Notte permettendo

Il processo breve va, ma prima della fase due c'è l'incognita di Napolitano

Salvatore Merlo

Silvio Berlusconi per adesso temporeggia, ma ha già detto “sì” a tutti i progetti per una “seconda fase” della legislatura che il notabilato del Pdl gli ha sottoposto nelle ultime settimane di tramestio nel partito, nelle aule di giustizia, sui quotidiani. Le idee sono diverse tra loro, ma gli obiettivi comuni: rilanciare l'azione di governo, recuperare la solidarietà interna alle file del Pdl e della maggioranza tutta.

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    Silvio Berlusconi per adesso temporeggia, ma ha già detto “sì” a tutti i progetti per una “seconda fase” della legislatura che il notabilato del Pdl gli ha sottoposto nelle ultime settimane di tramestio nel partito, nelle aule di giustizia, sui quotidiani. Le idee sono diverse tra loro, ma gli obiettivi comuni: rilanciare l'azione di governo, recuperare la solidarietà interna alle file del Pdl e della maggioranza tutta. Salvo sorprese al momento imprevedibili, la norma sulla prescrizione breve arriverà al voto nell'Aula della Camera questa sera. Toccherà poi al Senato, con tempi contingentati: l'iter, nonostante lo sforzo ostruzionistico delle opposizioni, dovrebbe chiudersi al massimo in due settimane. Sono fortissimi i timori, all'interno della maggioranza, che la norma possa infrangersi su un veto del Quirinale. Non risulta che Giorgio Napolitano si sia ancora mai espresso, ma qualche segnale – pur indiretto e impreciso – dev'essere arrivato dalle parti del Pdl che difende la natura quasi chirurgica della prescrizione breve: “Riguarderà lo 0,2 per cento dei processi penali. Certamente non la strage di Viareggio e il processo sul terremoto in Abruzzo”, ha spiegato il Guardasigilli Angelino Alfano.

     Messosi al riparo dal processo Mills,
    il presidente del Consiglio ha già deciso di riannodare i fili dell'azione di governo e della propria maggioranza. E i primi segnali si avranno oggi: ad Alfano è stato assicurato che la sua riforma costituzionale della giustizia sarà incardinata in Senato; e Giulio Tremonti, in Cdm, si prepara, presentando i conti, a lanciare segnali distensivi ai propri antipatizzanti. Anche sul fronte del partito berlusconiano, oltre alla grande cena di pace prevista per domani tra tutti i notabili del Pdl, si annunciano novità: Denis Verdini ha incontrato il gruppo dei Responsabili rassicurandoli sul loro futuro di forza politica “federata al Pdl”, anticipando così – pare – una possibile riforma del partito di cui tuttavia ancora si discute molto.

    Giorgio Napolitano potrebbe non promulgare la norma sul cosiddetto processo breve. Accadesse, il centrodestra dovrebbe emendarla o riproporla tal quale alla firma del capo dello stato che a quel punto si vedrebbe costretto a siglarla suo malgrado. In entrambi i casi, per la maggioranza, sarebbero guai. Sia un ipotetico scontro istituzionale, sia un rinvio della norma che mette al riparo Berlusconi dal processo Mills, avrebbero l'effetto di rallentare l'avvio della “fase due”, ovvero del rilancio dell'iniziativa di governo. Ma chissà.

    Oggi comincia l'iter della riforma costituzionale della giustizia, il primo grande intervento su cui il centrodestra intende investire nei mesi che seguiranno l'approvazione del processo breve. Resta l'incognita Giulio Tremonti: “E' dei nostri?”, si chiedono i dignitari del Pdl. La risposta alla domanda si collega direttamente alle aspettative di tenuta del Pdl, del governo e della legislatura. Tira aria di prudente ottimismo e forse qualcuna delle riforme care al premier potrebbe trovare copertura economica. Il superministro presenta oggi in Cdm i conti che saranno poi consegnati all'Europa. Non ci sarà una revisione al ribasso delle stime di crescita, e Tremonti – nel Programma nazionale delle riforme – oggi farà cauti riferimenti a interventi strutturali in linea con le aspettative anche dei settori del Pdl che più lo hanno in antipatia. Segnali distensivi, forse, dopo il teso giro delle nomine pubbliche. Il governo potrà dire di avere tenuto i conti in ordine e di avere avviato, seppur con prudenza, le riforme necessarie alla “frustata”. Rigore e crescita, uno schema sostanzialmente condiviso anche da quei settori ministeriali (Renato Brunetta, fra gli altri) non sempre in accordo con la flemma tremontiana.

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    • Salvatore Merlo
    • Milano 1982, vicedirettore del Foglio. Cresciuto a Catania, liceo classico “Galileo” a Firenze, tre lauree a Siena e una parentesi universitaria in Inghilterra. Ho vinto alcuni dei principali premi giornalistici italiani, tra cui il Premiolino (2023) e il premio Biagio Agnes (2024) per la carta stampata. Giornalista parlamentare, responsabile del servizio politico e del sito web, lavoro al Foglio dal 2007. Ho scritto per Mondadori "Fummo giovani soltanto allora", la vita spericolata del giovane Indro Montanelli.