione tecnica. Il dubbio è che non sia una giustificazione sufficiente ad allontanare il rischio di nuove turbolenze con l'opposizione.

    “In questo momento Napolitano ce l'ha molto con noi. E forse ha ragione”, dice al Foglio un esponente del Pd che può vantare una certa consuetudine con il presidente della Repubblica. Chissà cosa avrà pensato Napolitano vedendo le immagini di Pier Luigi Bersani che, megafono in mano, arringava la piccola folla che poco dopo avrebbe tirato qualche moneta in testa a Daniela Santanchè e Ignazio La Russa. Eppure il capo dello stato non pensa – non ancora almeno – allo scioglimento delle Camere, e lo dimostra la decisione di aver convocato i capigruppo di maggioranza e opposizione e non i presidenti di Camera e Senato, Gianfranco Fini e Renato Schifani.

    Sono fonti quirinalizie a segnalarlo: si è trattato di un evento tanto irrituale quanto tranquillizzante sotto questo aspetto. Ma alle elezioni anticipate non pensa neppure il Cavaliere. “Al presidente abbiamo detto che vogliamo governare, abbiamo dei proggetti, delle leggi e delle riforme importanti da fare”, dice al Foglio Maurizio Gasparri. C'è la riforma della giustizia, ma ci sono anche i processi di Milano e i sondaggi non entusiasmanti: il centrodestra è al 42 per cento, il centrosinistra (tutto) al 40, il Terzo polo (decisivo) all'8 per cento.

    • Salvatore Merlo
    • Milano 1982, vicedirettore del Foglio. Cresciuto a Catania, liceo classico “Galileo” a Firenze, tre lauree a Siena e una parentesi universitaria in Inghilterra. Ho vinto alcuni dei principali premi giornalistici italiani, tra cui il Premiolino (2023) e il premio Biagio Agnes (2024) per la carta stampata. Giornalista parlamentare, responsabile del servizio politico e del sito web, lavoro al Foglio dal 2007. Ho scritto per Mondadori "Fummo giovani soltanto allora", la vita spericolata del giovane Indro Montanelli.