A Tokyo il sindaco burbero ha vinto di nuovo (e ci sarà un perché)
Shintaro Ishihara, il settantanovenne sindaco di Tokyo che chiamò la catastrofe giapponese dell’11 marzo una “punizione divina” ha vinto il suo quarto mandato da primo cittadino
Fino all’ultimo non voleva candidarsi e fare il pensionato tornando alla sua vecchia professione, quella di scrittore. Alla fine però, Shintaro Ishihara, il settantanovenne sindaco di Tokyo che chiamò la catastrofe giapponese dell’11 marzo un “tembatsu”, una “punizione divina”, ha vinto il suo quarto mandato da primo cittadino. Alle elezioni di domenica Ishihara ha sconfitto tutti e dieci i contendenti alla poltrona, tra cui il favorito Hideo Higashikokubaru, meglio conosciuto come Sonomanma Higashi, ex governatore della prefettura di Miyazaki e famoso presentatore del gioco televisivo “Takeshi's Castle”; Miki Watanabe, imprenditore e fondatore della catena di pub e ristoranti “Watami”, di gran moda in Giappone; e Akira Koike, capogruppo alla Camera dei Consiglieri del Partito comunista giapponese (JCP). Con il 43 per cento delle preferenze di voto Ishihara, nella brevissima campagna elettorale, ha avuto il sostegno del partito d’opposizione Liberal-democratico (LDP), di cui il figlio Nobuteru è esponente di punta, e del partito Nuovo Komeito (NKP).
In realtà le elezioni delle prefetture di domenica non hanno cambiato molto nel panorama politico giapponese. La tragedia naturale e nucleare ha indotto i giapponesi a cercare la continuità e la sicurezza: delle dodici prefetture che erano chiamate al voto, solo tre hanno cambiato governo. Eppure qualche giornale aveva criticato la scelta del governo di andare alle urne il 9 e 10 aprile, a solo un mese dalla catastrofe naturale e con l’innalzamento del livello di crisi a 7 nella centrale nucleare di Fukushima. “La gente non ha voglia di ascoltare comizi politici in una situazione del genere”, dice il professore di Scienze politiche Etsushi Tanifuji, intervistato dal Wall Street Journal.
Ishihara però sembra rappresentare una sicurezza per i cittadini di Tokyo, a dispetto del suo eccentrico eloquio. Nel discorso ai cittadini subito dopo la vittoria, se l’è presa con i distributori automatici presenti a Tokyo, colpevoli di rubare preziosa energia ai cittadini: “Non c’è un paese al mondo che ha tante macchine per distribuire alimenti. Non potreste conservare questa roba nei vostri frigoriferi?”, ha detto il sindaco, non andando molto lontano dalla realtà. Tokyo si trova a dover fronteggiare la più grave crisi energetica dal Dopoguerra, e i distributori succhiano alla città quattro milioni e mezzo di kilowatt all’anno. Per lo stesso motivo ha chiesto di “evitare” le feste dell’hanami (letteralmente “l’arte di osservare i ciliegi in fiore”, una festa irrinunciabile per ogni giapponese) perché, organizzate di sera, sarebbero costate troppo in energia elettrica. Austerità, quindi. Ishihara ha detto che farà tutto quello che sarà necessario per aiutare le vittime del terremoto e “anche ciò che le persone non si aspetterebbero dai cittadini di Tokyo, la dinamo del paese”. Nel momento di più grave incertezza sul livello di contaminazioni in Giappone, ha bevuto l’acqua del rubinetto (l’unica da cui si abbeverano gli abitanti di Tokyo) in diretta televisiva, e ha proposto la sua città per le Olimpiadi del 2020.
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