Madame Vaticano
Nel 1934 le uniche sottane che lavorano in Vaticano sono quelle dei preti. Per questo quando Papa Pio XI decide di assumere Hermine Speier inizialmente col compito di “riordinare l'archivio fotografico dei nostri musei” in molti gridano allo scandalo. Mai prima di quel momento un Pontefice ha osato tanto. E' vero, nel 1922 lo stesso Pio XI porta con sé nel palazzo apostolico come governante Teodolinda Banfi. Ma un conto è assumere una donna per sbrigare le faccende di casa.
Nel 1934 le uniche sottane che lavorano in Vaticano sono quelle dei preti. Per questo quando Papa Pio XI decide di assumere Hermine Speier inizialmente col compito di “riordinare l'archivio fotografico dei nostri musei” in molti gridano allo scandalo. Mai prima di quel momento un Pontefice ha osato tanto. E' vero, nel 1922 lo stesso Pio XI porta con sé nel palazzo apostolico come governante Teodolinda Banfi. Ma un conto è assumere una donna per sbrigare le faccende di casa. Altra cosa è affidarle un incarico ufficiale. E infatti non sono pochi coloro che, saputo dell'assunzione della Speier, mugugnano. “Fino a dove vuole arrivare questo brianzolo?”, si chiedono i monsignori di curia. “Vado dove ritengo sia giusto andare”, è la risposta che Achille Ratti dà al suo segretario particolare Carlo Confalonieri. Ed è così che Spinnie fa il suo ingresso in Vaticano. Spinnie è il nomignolo che i connazionali e gli amici tedeschi residenti a Roma danno alla Speier. Che non significa nulla ma che suona tanto come “spinnen” e cioè “essere pazzo”. Perché Hermine è così: “Un po' pazza”, dice al Foglio Gudrun Sailer, la preparata giornalista della Radio vaticana, sezione tedesca, che domani all'interno di un documentario in onda su National Geographic Channel e intitolato “Vaticano segreto” racconta la storia di questa donna che a cavallo tra il pontificato di Pio XI e del suo successore Pio XII sconvolge e rompe con la sua sola presenza il mondo della piccola città vaticana. Dice la Sailer: “Pio XI vuole assumere Hermine Speier certamente per le sue competenze in campo archeologico. Ma non solo. Vuole in qualche modo rompere il tabù secondo il quale le donne non possono lavorare in Vaticano. E poi intende dare anche un altro segnale. La Speier è ebrea. In Germania l'aria si è fatta da tempo pesante per chi ha origini ebraiche. Pio XI, il Pontefice che già ha stupito con un'enciclica nella quale stigmatizza l'antisemitismo dell'establishment tedesco, la ‘Mit brennender Sorge', non è intimidito e assumendo la Speier invia un messaggio chiaro ai reticenti e a coloro che, anche in seno alla chiesa cattolica, hanno paura. Assumere una persona non cattolica non è cosa scontata per il Vaticano. Non solo per quei tempi. Anche oggi. Parlo di me: quando iniziai a lavorare alla Radio vaticana mi chiesero il certificato di battesimo e di cresima”.
Hermine Speier è un ciclone sotto il cielo della curia romana. Diversi monsignori malignano su di lei diffondendo la notizia che al governatorato il suo nome in calce al contratto di assunzione da Hermine è diventato Herminius: “Quelli del governatorato hanno dovuto inventarsi questo stratagemma per coprire la scellerata decisione del Santo Padre di assumerla”, dicono. Lo stratagemma è in realtà una leggenda. Sul contratto di assunzione che Gudrun Sailer ha visionato in governatorato c'e scritto Hermine. E così il suo nome verrà riportato sull'annuario pontificio.
Lo scandalo di una donna per la prima volta assunta alle dipendenze del Pontefice comunque c'è. E deflagra in pochi giorni senza che nessuno possa fare nulla per arginarlo. Archeologa, fumatrice, amante del buon vino, legata nel corso della sua vita a diversi uomini senza che nessuna di queste storie approdi mai innanzi a un altare, inetta per le faccende di casa, non sa cucinare, pulire, assume e licenzia diverse colf con questi incarichi, animatrice nel suo salotto a pochi passi dall'ex Sant'Uffizio di un circolo culturale che riunisce il meglio della presenza tedesca nella capitale, la Speier non è soltanto il nome che inspiegabilmente nessuno tra coloro che si sono prodigati nell'impresa di sfatare la leggenda nera che vuole la Santa Sede troppo leggera e prudente nei confronti di Adolf Hitler e del nazismo si è preso la briga di fare – eppure sarebbe stato opportuno anche perché, è storia, pochi anni dopo la sua assunzione è quel Pio XII definito per anni il “Papa di Hitler” che fa aprire un'indagine sul suo conto fino a scrivere: “Occorrerebbe sapere in via del tutto riservata informazioni intorno alla dottoressa Hermine Speier, nata a Francoforte il 28 maggio 1898, appurando in particolare se la medesima sia di religione israelita”. “Hermine Speier, di buona condotta morale e politica, è di religione israelita”, gli viene risposto. Un motivo in più, per il Pontefice, per confermarle l'assunzione – ma è anche il nome che mai è uscito quando si sono raccontate le vicende delle donne che hanno fatto, a loro modo, la storia del Vaticano, da suor Pascalina Lehnert, la religiosa che accudiva Pio XII, fino a Wanda Poltawska, l'amica del cuore di Giovanni Paolo II. In questo elenco anche il nome di Spinnie dovrebbe emergere. Furono due i Pontefici che assecondarono e favorirono la sua presenza nella curia romana. E la cosa non è da poco.
Spinnie è bassa di statura. E' anche un po' rotondetta e ha il naso adunco. Ma ha un grande senso estetico che la porta a essere sempre curata. E poi ha un grande talento. Dice in proposito la Sailer: “Sa attirare l'attenzione giocando sui particolari. Una volta è la scelta del cappello. Un'altra è una piega del vestito. Fatto sta che ovunque vada sa attirare l'attenzione e aggregare gente attorno a sé”. In breve tempo tutta la curia romana parla di lei e dei suoi salotti dove organizza letture a tema. Il meglio della presenza tedesca a Roma vi partecipa, notabili, artisti, diplomatici, politici, uomini di varia cultura. E anche diversi vescovi e cardinali. Due cicli di letture in particolare catalizzano l'attenzione più di altri. Uno sulla “Divina commedia” e l'altro su Johann Joachim Winckelmann. E' sempre Spinnie a leggere a voce alta per tutti. E' lei a dettare i tempi del salotto. Winckelmann è un chiodo fisso della Speier. Lui, come lei, è archeologo. Vive nel Diciottesimo secolo trascinandosi nell'anima una nostalgia profonda per l'Italia e in particolare per Roma. “Una nostalgia che è sola di noi tedeschi”, dice la Sailer. Ma c'è qualcosa di più che fa sentire Winckelmann particolarmente vicino a sé alla Speier. Questi, infatti, come la Speier duecento anni più tardi, è protagonista di una conversione al cattolicesimo che molto fa discutere.
Hermine Speier nasce a Francoforte nel 1898 all'interno di una famiglia benestante. Quando nel 1928 si trasferisce a Roma per lavorare all'Istituto archeologico germanico i suoi familiari emigrano in Inghilterra e negli Stati Uniti. Seguono da lontano le sue vicende. Quando vengono informati della decisione del cancelliere Adolf Hitler di licenziare tutti i dipendenti pubblici tedeschi di origini ebrea temono per Hermine. Così, con non poco sollievo, vengono raggiunti dalla notizia dell'assunzione in Vaticano. Ma male reagiscono, anni dopo, quando sanno che Herminaia inspiegabilmente ha deciso, la guerra è oramai finita da un pezzo, di convertirsi al cattolicesimo. Tagliano i ponti con lei. Rompono ogni rapporto. Fino al giorno del suo funerale, nel 1989, quando Hermine viene sepolta, privilegio concesso solo ai membri di molte case religiose di origine tedesca e di due collegi tedeschi in Roma (l'Anima e il Germanico), nel campo santo teutonico, un piccolo appezzamento di terreno tra la basilica di San Pietro e l'Aula Paolo VI. Al funerale però arriva uno dei suoi due fratelli il quale, cercando di non farsi troppo notare, lascia sulla lapide una piccola pietra. Col passare degli anni i sassi diventano tantissimi, segno che Hermine era molto amata in vita anche e soprattutto tra gli ebrei. E segno che in famiglia, almeno una persona l'aveva in qualche modo perdonata.
Quando Hermine Speier arriva a Roma, nel 1928, Bartolomeo Nogara, archeologo ed etruscologo, è direttore dei Musei Vaticani da otto anni. E' lui ad accogliere la Speier dentro i musei. E' lui a divenire, nel tempo, il suo grande protettore. I Musei stanno vivendo un'epoca particolare. La nascita dello stato pontificio dà loro un nuovo ordinamento facendoli entrare a far parte delle strutture del governatorato. La conclusione della Questione romana apre i dicasteri vaticani a Roma e all'Italia. Nogara si guarda intorno. Capisce che ha bisogno di valorizzare forze nuove anche se di sesso femminile. Forma attorno a sé uno staff tecnico-scientifico nel quale la Speier gioca il ruolo di capofila per tante altre donne. Tra queste Margherita Guarducci, archeologa e grande epigrafista greca, il cui nome resterà per sempre legato alla scoperta della tomba di san Pietro e al ritrovamento delle ossa dell'apostolo. Ma anche Eugenia Strong, Medea Norsa, Lorenzina Cesano, Luisa Banti, Paola Zancani, tutti nomi illustri nel campo della scienza e dell'archeologia. La Speier ricambia la fiducia di Nogara in vari modi. Tra questi la scoperta di un frammento di testa di cavallo, opera originale greca di arte fidiaca che, in base agli accurati studi da lei effettuati, risultò provenire dal frontone occidentale del Partenone e appartenere alla quadriga di Atena. Come arrivò il frammento in Vaticano? “E' come cercare di conoscere il sesso degli angeli”, risponde una volta la Speier a precisa domanda. Poco tempo dopo la Speier dà un'altra soddisfazione al suo “protettore”. S'impegna nella sua più importante benemerenza scientifica, la redazione, completamente rifatta e aggiornata, del “Führer” dello Helbig. Il primo volume è dedicato ai Musei Vaticani e Lateranensi. La Speier organizza il lavoro di un complesso gruppo di collaboratori. Il Vaticano la premia con la medaglia “pro Ecclesia et Pontifice”.
Oriol Schädel ha diretto per anni la libreria Herder in piazza Montecitorio. E' un pozzo di ricordi. Il mondo tedesco presente a Roma nei decenni centrali del Novecento visita i suoi scaffali, consulta i suoi libri, parla con lui e a lui chiede informazioni d'ogni genere. Schädel ricorda la Speier come una figura inedita per il Vaticano di quei tempi ma nello stesso tempo come una persona molto amata e rispettata. Dice: “Hermine lavora in Vaticano ma tutti sanno che non è una suora e nemmeno una consacrata. E' una donna piena di vita e insieme di vitalità. La sua vitalità si fa notare molto tra i monsignori curiali. Molto si parla di lei perché mai alcuna donna è stata chiamata a lavorare entro le mura leonine. Spinnie ha diverse amicizie con uomini e queste amicizie le bastano così come sono. Si lega per un periodo in modo profondo a un archeologo tedesco ma la storia finisce lì. A lei va bene così. Si gode ciò che ha e non chiede di più. Accade un giorno che un gruppo delle SS fa un rastrellamento in città e porta via diversi ebrei tra i quali anche Hermine. E' in questa occasione che entra in gioco padre Pancrazio Pfeiffer. Emissario di fiducia di Pio XII, diventerà famoso per aver lavorato nella rete di assistenza ai perseguitati, salvato centinaia di famiglie di ebrei, per essersi adoperato per fermare la razzia nazista nel ghetto di Roma. Insieme a Carlo Pacelli, nipote del Pio XII e a padre Antonio Weber dei padri Pallottini, Pfeiffer interviene per salvare i deportati. Gli viene risposto che può salvare soltanto coloro che si dichiarano cattolici. Spinnie è tra questi e così ha salva la vita. Nessuno ancora sa della sua conversione. Ma è reale. Non mente. Infatti, poco dopo, si fa battezzare”.
Oriol Schädel negli anni Quaranta, Cinquanta e Sessanta fa parte di quel circolo di tedeschi che passa intere serate in casa della Speier. Roma brulica di salotti promossi da archeologi appassionati. Bartolomeo Nogara è senz'altro uno dei principali sostenitori di questi salotti ma non c'è solo lui. Vi partecipano laici ma anche e soprattutto monsignori della curia desiderosi di promuovere la scienza e l'archeologia. Tra questi c'è anche il benedettino Paul Mayer che poi nel 1985 Giovanni Paolo II crea cardinale. Meyer, insieme al gesuita Engelbert Kirschbaum, docente di Archeologia cristiana alla Gregoriana, è ospite fisso in casa Speier. Dice Schädel: “In casa della Speier entrano tutti i tedeschi che contano nella capitale e in Vaticano. Per tutti Spinnie serve buon vino e una fetta di Montblanc. Tutti sono attirati dalla giovialità e libertà di questa donna. Una donna sui generis, e non solo per il fatto d'essere stata la prima chiamata a lavorare alle dipendenze di un Papa”.
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