Caso De Mattei. La libertà di pensiero vale anche per i tradizionalisti?

Nicoletta Tiliacos

Dopo aver parlato a Radio Maria di provvidenza divina e catastrofi, in termini da qualcuno considerati incompatibili con la sua carica scientifica di vicepresidente del Cnr, in una successiva puntata della sua rubrica sull'emittente cattolica lo storico Roberto de Mattei ha citato Salviano di Marsiglia, scrittore cristiano del V secolo. Il quale attribuiva al dilagare dell'omosessualità a Cartagine la decadenza che avrebbe provocato le invasioni barbariche e la caduta dell'Impero.

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    Dopo aver parlato a Radio Maria di provvidenza divina e catastrofi, in termini da qualcuno considerati incompatibili con la sua carica scientifica di vicepresidente del Cnr, in una successiva puntata della sua rubrica sull'emittente cattolica lo storico Roberto de Mattei ha citato Salviano di Marsiglia, scrittore cristiano del V secolo. Il quale attribuiva al dilagare dell'omosessualità a Cartagine la decadenza che avrebbe provocato le invasioni barbariche e la caduta dell'Impero. Argomenti per nuovi strali, da parte di chi chiede le dimissioni di De Mattei dal Consiglio nazionale delle ricerche (ma il presidente Luciano Maiani sottolinea ancora una volta che le idee privatamente espresse dal suo vice non confliggono con il suo ruolo).

    Il problema è il solito: possono convinzioni di fede e di dottrina che si richiamano al tradizionalismo cattolico, espresse da privato cittadino, essere considerate incompatibili con cariche pubbliche? Il costituzionalista e senatore del Pd Stefano Ceccanti dice al Foglio che “spetta solo a De Mattei valutare l'opportunità delle proprie dimissioni. Ma l'errore è di chi l'ha insediato in un ruolo che avrebbe bisogno di un equilibrio che De Mattei dimostra di non avere. Un'autorità che nomina deve fare certe valutazioni, soprattutto se non ha un potere di revoca”.

    Un cattolico tradizionalista quindi non dovrebbe mai ricoprire incarichi pubblici? “Certe cariche di garanzia richiedono posizioni culturali di integrazione e mediazione”, risponde Ceccanti. E all'obiezione che le posizioni considerate censurabili sono state espresse fuori dagli incarichi, replica che “si tratta di una questione di opportunità. Possiamo difendere De Mattei in nome di una generica libertà di opinione, ma un ministro non dovrebbe nominare al Cnr una persona con le sue posizioni, espresse privatamente ma connesse alla sua professione di storico. E dovrebbero essere proprio i cattolici a criticare chi, come De Mattei, scivola dall'idea di Dio che permette il male a quella di Dio che castiga con il male. Nella visione cristiana questo non esiste”.

    Di avviso diverso è lo storico del Cnr e dell'Università di Genova Luca Codignola, che già qualche settimana fa era intervenuto in difesa di De Mattei sull'Occidentale: “Non ho posizioni confessionali. Ma a infastidirmi, nell'attacco a Roberto de Mattei, è l'idea che a chi elogia la Corea del nord sia  riconosciuta libertà di pensiero, mentre se a essere elogiato è un pensiero cattolico, sia pure tradizionalista, quella libertà non vale più. Anche nell'ultimo episodio che gli è rimproverato, De Mattei riporta un pensiero che va visto nel suo contesto, ed esprime le proprie valutazioni. Dice anche, da cattolico, che il bene dovrà essere premiato e il male punito, ‘nel tempo o nell'eternità'. Posso non condividere ciò che dice, quando sottolinea che ‘viviamo in un'epoca in cui i peggiori vizi vengono alimentati dai mass media e addirittura iscritti nelle leggi come diritti umani'. Ma ha il diritto di pensarlo e di dirlo senza che questo sia considerato in contrasto con il suo ruolo ufficiale. E poi: chi decide che cosa è compatibile con certi ruoli o no, o quali autori vanno citati e quali no?”.

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