Meglio Beautiful

Annalena Benini

All'episodio numero seimilaeduecento di Beautiful, anche i fan appassionati di solito si addormentano in poltrona, non riconoscono i nuovi personaggi, cambiano canale, si sparano una televendita come diversivo. Così anche con le intercettazioni intorno a Ruby, pubblicate dai quotidiani sotto forma di vari lenzuoli, dopo i primi giorni di esaltazione si andava a cercare altro: storiacce di sangue, violenze domestiche, diete dimagranti, disastri della chirurgia estetica, notizie su cagnolini perduti che dopo anni ritrovano la strada di casa.

    All'episodio numero seimilaeduecento di Beautiful, anche i fan appassionati di solito si addormentano in poltrona, non riconoscono i nuovi personaggi, cambiano canale, si sparano una televendita come diversivo. Così anche con le intercettazioni intorno a Ruby, pubblicate dai quotidiani sotto forma di vari lenzuoli, dopo i primi giorni di esaltazione si andava a cercare altro: storiacce di sangue, violenze domestiche, diete dimagranti, disastri della chirurgia estetica, notizie su cagnolini perduti che dopo anni ritrovano la strada di casa. Ma ieri finalmente sul Corriere della Sera c'era qualcosa di più: tre telefonate di Silvio Berlusconi in persona, rimaste impigliate nelle ventimila pagine degli atti del processo, cose illegali perché non si può intercettare un parlamentare. Quindi era di nuovo come guardarsi la prima puntata di Beautiful, con Brooke giovane e tutti gli incesti ancora da compiere. Ma “cattivona tu”, “no cattivissimo tu”, è un tuffo nei libri di Liala, non in un processo moderno e consapevole (“Cattivissimo me”, tra l'altro, è un bellissimo film d'animazione, in cui il protagonista vuole diventare il furfante più malvagio del mondo e rubare la luna, sarebbe giusto intercettarlo). “Quando vinco la guerra poi ti vedo e approfitto delle tue bellissime labbra dolci” ha trasformato anche i titoli dell'Espresso in purissimo Liala.

    Telefonate in cui Silvio Berlusconi chiama tutte “amore”
    (come Valentino, lo stilista, sarà il caso di intercettarlo) e parla una lingua a metà tra gli anni Cinquanta e il commendator Zampetti (chi non ha visto “I ragazzi della terza C” è sicuramente un manigoldo, meglio intercettarlo). Distribuisce telefonicamente carinerie, stupori, autoattestazioni di bontà. Fa i complimenti a Nicole Minetti (“come sta la mia consigliera bravissima?”), si sconvolge quando la Minetti gli riferisce di Ruby (“Cioè la Ruby ha denunciato Michelle?”, da leggere con intonazione zampettesca, “Una si dà la patente di puttana?”, “Ma roba da matti”), e poi parte con il rassegnato martirio aureolato, genere Michele Santoro: “Sai, basta poco perché quando si tratta di me, eh, tutti i giornali son contenti… va beh, comunque noi non abbiamo fatto niente di male, eh…”. A questo punto il lettore affamato di sconcezze si indispettisce, si agita sulla sedia, spera in una parolaccia (non che abbia intenzione di ridere, dopo che Francesco Merlo l'ha proibito su Repubblica: chi ride o è servo o è a libro paga o è sdoppiato o è degradato e fa gelare il sangue, quindi il lettore mantiene comunque un contegno di dolente disprezzo) e legge in diagonale fino al titoletto arrapante: “E uno dei bunga-bunga va in viva voce per caso”. Uno spasimante geloso (o molto curioso) chiede alla ragazza di rispondergli al cellulare e fargli ascoltare quel che succede. Ma non succede niente, “si sente la voce in sottofondo di un uomo, presumibilmente Silvio Berlusconi”. Perfino lo spasimante si è annoiato, ha chiuso la telefonata e ha acceso la novemilionesima puntata di Beautiful.

    • Annalena Benini
    • Annalena Benini, nata a Ferrara nel 1975, vive a Roma. Giornalista e scrittrice, è al Foglio dal 2001 e scrive di cultura, persone, storie. Dirige Review, la rivista mensile del Foglio. La rubrica di libri Lettere rubate esce ogni sabato, l’inserto Il Figlio esce ogni venerdì ed è anche un podcast. Ha scritto e condotto il programma tivù “Romanzo italiano” per Rai3. Il suo ultimo libro è “I racconti delle donne”. E’ sposata e ha due figli.