La grande illusione di Gaza

Luigi De Biase

L'omicidio di Vittorio Arrigoni, il volontario italiano rapito e ucciso a Gaza giovedì notte, dice due cose importanti sulla vita nella Striscia. La prima: gli uomini di Hamas non sono in grado di tenere sotto controllo i rivali salafiti, o lasciano loro margini di autonomia che appaiono sempre più grandi e pericolosi. La seconda: nei Territori non si vedranno sviluppi positivi sino a quando il potere sarà gestito da un'organizzazione estremista. L'idea che Hamas possa amministrare la Striscia e farla funzionare come uno stato si rivela oggi per quello che è: illusione pura.

    L'omicidio di Vittorio Arrigoni, il volontario italiano rapito e ucciso a Gaza giovedì notte, dice due cose importanti sulla vita nella Striscia. La prima: gli uomini di Hamas non sono in grado di tenere sotto controllo i rivali salafiti, o lasciano loro margini di autonomia che appaiono sempre più grandi e pericolosi. La seconda: nei Territori non si vedranno sviluppi positivi sino a quando il potere sarà gestito da un'organizzazione estremista. L'idea che Hamas possa amministrare la Striscia e farla funzionare come uno stato si rivela oggi per quello che è: illusione pura.

    La prova finale è nelle parole di Fawzi Barhoum, il portavoce del gruppo, che ieri ha accusato Israele di avere un ruolo nell'omicidio Arrigoni. “Gli assassini vogliono diffondere il caos nella Striscia – ha detto – Qualcuno vuole danneggiare la nostra stabilità e il nostro sistema di sicurezza”. Secondo Barhoum, l'obiettivo è scoraggiare la flottiglia di pacifisti che, il mese prossimo, dovrebbero portare aiuti umanitari sulle coste della Palestina nonostante l'embargo deciso dal governo israeliano.
    Il portavoce finge di ignorare la rivendicazione delle Brigate Mohammed Bin Moslama, che hanno annunciato il rapimento di Arrigoni con un video su YouTube. E finge di ignorare le parole di Abu al Hareth, il leader del gruppo salafita Jund Ansar Allah, una delle sigle che si nascondono dietro i sequestratori del volontario. “Siamo oltre undicimila – ha detto all'agenzia di stampa palestinese Maan – Il settanta per cento dei nostri faceva parte di Hamas o era nelle Brigate al Qassam”. Con Jund Ansar Allah, altri quattro movimenti salafiti si muovono nella Striscia: sono Jaish al islam, Tawhid wa Jihad, Jaish al Umma e Ansar al Sunnah. Il loro fanatismo e il rifiuto di fermare gli attacchi contro Israele hanno raccolto il favore degli estremisti più duri nei Territori e negli altri paesi del medio oriente. Questi gruppi hanno collaborato a lungo con i guerriglieri di Hamas, ma si sono schierati anche contro di loro. E' il caso della battaglia scoppiata nel 2009 alla moschea Ibn Tamiyya di Rafah, quando fu ucciso il leader salafita Abdel Latif Moussa.

    I salafiti non hanno la stessa forza di Hamas, almeno sul piano numerico, ma possono esercitare un impatto considerevole sugli equilibri di potere nella Striscia e sulla guerra contro Israele. Chi governa Gaza si è servito di loro in molte occasioni: nel 2006, i miliziani di Jaish al islam (significa “esercito dell'islam”) hanno partecipato al sequestro di Gilat Shalit, il soldato di Tsahal che si trova ancora in un carcere segreto, e del giornalista britannico Alan Johnston, liberato dopo alcune settimane di prigionia. Non è facile stabilire se Hamas abbia già perso il controllo delle milizie salafite (che dicono di avere legami stretti con al Qaida), o se abbia soltanto la necessità di aprire una valvola di sfogo per evitare problemi maggiori. Comunque sia, l'omicidio di giovedì è una pessima notizia per il governo di Gaza, che oggi punta sulla comunità internazionale per ottenere il riconoscimento di uno stato palestinese. Nel video girato poche ore prima che Arrigoni fosse ucciso, i salafiti hanno accusato l'attivista di portare i “vizi dell'occidente” a Gaza, e hanno rimproverato Hamas di essere troppo tenera nei confronti di Israele.

    Dalla vittoria alle elezioni del 2006, i leader di Hamas hanno mostrato di essere pronti a tutto pur di tenere i rivali lontani dal potere. E' successo alla moschea di Rafah quando è stato il momento di spegnere le ambizioni di Jund Ansar Allah, ma è accaduto lo stesso con i rappresentanti di Fatah, che hanno perduto ogni posto di comando nella Striscia di Gaza. Questa prova di forza non ha certo migliorato l'esistenza dei palestinesi. La politica di Hamas ha costretto la Striscia a sopportare l'operazione Piombo Fuso, eseguita tra la fine del 2009 e l'inizio del 2010 dall'esercito israeliano per fermare il lancio di razzi sulle città del Negev; allo stesso modo, obbliga Gaza a vivere secondo le regole di un'economia primitiva, basata sugli aiuti stranieri e sugli scambi illegali che avvengono nei tunnel al confine con l'Egitto. Il rapimento e l'uccisione di Arrigoni provano che questo sistema non può che generare alternative ancora più violente.