Parioli Pocket

Annalena Benini

Davvero da queste parti non si sono  fatti pensieri maliziosi sulla truffa dei Parioli, quella che ha reso improvvisamente raffinatissime le promesse di dimagrimento, rassodamento e toglimento di malocchio di Vanna Marchi. Non si è scritto che pensare di ottenere interessi del venti per cento (o anche del dieci) è pazzesco ed è difficile non sospettare che ci sia sotto qualcosa di losco.

    Davvero da queste parti non si sono  fatti pensieri maliziosi sulla truffa dei Parioli, quella che ha reso improvvisamente raffinatissime le promesse di dimagrimento, rassodamento e toglimento di malocchio di Vanna Marchi. Non si è scritto che pensare di ottenere interessi del venti per cento (o anche del dieci) è pazzesco ed è difficile, anche vivendo d'arte e di purezza, non sospettare che ci sia sotto qualcosa di losco. Non si è scritto che andare a farsi fregare ai Parioli è esteticamente riprovevole per gente perbene: è un posto pieno di Suv, chiaro indizio, anzi prova, di volgarità e immoralità, di sentimenti grossolani, di sogni troppo materiali (si è però pensato, ma senza dirlo: invece di dare un sacco di euro a degli strani tizi che promettono strani guadagni, non era meglio comprarsi dei Suv?).

    Sabina Guzzanti è stata truffata ai Parioli, David Riondino è stato truffato ai Parioli, molta gente ha creduto al Gatto e alla Volpe e ha pensato di diventare semi ricca, ricca o più ricca investendo i propri soldi in un affare spericolato. Succede, e non è un reato desiderare più soldi, non lo è investirli per farli fruttare, non lo sarà nemmeno fare un buco vicino all'albero e aspettare che l'albero si riempia di monete d'oro (e nel frattempo chiedere a gran voce com'è possibile che la gente sia tanto stupida da credere alle balle di Silvio Berlusconi e votarlo pensando che magari grazie a lui sarà meno povera).

    Non è riprovevole sperare di diventare ricchi senza fatica, nemmeno se, come nel caso di Sabina Guzzanti, si fa del disgusto, raccapriccio, nausea per un paese considerato di furbastri, di imbroglioni che pensano solo al proprio orrendo portafoglio, la missione della vita, e della denuncia anche violenta il proprio mestiere. Sabina Guzzanti ha di recente dedicato una poesia all'ex ministro della Cultura, ad esempio, ma non faceva ridere (“Bondi tu che sussurri sordide bondate, bonda è la tua prole, bondi sono i tuoi occhi bovini, bondi i tuoi congiunti, Bondi la banda ti ha scaricato?” suonava piuttosto rabbiosa, nei confronti di uno che si era dimesso).

    Lei si è offesa con il direttore di Repubblica, che ha insistito per giorni sulla notizia della truffa usando spesso il nome di Sabina Guzzanti, l'ha accusato di avere condotto “una campagna di disinformazione”, si è infuriata con “i frustatoni” che in rete hanno pontificato, malevoli, sulle sue scelte d'investimento (“a cosa devo tanta scorrettezza? tanta ingiustizia? tanta vigliaccheria? tanta spudoratezza?”), si è sentita ingiustamente perseguitata da blogger folli e giornalisti odiosi.

    Ognuno fa quel che vuole del proprio denaro, quando ne possiede (chi compra case, chi fa beneficenza, chi lo mette sotto il materasso, chi si fa una pensione integrativa, chi ha la passione del gioco, delle donne, delle collezioni di francobolli, chi vuole fare altri soldi coi soldi), e lo può moltiplicare (si spera non illegalmente) o perdere e pretendere di non essere preso in giro nemmeno un po', ma David Riondino, poeta satirico, attore, conduttore, truffato, ha perfino fatto commuovere Michele Serra, su Repubblica, per come ha saputo ridere della propria sfortuna e ingenuità e mostrarsi sereno, intelligente e pulito nella truffa. “Il rischio è credere di valere in proporzione al denaro che possiedi. Per me il denaro serve per fare ciò che mi piace”.

    Riondino non ha resistito, pur trovandosi per sua stessa ammissione nella situazione di Pinocchio, alla tentazione di una lezioncina di purezza economica, ha voluto spiegare quale dev'essere il giusto rapporto con i soldi. Sinceramente, lui è simpatico, ma inseguire una rendita del venti per cento non è proprio un grande indizio di un sereno e nobile rapporto con il denaro.

    • Annalena Benini
    • Annalena Benini, nata a Ferrara nel 1975, vive a Roma. Giornalista e scrittrice, è al Foglio dal 2001 e scrive di cultura, persone, storie. Dirige Review, la rivista mensile del Foglio. La rubrica di libri Lettere rubate esce ogni sabato, l’inserto Il Figlio esce ogni venerdì ed è anche un podcast. Ha scritto e condotto il programma tivù “Romanzo italiano” per Rai3. Il suo ultimo libro è “I racconti delle donne”. E’ sposata e ha due figli.