Il Foglio all'Hotel Majestic

Cosa abbiamo ascoltato alla cena dei ministri del Pdl, parole in libertà

Salvatore Merlo

A una cena si risponde con una cena. I capigruppo del Pdl, Fabrizio Cicchitto e Maurizio Gasparri, dopo l'incontro segreto degli otto ministri all'Hotel Majestic, stanno organizzando un altro convivio cui parteciperà stavolta l'intero notabilato del Pdl. Tutti riuniti, compresi Claudio Scajola, Gianfranco Micciché, Giulio Tremonti, i ministri emergenti e i troppi duellanti del Pdl: un po' per fare pace, un po' per chiarirsi le idee.

    A una cena si risponde con una cena. I capigruppo del Pdl, Fabrizio Cicchitto e Maurizio Gasparri, dopo l'incontro segreto degli otto ministri all'Hotel Majestic, stanno organizzando un altro convivio cui parteciperà stavolta l'intero notabilato del Pdl. Tutti riuniti, compresi Claudio Scajola, Gianfranco Micciché, Giulio Tremonti, i ministri emergenti e i troppi duellanti del Pdl: un po' per fare pace, un po' per chiarirsi le idee. “Facciamo parte della stessa squadra”. Chissà. Resta il fatto che giovedì scorso alle ore 21, per due ore, intorno a una tavola rotonda della saletta privata dell'hotel Majestic (via Veneto e cucina dello Chef Filippo Lamantia), i ministri fondatori dell'associazione Liberamente (che tra loro ormai si incontrano con cadenza bisettimanale) hanno riunito un gruppo che si autodefinisce “la tribù di Berlusconi”.

    In cerchio: Franco Frattini accanto a Paolo Romani, Mara Carfagna seduta tra Angelino Alfano e Ferruccio Fazio, e poi in senso orario Stefania Prestigiacomo, Mariastella Gelmini, con la presenza volatile di Raffaele Fitto. Ordine del giorno della riunione, racconta chi c'era: natura della relazione tra i presenti (alleanza di ferro), problemi del partito (Denis Verdini, ha ricevuto un'investitura quasi da coordinatore unico), questione Tremonti (“deve diventare dei nostri”). Assente ma invitato al tavolo: Giancarlo Galan (cui è stata poi fatta ampia relazione dell'evento). Invitati che hanno preferito non esserci: Fabrizio Cicchitto e Denis Verdini.

    Organizzata martedì dal ministro Romani – il primo ad arrivare – la cena si è svolta secondo il canone classico degli incontri di Liberamente: singoli interventi, con breve replica. Gelmini, Prestigiacomo, Carfagna, Frattini e Romani sono stati i più decisi nel criticare l'atteggiamento degli ex di An, la gestione di Ignazio La Russa, le continue tensioni in Parlamento che “bloccano i nostri provvedimenti e il lavoro della squadra di governo”. Più cauto Alfano, un po' silenzioso Fazio. Eppure tutti hanno condiviso un punto: Tremonti è un problema. “Deve scegliere se sta nel Pdl o nella Lega”, ha detto Frattini incontrando l'assenso di tutti gli astanti.

    E' singolare, ma significativo, che gli otto ministri concordino quasi su tutto. Prestigiacomo ha insistito sulla necessità di “spiegare meglio il governo al partito” ovvero “è necessario rendere i due organismi armonici. Perché il governo è la nostra forza e il partito deve essere funzionale e non di ostacolo al lavoro dell'esecutivo”. Parole riprese da Alfano (che sconta, e soffre, le tensioni in Parlamento sulla sua riforma della giustizia) e sintetizzate da Frattini con lo slogan “dobbiamo essere noi la squadra forte e unita attorno a Berlusconi”. Un concetto declinato più esplicitamente dal ministro Gelmini, che come gli altri ha imputato all'irruenza degli ex di An gran parte dei guai degli ultimi giorni: “Se loro avanzano sul territorio, dobbiamo contrastarli. Bisogna essere presenti ovunque a partire da queste elezioni amministrative”. Soluzioni? Una mano tesa, in maniera esplicita, a Denis Verdini. “A lui va il merito di avere allargato e tenuto insieme la maggioranza alla Camera”, ha detto Alfano.

    Il coordinatore, per la verità non amatissimo dai ministri di Liberamente ma nelle grazie del Cavaliere, è già, di fatto, un coordinatore unico: Sandro Bondi si è messo un po' da parte, mentre La Russa sta già – così dicono – mollando la presa (e Scajola per ora è ritenuto un non-problema). “A Verdini va affidata la transizione verso una modifica dello statuto. Ci porti lui all'elezione del coordinatore unico”. E chi sarà? Qui il racconto si fa evanescente, ma la figura dovrebbe essere quella di un giovane ministro promettente di cui il Cavaliere ha enorme stima. Fosse per Frattini, Gelmini e Prestigiacomo, sarebbe Alfano. Ma chissà. Lui teme le designazioni e le troppe invidie di cui è già da tempo fatto oggetto.

    La sorpresa riguarda Tremonti. Cosa fare con il superministro è stato il tema di due interventi. Alfano ha definito Tremonti “una risorsa”, Prestigiacomo “uno da recuperare”. Ma come? Il ragionamento è più o meno questo: nella Lega si stanno facendo più forti i nemici di Tremonti, ovvero il cosiddetto cerchio magico intorno a Umberto Bossi: Marco Reguzzoni, Federico Bricolo, Rosy Mauro. Declinano, un po', Roberto Maroni e Roberto Calderoli. I nuovi equilibri potrebbero spingere Tremonti “a fare la cosa giusta”, ovvero “prendere il suo legittimo posto tra noi”. Possibile? “Bisogna porgergli una mano”, e se non la dovesse afferare “con lui faremo i conti”.

    • Salvatore Merlo
    • Milano 1982, vicedirettore del Foglio. Cresciuto a Catania, liceo classico “Galileo” a Firenze, tre lauree a Siena e una parentesi universitaria in Inghilterra. Ho vinto alcuni dei principali premi giornalistici italiani, tra cui il Premiolino (2023) e il premio Biagio Agnes (2024) per la carta stampata. Giornalista parlamentare, responsabile del servizio politico e del sito web, lavoro al Foglio dal 2007. Ho scritto per Mondadori "Fummo giovani soltanto allora", la vita spericolata del giovane Indro Montanelli.