Gli islamisti si prendono la piazza e iniziano la campagna di “purificazione”
La grande preghiera per chiedere la testa di Hosni Mubarak l'ha tenuta l'imam Safwat Hegazy, uno dei capi religiosi dei Fratelli musulmani bandito dal Regno Unito. Davanti a centinaia di migliaia di persone riunite a piazza Tahrir, il religioso ha detto: “Andremo noi a Sharm”, la nota località turistica dove Mubarak si è autoesiliato dopo la sua cacciata dal Cairo. E' finita nel sangue la più grande manifestazione del dopo Mubarak. Ci sarebbero almeno due morti e decine di feriti.
La grande preghiera per chiedere la testa di Hosni Mubarak l'ha tenuta l'imam Safwat Hegazy, uno dei capi religiosi dei Fratelli musulmani bandito dal Regno Unito. Davanti a centinaia di migliaia di persone riunite a piazza Tahrir, il religioso ha detto: “Andremo noi a Sharm”, la nota località turistica dove Mubarak si è autoesiliato dopo la sua cacciata dal Cairo. E' finita nel sangue la più grande manifestazione del dopo Mubarak. Ci sarebbero almeno due morti e decine di feriti. Era stata proprio la grande confraternita islamica a chiamare venerdì al raduno di massa per ottenere un giro di vite all'interno dell'ex regime di Mubarak. La risposta dei manifestanti è stata enorme.
Nella giornata “del processo e della purificazione”, la piazza, dove ormai da due mesi ogni venerdì si tengono adunate e sit in, si è riempita al punto che sarebbe stata superata la quota fatidica di un milione di partecipanti. I Fratelli musulmani avevano organizzato un servizio d'ordine in ingresso e in uscita. I leader della confraternita sono stati portati in trionfo sulle spalle dalla folla, fra loro proprio l'imam Hegazy. A febbraio era stato un capo storico della Fratellanza, Youssef Nada, a chiedere per primo il processo a Hosni Mubarak per i suoi “crimini”. Il banchiere islamico aveva chiamato l'ex rais “Dracula”.
“Oggi è la purificazione dell'Egitto”, diceva la nuova chiamata islamista. “La strada per la stabilità è ripulire il paese dalla corruzione”. Diverse migliaia di manifestanti hanno successivamente marciato sull'ambasciata israeliana, dove soltanto i cannoni puntati verso la folla hanno impedito un'irruzione. I manifestanti gridavano alla “liberazione della Palestina” e alla distruzione dello “stato sionista”, mentre numerose bandiere israeliane e manichini raffiguranti soldati israeliani sono stati dati alle fiamme. Gli islamisti si sono poi dati appuntamento per il 15 maggio, giorno in cui si auspica una “Terza Intifada”, per andare in massa al valico con Gaza e riaprire le frontiere con Hamas. Proprio da Israele è arrivata ieri la conferma che il Cairo ha sospeso ogni progetto di barriera al confine con Gaza. Mubarak aveva avviato questo gigantesco scudo d'acciaio al fine di impedire il passaggio di armi, attraverso i tunnel, dirette ai terroristi di Gaza.
In campo sociale emerge sempre più chiaramente il movimento d'islamizzazione del paese. Non soltanto i Fratelli musulmani stanno studiando la creazione di una polizia della “modestia”, sullo stile di quella che opera in Arabia Saudita per combattere i comportamenti “immorali” nelle aree pubbliche.
Sobhi Saleh, il capo del partito Libertà e giustizia che i Fratelli musulmani hanno scelto per presentarsi alle elezioni politiche di settembre, ha annunciato che, fra le misure contemplate dal movimento, “gli alcolici saranno banditi dai luoghi pubblici”. Alle donne sarà imposto l'uso del chador. Intanto nelle strade aumentano i casi di violenza religiosa. Pochi giorni fa a Qena, nel sud dell'Egitto, i fondamentalisti hanno tagliato un orecchio a un cristiano, colpevole ai loro occhi di avere una relazione con una musulmana. Altre centinaia di fanatici, in una cittadina del Delta del Nilo, hanno incendiato la casa di una donna, considerata di facili costumi. Sono state distrutte tombe dei santi musulmani locali, la cui venerazione è vista dagli islamisti come un'idolatria.
Al Cairo è stato assaltato un negozio di alcolici, ucciso il proprietario, e assediata un'organizzazione caritativa copta a Giza, costringendo i sacerdoti locali a chiudere. E' notizia che anche i salafiti, soppressi da Mubarak e che non hanno mai preso parte alla vita politica egiziana, si presenteranno alle elezioni col nome di “En Nahda”. “Vogliono creare un Egitto islamico perché pensano che ci sia un vuoto”, dice Hala Mustafa, direttore della Democracy Review. Non sembra rassicurare molto laici, cristiani e donne la dichiarazione dell'Alto Consiglio delle forze armate per cui “l'Egitto non sarà trasformato in un altro Iran”.
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