L'esercizio del potere è reato

Marco Pedersini

Oggi al Senato la Giunta delle elezioni e delle immunità parlamentari discuterà per l'ottava volta del caso del senatore pugliese Alberto Tedesco. Il giudice per le indagini preliminari Giuseppe De Benedictis lo vorrebbe in carcere. Un altro gip, valutando accuse molto simili in un procedimento in cui era coinvolto anche Nichi Vendola, ha detto che non c'era alcun reato, al massimo un modo spregiudicato di fare politica. Il relatore in Giunta, il ferrarese Alberto Balboni (Pdl), ritiene che le accuse contro di lui siano suffragate da indizi sufficienti a un processo, ma che non ci siano gli elementi eccezionali per concederne l'arresto.

Leggi Vendola e D'Alema, una scrollata di spalle per liberarsi di Tedesco di Giuliano Ferrara

    Oggi al Senato la Giunta delle elezioni e delle immunità parlamentari discuterà per l'ottava volta del caso del senatore pugliese Alberto Tedesco. Il giudice per le indagini preliminari Giuseppe De Benedictis lo vorrebbe in carcere. Un altro gip, valutando accuse molto simili in un procedimento in cui era coinvolto anche Nichi Vendola, ha detto che non c'era alcun reato, al massimo un modo spregiudicato di fare politica. Il relatore in Giunta, il ferrarese Alberto Balboni (Pdl), ritiene che le accuse contro di lui siano suffragate da indizi sufficienti a un processo, ma che non ci siano gli elementi eccezionali per concederne l'arresto. Del resto, ha ricordato Balboni, “fino a oggi, e sempre alla Camera, l'autorizzazione all'arresto è stata concessa soltanto in tre casi: Francesco Moranino, accusato di strage, Sandro Saccucci accusato di concorso in omicidio e Toni Negri accusato di banda armata e insurrezione contro i poteri dello stato”.
    La relazione di Balboni è stata bocciata, perciò oggi si eleggerà un nuovo relatore, probabilmente Francesco Sanna (Pd). La Giunta potrà poi decidere se votare nuovamente sul caso o se rimandare la decisione direttamente in Aula.

    Tedesco è indagato per corruzione, turbativa d'asta, due tentativi di concussione (più uno andato a segno), falso e abuso d'ufficio. Secondo la procura di Bari, Tedesco, da assessore alla Sanità in Puglia, “pilotava le nomine dei dirigenti generali delle Asl pugliesi verso persone di propria fiducia”, con l'intenzione di “dirottare le gare di appalto e le forniture verso imprenditori” a cui era legato da “vincoli familiari o da interessi economici ed elettorali”. Si badi bene: al momento Tedesco non è imputato, è semplicemente oggetto di un'indagine iniziata nel marzo del 2008 ed è stato sentito, per sette ore, soltanto il 17 marzo scorso. “Ho concesso ai magistrati di interrogarmi su tutti i capi d'accusa, anche quelli che erano caduti, su cui non avevano il diritto di sentirmi”, puntualizza Tedesco, che si dimise subito dopo la notizia dell'indagine.

    Il gip De Benedictis chiede che venga arrestato. Certo, scrive De Benedictis, “si può fin d'ora escludere il pericolo di fuga e la capacità di inquinamento probatorio” e il quadro descritto contro lui e gli altri indagati “è praticamente impossibile da mutare”. Tedesco, però, ha un problema: “La carica ricoperta permette tutt'ora di rivestire l'indagato di quella ‘autorità' e/o supremazia anche solo funzionale consona alla carica di rappresentante delle istituzioni nazionali”. Quindi, secondo il gip, Tedesco potrebbe ripetere i reati di cui è accusato perché ha “un persistente carisma e influente ‘appeal' personale nei meccanismi della Pubblica amministrazione regionale”, visto che “resta comunque il rappresentante di un partito politico importante”. Insomma, Tedesco deve essere messo in carcere, a differenza degli altri indagati, perché è un senatore e perché è “un soggetto incline alla reiterazione di tale tipologia di reati”.

    E dire che Tedesco, in Senato,
    c'è finito per un caso, dopo ventiquattro anni di Consiglio regionale in Puglia. Dopo anni di militanza nel Partito socialista, Tedesco era entrato in Consiglio nell'85 con il Psi. Nel 1995 fonda i Socialisti autonomisti, di cui diventa segretario regionale. Nell'aprile 2005 passa con il Pd e con Nichi Vendola (allora Rifondazione comunista) vince le elezioni anche grazie a un vecchio serbatoio di consenso: “Chiesi al presidente Vendola di essere collocato nella funzione di presidente del Consiglio regionale, ricorda Tedesco, e mi fu risposto che quell'incarico era stato richiesto dal partito della Margherita. Fu Vendola a propormi l'assessorato alla Salute, anche perché ritengo immaginasse di potermi condizionare politicamente e con più facilità non avendo io alle spalle, inizialmente, un partito di grande dimensione”. C'è un problema: la famiglia Tedesco, molto indaffarata nel campo delle forniture sanitarie in Puglia.

    Il futuro assessore promette di sanare il conflitto d'interessi e impone a moglie e figli di cedere le loro quote nel settore. Concede ai due maschi, Giuseppe e Carlo Tedesco, di fare i rappresentanti di aziende terze, “rispetto alle quali – assicura – essi ricoprono il ruolo di semplici mandatari”. Per Vendola è sufficiente, e gli concede l'assessorato. “Ho creduto di scegliere io per il meglio”, ha ribadito il presidente di Sinistra ecologia e libertà (Sel), che ai pm ha spiegato: “Il problema è che la competenza su una materia così complessa come il sistema sanitario era merce rara nell'ambito dei protagonisti politici che erano i miei interlocutori e alleati. Tedesco rappresentava un professionista della politica, un politico di razza, che aveva attraversato indenne la stagione di Tangentopoli, in una città come Bari, in una regione come la Puglia, che aveva visto la decapitazione di una classe politica e che era uno dei cuori del craxismo di quegli anni”. A dirla tutta, Vendola non sembra fidarsi fino in fondo di Tedesco, a cui affianca, dal giugno del 2006, il fedelissimo Tommaso Fiore.
    Il 6 febbraio 2009, venerdì pomeriggio, alle 16.45, l'Ansa diffonde un comunicato: “Tangenti, indagato assessore Salute regione Puglia”. “Fonti vicine all'inchiesta” rivelano che Alberto Tedesco è “stato iscritto nel registro degli indagati in un'indagine su un presunto sistema corruttivo legato alla fornitura di servizi e prodotti”. Tedesco presenta subito le dimissioni e, alle sette e mezza, Nichi Vendola nomina Tommaso Fiore come nuovo assessore alla Salute.

    Passano due mesi e ad aprile, alla vigilia della definizione delle liste per le elezioni europee, la casa di Tedesco viene perquisita alla ricerca di un appunto lasciato dall'imprenditore Diego Rana all'assessore. I pm sospettano che la nota abbia modificato il Piano regionale della salute, anche se il piano, di cui gli inquirenti avevano già a disposizione le varie stesure, non è mai cambiato in quella parte.

    Passano altri due mesi e il senatore Paolo De Castro viene eletto in giugno come capolista del Pd nella sua circoscrizione, al Parlamento europeo. Tedesco, che era stato il primo dei non eletti al Senato nelle elezioni politiche del 2008, si ritrova automaticamente un posto a Palazzo Madama, che occupa dal 15 luglio 2009.

    Torniamo a Bari.
    Nel novembre del 2007, il direttore generale dell'Asl di Bari, Lea Cosentino, aveva bandito una gara d'appalto per la raccolta, il trasporto e lo smaltimento dei rifiuti speciali. L'appalto dura tre anni, è diviso in due lotti e se lo aggiudica chi fa l'offerta più bassa. Il 5 marzo successivo, 2008, si tiene la seduta pubblica in cui si decide se tutte le sei ditte (più una per un solo lotto) che hanno risposto al bando possano partecipare alla gara. Tutto si svolge alla presenza di quattro ufficiali, tra i quali c'è, in qualità di testimone, il dirigente amministrativo Filippo Tragni. Si trovano vizi nelle domande di due aziende, che vengono escluse dalla gara. Lo sarà anche una terza, estratta a sorteggio, che non è in grado di dimostrare di possedere i requisiti che dichiarava nella sua domanda. Diventa una gara a tre: la Vi.Ri., la Ati Manutencoop e la A.t.i. CoopService. A giudicare sarà una commissione tecnica di quattro persone, individuate sempre dal direttore generale dell'Asl, Lea Cosentino: presiede il capo della Gestione del patrimonio, Antonio Colella, decidono con lui i dirigenti Nicola Del Re e Mario Ianora, verbalizza l'assistente Michele Vaira. Si riuniscono cinque volte tra la fine del settembre 2008 e il gennaio 2009. La loro valutazione tecnica premia la Manutencoop (50 punti), seguita dalla Vi.Ri. (46,93 punti) e dalla CoopService (41,36 punti). E' l'ora di aprire le buste con le offerte economiche, per verificare quale sia la più vantaggiosa. Il presidente Colella, di fronte a due testimoni (Filippo Tragni e Ilaria Zingaro), scopre che l'offerta della Vi.Ri. è nettamente la più bassa: circa 260 mila euro in meno della CoopService, l'unica delle altre due a tenersi sotto i due milioni di euro. La media delle valutazioni di qualità e prezzo scombina la classifica: vince la Vi.Ri (50 punti), seguita dalla CoopService (46,37 punti) e dalla Manutencoop (41,79).

    Secondo l'accusa, la gara è stata truccata a favore della Vi.Ri. Ci sarebbe lo zampino di Filippo Tragni e Nicola Del Re, spinti dal desiderio di stabilizzare la loro posizione, che, con un'espressione vicina all'ossimoro, viene definita “dirigente precario dell'Asl di Bari”. Gli indizi? Svariate intercettazioni telefoniche e la testimonianza di Gianpaolo Tarantini, un imprenditore che sarebbe diventato noto su scala nazionale per avere presentato Patrizia D'Addario al presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi. Tarantini è bene informato perché, inganno degli inganni, anche lui secondo l'accusa stava truccando la gara, ma su un altro versante, a favore della Manutencoop. Alla seconda scrematura, sembrava fatta: la Manutencoop era in testa e Tarantini, che si era accordato direttamente con il presidente della commissione, Antonio Colella, era pronto a incassare quel dieci per cento dell'importo totale della gara che gli era stato promesso. Certo, c'era Tragni, che, secondo quanto Colella riferiva a Tarantini, “gli metteva sempre il bastone fra le ruote per favorire la Vi.Ri”. Tragni, secondo quanto Tarantini ha detto ai pm, era vicino anche all'assessore regionale alla Sanità: “Era un uomo che operava a favore di Tedesco nell'ambito dell'Asl di Bari e questo me lo diceva Colella, ma l'ho verificato anche io direttamente nelle frequentazioni che avevo all'interno dell'Asl. Tra l'altro era uno che proprio perché favoriva Tedesco mi metteva il bastone tra le ruote negli interessi che riguardavano me”.

    L'offerta della Vi.Ri
    è stata così vantaggiosa da ribaltare l'esito della gara. Questo è successo, secondo il gip, grazie al lavoro di Nicola Del Re, che avrebbe rivelato a Tedesco l'esito dei lavori della commissione tecnica, permettendo all'assessore di riferire la notizia ai diretti interessati. La ditta, venuta a conoscenza delle offerte delle due concorrenti, avrebbe avuto il tempo di abbassare la propria e di sostituirla nella cassaforte in cui era custodita tutta la documentazione della gara. Del Re, interrogato dai pm di Bari, non ha ammesso la sua delazione. Ha detto: sì, ho incontrato l'assessore Tedesco, il 5 ottobre 2009, mi ha chiesto se volessi partecipare attivamente alla politica con la sua componente, i Socialisti autonomisti. Poi mi ha chiesto della mia situazione lavorativa, gli ho detto che mi stavo occupando di commissioni di gara e lui, a quel punto, m'ha chiesto come stesse andando quella sui rifiuti speciali, ma siamo rimasti sul vago. Pochi giorni dopo Del Re viene criticato dal direttore amministrativo dell'Asl, che ritiene l'incontro inopportuno. Lui risponde come ai magistrati: “Ho immaginato che il Tedesco potesse avere interesse su una ditta ma non l'ha mai evidenziata o esposta nel corso dell'incontro”. In un'intercettazione ambientale di una ventina di giorni dopo, però, il cognato di Tedesco, Elio Rubino, entra nello studio dell'assessore alla Sanità con delle informazioni sulla gara: “Ieri sera sono arrivati a dodici, dodici e mezzo di differenza, me l'ha detto ieri sera Nico, collaboratore della direzione”. Tedesco, quindi, avrebbe agito per favorire la Vi.Ri., la società di uno (Michele Columella) che detiene i voti del circondario di Altamura. Come ricorda Maria Cattaneo, moglie di Tedesco, in una telefonata intercettata, “sono cinquantamila voti che volano”.

    Il gip De Benedictis, ha le idee molto chiare su come sia andata: “Tutto si è palesemente fondato su un giro di reciproci ‘favori' – scrive nell'ordinanza di custodia cautelare – da un lato il Tedesco ha avuto l'appoggio elettorale assicurato dal gruppo imprenditoriale nella campagna politica del 2008; dall'altro le richieste rivolte ad un componente della commissione della gara (Del Re) per ottenere notizie sull'andamento dei lavori della commissione stessa sono state ‘girate' a favore di tali imprenditori, procurandogli il vantaggio della sostituzione della offerta e l'illecita aggiudicazione della gara. Vi è stato anche l'intervento del politico nei confronti di pubblici funzionari per lo sblocco di pratiche amministrative connesse ad interessi economici del gruppo, per il menzionato debito della Vi.Ri. con la Asl di Lecce, nonché la richiesta di una disponibilità ad acquistare un appartamento del valore di 550 mila euro, di cui il Tedesco non aveva la disponibilità economica, rivolta a Columella Carlo Dante per il tramite del Patronella. Il funzionario disponibile (Del Re) a sua volta aveva fatto l'illecito ‘favore' al politico (Tedesco), ricevendone in cambio l'impegno per la sua stabilizzazione”.
    “Cosa c'è di sicuro?”, si chiede il gip, che però procede a una lista sorprendentemente scarna: c'è stata rivelazione di segreto d'ufficio da parte di Del Re, che era “unico detentore delle chiavi” dell'armadio delle offerte (o, meglio, l'unico a possederle fatta eccezione per il presidente della commissione, che “giocava” per conto di Tarantini). Le certezze del “giro di reciproci ‘favori'” sono un po' più precarie: Nicola Del Re, nonostante la presunta delazione e le generose manifestazioni d'affetto (a Capodanno scriveva a Tedesco “Calorosi auguri per un 2009 ‘obbediente'”), non ha visto migliorare la propria situazione lavorativa. La stabilizzazione, in effetti, è avvenuta soltanto nel caso di Filippo Tragni. E' vero, ci sono intercettazioni in cui Tedesco spinge energicamente verso la stabilizzazione dei contratti del personale dell'Asl di Bari, con particolare attenzione per i dirigenti. Bisogna però valutare il contesto delle telefonate: è il 10 aprile del 2008, mancano tre giorni alle elezioni politiche in cui la coalizione di Silvio Berlusconi avrebbe staccato di oltre nove punti Pd e Idv. Tedesco è nel Consiglio regionale, è nella lista del Pd per il Senato ed è uso comune in politica agire per difendere posizioni sociali costituite, come sarebbe avvenuto all'Asl di Bari, in vista del voto.

    Il giro dei favori si rivela particolarmente pasticcione: anche nel caso, citato dal gip, dell'appartamento da 550 mila euro, le cose non vanno nel verso giusto. “Dovevo comprare una casa per mio figlio, che stava per sposarsi – spiega al Foglio il senatore Tedesco – Ne avevamo trovata una che faceva al caso nostro, ma ci volevano un milione e duecentomila euro. Nel frattempo mia moglie aveva ricevuto in eredità un appartamento del valore di 550 mila euro. Avevo bisogno di quella cifra per prendere casa a mio figlio, allora ho chiesto se ci fosse qualcuno disposto ad acquistarlo”. Il risultato? “L'appartamento è ancora in vendita”, ammette Tedesco. L'eventuale “sblocco delle pratiche amministrative” a cui sarebbe interessata la Vi.Ri., non è mai servito: la società voleva vendere un capannone all'Asl di Lecce per ripianare un debito, dal quale poi però è stata esonerata.
    Il senatore pugliese contesta anche l'impianto su cui è stata ricostruita l'intera vicenda: “Uno che vuol truccare una gara d'appalto ne minaccia il presidente, come ha fatto Tarantini – dice Tedesco – Io, invece, quando ho saputo da Petronella che c'erano pesanti interferenze, sono andato dal presidente della regione dicendo: ho la certezza che si sta truccando la gara d'appalto. Perché non fai venire la commissione in presidenza?”. La versione è confermata anche dall'allora direttore generale dell'Asl di Bari, Lea Cosentino (che nel linguaggio cifrato delle intercettazioni è “la bionda”, mentre Tedesco è “lo svizzero”). Interrogata dai pm, ricorda: “Dissi al presidente Vendola che l'assessore Tedesco mi faceva pressioni per la Tradeco, perché mi diceva che le altre ditte concorrenti erano legate alla camorra e alla mafia, mentre la Tradeco era l'unica intonsa”. Era convinto che il presidente della gara fosse corrotto e “di questa teoria aveva convinto anche il presidente Vendola”. La segnalazione è approssimativa (Tradeco è il gruppo a cui appartiene la Vi.Ri.), ma, nella sostanza, conferma buona parte della ricostruzione di Tedesco.

    Le perplessità nei confronti della Vi.Ri.,
    tra l'altro, non le impediscono di vincere l'appalto, che viene aggiudicato, con il benestare dei carabinieri, due mesi dopo le dimissioni di Tedesco da assessore regionale. Gli amministratori della Vi.Ri. sostengono che, anche con la loro presunta prima offerta, sarebbero riusciti a vincere comunque la gara. Sulla vicenda, durante l'interrogatorio del 6 luglio 2009, il presidente Vendola non è stato interpellato.

    A fine febbraio, quest'anno,
    è accaduto un fatto singolare: mercoledì 23, il gip De Benedictis, della procura di Bari, ridimensiona le accuse al senatore Tedesco e agli altri indagati (cade, ad esempio, l'associazione a delinquere), ma chiede comunque l'arresto dell'ex assessore alla Sanità pugliese; giovedì 24, un altro gip della procura di Bari, Sergio Di Paola, archivia il procedimento contro il presidente Nichi Vendola, il senatore Alberto Tedesco e altri nove indagati. Gli episodi contestati rientrano, secondo Di Paola, nei normali meccanismi dello spoils system, secondo il quale chi governa ha il diritto di scegliere i collaboratori che desidera. Per dirla con Vendola, “la disciplina vigente attribuisce alla giunta regionale il potere di nomina di direttori generali delle Asl locali con provvedimenti altamente discrezionali”. Altra cosa è il giudizio dell'attività svolta, che verrà fatto da un organo tecnico, diciotto mesi dopo la nomina del direttore generale, secondo i criteri della buona amministrazione. La decisione del gip De Benedictis interessa cinque dei casi che stava valutando anche il collega Di Paola, ma il dalemiano Tedesco è più sfortunato: nel suo caso non solo non si archivia, ma è doveroso procedere a un arresto.

    Oltre all'asta per i rifiuti speciali dell'Asl di Bari, l'ex assessore alla Sanità al momento resta accusato di concussione per avere indotto la nomina, all'Asl di Taranto, di Deodato Maccari come direttore amministrativo e Vincenzo Lenti come direttore sanitario (il primo ha detto di non avere mai conosciuto Tedesco, il secondo di averlo visto una volta sola). Ci sono due tentativi di concussione: all'ospedale Di Venere, a favore del dottor Vella, all'ospedale di Terlizzi, a favore del dottor Abbadessa. C'è anche un falso, per avere prodotto un contratto di oculista fasullo per il dottor Acquaviva all'ospedale di Terlizzi. Vendola ha detto che l'intreccio tra i giudizi dei due gip “è singolare”. Resta da stabilire se per il partito che ha lasciato, quel Pd che finora si è frantumato sull'assenso all'arresto, valga la pena di opporsi alla brama di manette e monetine. Per dire che sì, forse è giusto che Tedesco venga processato (lui è il primo a chiederlo), ma metterlo dietro le sbarre, misura senza precedenti, non sembra proprio un omaggio ai principi del garantismo giuridico.

    Leggi Vendola e D'Alema, una scrollata di spalle per liberarsi di Tedesco di Giuliano Ferrara