Parla Stefano Menichini
Piccoli fanatismi
“La forza del Pd dev'essere quella di guidare, e non farsi guidare, dalle minoranze estremizzate. Assorbire e stemperare. Il fenomeno della frustrazione a sinistra è pericoloso, perché asseconda la strategia divisiva e polarizzante di Silvio Berlusconi”. Stefano Menichini, direttore di Europa, quotidiano del Pd, viene da un'antica militanza nelle file della sinistra anche più radicale.
“La forza del Pd dev'essere quella di guidare, e non farsi guidare, dalle minoranze estremizzate. Assorbire e stemperare. Il fenomeno della frustrazione a sinistra è pericoloso, perché asseconda la strategia divisiva e polarizzante di Silvio Berlusconi”. Stefano Menichini, direttore di Europa, quotidiano del Pd, viene da un'antica militanza nelle file della sinistra anche più radicale: “Sono stato un estremista e mi ricordo perfettamente di come ci marginalizzava il Pci”, racconta al Foglio. “E facevano bene a tenerci ai margini. Perché ciò che rimprovero oggi ai partiti del centrosinistra, e ai grandi giornali come Repubblica, è proprio l'aver perso la capacità di difendere le posizioni di quella larga maggioranza di cittadini ed elettori che hanno la testa sulle spalle e che le monetine non le lancerebbero mai”.
Oggi a Roma sono previste tre manifestazioni dell'opposizione. Una è a piazza Montecitorio, organizzata da Articolo 21, Libertà e giustizia, popolo viola. Si intitola “Giornata della democrazia”, si protesta contro le norme sulla prescrizione breve che sono in discussione, nelle stesse ore, alla Camera dei deputati. La seconda piazza, distinta, è invece quella del Pd: Pier Luigi Bersani incontra i cittadini nei pressi del Pantheon. Si ripeteranno le scene di martedì scorso, con l'assalto al Palazzo? “Non si deve esagerare nell'allarme per due persone che tirano le monetine”, dice Menichini. “Ma c'è qualcosa che merita di essere detto. Per due che lanciano monetine ce ne sono venti pronti ad imitarli, duemila che presterebbero loro i centesimi necessari, e purtroppo ventimila che li applaudirebbero. Questa situazione è figlia del berlusconismo e risponde alle pulsioni deteriori che il premier ha scatenato in questo paese. Ma prima di stigmatizzare gli altri, vorrei occuparmi di quello che succede a casa mia. Mi preoccupa l'avvelenamento del clima e l'apparentemente inarrestabile impoverimento di prassi e cultura politica. Bersani affronta un momento complicato. Non vuole, e non deve, perdere il contatto con il mondo più radicalizzato, e dunque fa bene a organizzare una piazza del Pd. Ma contemporaneamente è in difficoltà perché tenta di non farsi guidare dalle minoranze estreme”. E' dura, martedì scorso il segretario arringava la piazza di fronte la Camera, poi sono volate le monetine in testa a Ignazio La Russa e Daniela Santanchè. “Il rischio è che se non diventi egemone, imponendo il linguaggio moderato della stragrande maggioranza degli elettori, ti fai travolgere dalle ali più laico-moraliste del tuo schieramento. Ho l'impressione che la sinistra non combatta a sufficienza l'impeto e la voglia agonistica di una minoranza armata, mentre la destra non fa che eccitarne le pulsioni peggiori”. Forse Bersani ci prova. “Sarò fatalista, ma questa è l'epoca del Fatto quotidiano, che è un successo editoriale mentre il mio giornale, Europa, vende un centesimo delle loro copie. E' il tempo di Travaglio e Sallusti. Il massimo che si possa fare, per quel che mi riguarda, è non smettere di esercitare un'azione critica”. E Repubblica?
A Firenze questa mattina i deputati fiorentini del Pd saranno scortati fino al loro treno per Roma da un gruppo di attivisti intenzionati a ricordare loro “l'importanza della discussione che affronteranno alla Camera” sulla prescrizione breve e sul conflitto di attribuzione. “Talvolta c'è un atteggiamento intimidatorio”, commenta Menichini. “Però spesso sono anche chiacchiere, spacconerie anonime tipiche di Internet e dei blog. Un politico che abbia un po' di senso di sé non può farsi intimidire, anzi interpreta manifestazioni di questo genere come uno sprone, reagendo con parole e fatti. Mi permetto di dire una cosa, sfidando il senso del ridicolo perché sono il direttore di un piccolo giornale: è Repubblica che può raddrizzare tutto. Repubblica è la più bella e vincente delle storie editoriali italiane, il suo ruolo è quello di formare un'opinione pubblica larga e avvertita, una classe dirigente informata e responsabile. Mi preoccupa che Repubblica si senta in competizione con il Fatto”.
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