Campagna di primavera

Napolitano redarguisce i litiganti sulla giustizia, ma tira aria di elezioni

Salvatore Merlo

I soliti canali di comunicazione tra Palazzo Chigi e Quirinale non funzionano più come un tempo, eppure ieri pomeriggio non è stato necessario alcuno sforzo di esegesi per interpretare le parole di Giorgio Napolitano evidentemente rivolte anche alle esternazioni, sui magistrati e le opposizioni, del premier Silvio Berlusconi.

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    I soliti canali di comunicazione tra Palazzo Chigi e Quirinale non funzionano più come un tempo, eppure ieri pomeriggio non è stato necessario alcuno sforzo di esegesi per interpretare le parole di Giorgio Napolitano evidentemente rivolte anche alle esternazioni, sui magistrati e le opposizioni, del premier Silvio Berlusconi. Quello che difetta adesso a Palazzo Chigi è il meccanismo della diplomazia solitamente azionato ogni qualvolta i messaggi di inquietudine della presidenza della Repubblica si sono fatti più frequenti e minacciosi. Forse Angelino Alfano incontrerà Napolitano questa settimana, ma non è certo. “Siamo al limite dell'esasperazione”, “nello scontro politico c'è il pericolo di degenerazioni”. Così il presidente ha scritto, riferendosi alle questioni della giustizia, in una lettera al vicepresidente del Csm Michele Vietti. Il capo dello stato ha definito “ignobile provocazione” i manifesti di Milano in cui i magistrati erano equiparati alle Br e poi ha avvertito dai “pericoli di degenerazioni” già in questa campagna elettorale per le amministrative.

    Fonti del Quirinale precisano che il riferimento al manifesto sui magistrati brigatisti è soltanto lo “squallido epifenomeno” di un clima politico che volge al brutto tempo. E d'altra parte ieri non si sono avuti segnali di tregua, anzi. Vietti ha auspicato un'“autoriforma” del Csm, ma il premier ha richiamato a sé lo spirito del '48 e il presidente della Camera Fini, dopo aver incontrato i vertici dell'Anm, ha definito “vaneggiamenti” le parole di Berlusconi che ne aveva denunciato uno speciale rapporto con la magistratura. Negli ambienti che possono vantare antica consuetudine con il capo dello stato si suggerisce l'idea che Napolitano sia tornato ad accarezzare l'ipotesi di convocare al Quirinale i presidenti dei due rami del Parlamento. Le fonti del Quirinale più vicine al presidente smentiscono, ricordando che il mese è cominciato con la convocazione di tutti i capigruppo al Quirinale e che la presidenza “ha già parlato abbastanza. Adesso è tempo che i politici riflettano”. Ma chissà. Convocare i presidenti delle Camere, ipotesi cui Napolitano ha già pensato tempo fa, rimane l'iniziativa più forte che la presidenza della Repubblica possa adottare, rivolgendo a Renato Schifani e Gianfranco Fini una domanda precisa: “Il Parlamento funziona?”.

    Per la verità l'ipotesi viene considerata “improbabile” anche negli ambienti vicini al Cavaliere i quali al contrario confermano la dura linea di comunicazione, per la campagna elettorale delle amministrative, fin qui adottata da Berlusconi. Non è escluso che per iniziativa quasi autonoma qualche ufficiale di collegamento – sempre Alfano? – possa muovere in direzione del Quirinale. Ma l'orientamento prevalente prevede una campagna elettorale radicalizzata: la denuncia esplicita del “disegno giudiziario contro il premier vittima politica dei pm di Milano”. Le ultime indicazioni strategiche prevedono un alleggerimento del fuoco contro “Fini e il suo asse con l'Anm”. Fini, che pure resta “un nemico in seno alle istituzioni” per il premier, è considerato un avversario minore dagli uomini in queste ore più ascoltati da Berlusconi. Il Pdl sta organizzando una serie di manifestazioni di piazza, in grande a Milano e Napoli, che salderanno i temi della campagna elettorale con la denuncia dell'offensiva mediatico-giudiziaria contro il Pdl e il suo leader. L'obiettivo esplicito sono i magistrati e “il riflesso paragolpista” di un pezzo della sinistra intellettuale.

    La campagna elettorale è iniziata e, complice il clima acceso, all'interno delle file del Pdl si cerca di siglare un cessate il fuoco tra le molte componenti. E' comunque ormai idea diffusa – i dubbi riguardano soltanto il grado di persuasione del Cavaliere – che il partito dovrà andare incontro a una riforma delle proprie catene di comando. Ieri sera, a partire dalle 19 e 30, si sono riuniti in segreto, nei locali del ministero delle Infrastrutture, il sindaco di Roma Gianni Alemanno, il ministro Altero Matteoli e il sottosegretario alla Funzione pubblica Andrea Augello. E' stato siglato un accordo che di fatto divide in due il personale politico e parlamentare della vecchia An: la riunione ha avuto per oggetto il futuro del triumvirato che guida il Pdl e in particolare il caso di Ignazio La Russa che finora ha esercitato il ruolo di coordinatore per conto della componente ex di An. Si tratta di un atto di sfiducia nei suoi confronti le cui conseguenze potranno essere valutate soltanto nei prossimi giorni.

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    • Salvatore Merlo
    • Milano 1982, vicedirettore del Foglio. Cresciuto a Catania, liceo classico “Galileo” a Firenze, tre lauree a Siena e una parentesi universitaria in Inghilterra. Ho vinto alcuni dei principali premi giornalistici italiani, tra cui il Premiolino (2023) e il premio Biagio Agnes (2024) per la carta stampata. Giornalista parlamentare, responsabile del servizio politico e del sito web, lavoro al Foglio dal 2007. Ho scritto per Mondadori "Fummo giovani soltanto allora", la vita spericolata del giovane Indro Montanelli.