Scajola guida il processo all'intemperante La Russa, ma il Cav. fa muro

Salvatore Merlo

Il deputato Ignazio La Russa sarà probabilmente sospeso per un paio di giorni dalla Camera e non potrà entrare in Aula, ma il ministro della Difesa Ignazio La Russa sarà presente forse la settimana prossima per riferire sulla Libia. Ignazio dimezzato. Il vero processo al ministro non è quello che gli farà l'ufficio di presidenza della Camera per il turpiloquio scagliato contro Gianfranco Fini (“veramente era per Dario Franceschini”, ha specificato). Il problema del ministro, e coordinatore del Pdl, è il fuoco amico del ringalluzzito Claudio Scajola.

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    Il deputato Ignazio La Russa sarà probabilmente sospeso per un paio di giorni dalla Camera e non potrà entrare in Aula, ma il ministro della Difesa Ignazio La Russa sarà presente forse la settimana prossima per riferire sulla Libia. Ignazio dimezzato. Il vero processo al ministro non è quello che gli farà l'ufficio di presidenza della Camera per il turpiloquio scagliato contro Gianfranco Fini (“veramente era per Dario Franceschini”, ha specificato). Il problema del ministro, e coordinatore del Pdl, è il fuoco amico del ringalluzzito Claudio Scajola che ieri girava a Montecitorio camminando sulle punte e stringendo molte mani, quelle degli ex di FI che per tanti motivi (politici e no) hanno da lamentarsi dei colleghi ex di An (di cui La Russa, con Maurizio Gasparri, è il leader). Le amministrative sono alle porte, le candidature vanno chiuse entro due settimane e si litiga.
    “Lo spettacolo a Montecitorio è stato indecente. Ci vuole un ricambio ai vertici del Pdl”, ripete a chiunque incontri Scajola, lui che dallo scivolone di La Russa – “in effetti ha fatto una cazzata”, ammette Giorgia Meloni, che gli è amica – sta cercando di trarre un rapido profitto personale. Ieri in Cdm Silvio Berlusconi ha ipotizzato per Scajola un rientro al ministero delle Politiche comunitarie. Ma a lui non piace troppo il posto che fu di Andrea Ronchi, preferisce la posizione di La Russa, o quella di Fabrizio Cicchitto alla direzione del gruppo della Camera. Così la deputata Maria Teresa Armosino, in uno scenario da collasso della solidarietà di partito, raccoglie firme tra i parlamentari per chiedere le dimissioni di La Russa. D'altra parte gli scajoliani lo sanno: o adesso o mai più. L'occasione è quasi unica, intorno al Cavaliere si stanno affastellando un po' troppe grane, bisogna chiedere e ottenere adesso. Ma chissà. Ieri pomeriggio di fronte a Berlusconi si sono materializzate diverse rimostranze: Raffaele Fitto, Stefania Prestigiacomo, Franco Frattini, Maurizio Sacconi, Maria Stella Gelmini. Possono saldarsi con Scajola? Per adesso pare di no.

    Oltre ad avere fatto perdere al Cav. il momento propizio per l'approvazione del processo breve (ieri a Montecitorio il Pdl si ulteriormente imbrogliato sulle procedure), il “vaffa” di La Russa ha avuto l'effetto di restituire smalto improvviso al revanscismo scajoliano, che punta al proprio rientro, ma che a tutti spiega: “Lo faccio perché dobbiamo difenderci da quelli di An”. Oppure: “Quando il partito lo dirigevo io queste cose non succedevano”. Scajola rilascia dichiarazioni a raffica, e quasi invoca una rivoluzione culturale cinese, ma applicata al Pdl e lanciata dal palco di una convention organizzata dall'ex Dc-Ccd-Udc Mario Baccini. La diversità antropologica con l'altro grande scontento del giorno, il silente, tormentato e dimissionario Alfredo Mantovano, non potrebbe essere più evidente.

    La biblioteca della Camera è dotata di monitor.
    Si può usare la moviola, come nei dopo partita del calcio. E' così che si comminano le sanzioni agli onorevoli. “In effetti, purtroppo, ha detto ‘vaffanculo'”. Antonio Mazzocchi, deputato del Pdl, è uno dei tre questori della Camera. Assieme a Francesco Colucci, anche lui del Pdl, e a Gabriele Albonetti, del Pd, ha visto e rivisto, al rallenty, il labiale di La Russa. Ma era rivolto a Fini o a Franceschini? Per capirlo si è valutato anche il grado di inclinazione della mano che accompagnava la parola incriminata. Era rivolta a Fini, “ma non cambierebbe nulla neanche se fosse stata rivolta a Franceschini”. Lo spettacolo pecoreccio, mercoledì a Montecitorio, ha coinvolto una decina di deputati, molti dell'opposizione. L'attenzione si è concentrata forse fin troppo sul solo ministro della Difesa: in piedi a urlare gli insulti più vari, c'era quasi l'intera rappresentanza del Pd. In una delle tante riprese si vede spuntare la testa di Roberto Giachetti, deputato del quale non si conoscevano intemperanze di questo genere. Rivolto a La Russa – non c'è sonoro, ma il labiale non ammette dubbi – è una mitraglia: “Coglione, deficiente, fascista”. C'è il rischio di una replica, martedì prossimo.

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    • Salvatore Merlo
    • Milano 1982, vicedirettore del Foglio. Cresciuto a Catania, liceo classico “Galileo” a Firenze, tre lauree a Siena e una parentesi universitaria in Inghilterra. Ho vinto alcuni dei principali premi giornalistici italiani, tra cui il Premiolino (2023) e il premio Biagio Agnes (2024) per la carta stampata. Giornalista parlamentare, responsabile del servizio politico e del sito web, lavoro al Foglio dal 2007. Ho scritto per Mondadori "Fummo giovani soltanto allora", la vita spericolata del giovane Indro Montanelli.