Basta sesso

Annalena Benini

Una sera, in un appartamento di New York, una donna ha annunciato allegramente alle altre ospiti: “Pagherei qualcuno perché facesse sesso con mio marito”. L'affermazione è stata accolta con risatine non di stupore e pare che una ragazza abbia anche applaudito. Meg Wolitzer, scrittrice americana, si è chiesta sul New York Times se questo significhi la fine del sesso, qualcosa che sta travolgendo soprattutto le donne dai trent'anni in poi.

    Una sera, in un appartamento di New York, una donna ha annunciato allegramente alle altre ospiti: “Pagherei qualcuno perché facesse sesso con mio marito”. L'affermazione è stata accolta con risatine non di stupore e pare che una ragazza abbia anche applaudito. Meg Wolitzer, scrittrice americana, si è chiesta sul New York Times se questo significhi la fine del sesso, qualcosa che sta travolgendo soprattutto le donne dai trent'anni in poi: una nuova classifica delle priorità, nella quale i letti vengono usati per leggere la notte, lavorare, stare su Facebook, guardare film porno (in quest'ultimo caso, soprattutto gli uomini).

    Mentre da queste parti sembra,
    almeno a seguire i processi in corso, che non si faccia altro che accoppiarsi dalla mattina alla sera come portoricani, in America discutono, un po' smarriti, se siano finiti i tempi di Bill Clinton e John Fitzgerald Kennedy, quando la forza e il vigore esplodevano in tutte le stanze (anche ovali) con effetti dirompenti per il costume e per la politica. Adesso spesso si lasciano i party abbastanza presto, e da soli, ma appagati (“Sex and the City”, fine anni Novanta, celebrava invece l'accoppiamento festaiolo), e ci si accontenta di sesso virtuale (Internet, tivù, un semplice flirtare via Skype che non si concretizza mai in nulla, foto, video, tutto pur di non toccarsi), poi si guarda con un po' di sconcerto, ad esempio, l'apparire improvviso in camera da letto di un paio di vere tette.

    “Guardare la pornografia è come andare su una pagina di Wikipedia. Si cerca una cosa specifica, uno specifico sentimento, un risultato specifico, ed è esattamente quel che si trova”. Così è molto facile non sentire alcun desiderio di contatti reali, soprattutto con i propri mariti o mogli. E' molto riposante togliersi dalla mente l'idea faticosa di fare davvero l'amore, lasciare l'ingrato compito agli attori, alle pagine erotiche degli scrittori, ai siti specializzati, e occupare il tempo risparmiato in altre caste attività, come il punto a croce o la guida del mondo. Tenersi i vestiti addosso può essere rassicurante (Meg Wolitzer pensa al giudice della Corte suprema Sonia Sotomayor, o all'ex segretario di stato Condoleezza Rice, e se le immagina in grandi letti con belle lenzuola, le coperte cosparse di ricorsi e di documenti) e conduce alla solitudine, che a sua volta porta a grandi idee sul lavoro e perfino alla libertà.

    Arrivati a una certa età, è più semplice dire no o non cercare un sì (evitando così il problema del prossimo appuntamento, del risveglio, degli occhi pesti, del non sapere cosa dirsi). Ed è assai più eccitante discutere del calo del desiderio che, secondo Meg Wolitzer, è mancanza di energia (ci sono così tante altre seduzioni che richiedono molto meno impegno): senza un divieto qualunque, poi, pare che non ci sia nessun gusto.

    • Annalena Benini
    • Annalena Benini, nata a Ferrara nel 1975, vive a Roma. Giornalista e scrittrice, è al Foglio dal 2001 e scrive di cultura, persone, storie. Dirige Review, la rivista mensile del Foglio. La rubrica di libri Lettere rubate esce ogni sabato, l’inserto Il Figlio esce ogni venerdì ed è anche un podcast. Ha scritto e condotto il programma tivù “Romanzo italiano” per Rai3. Il suo ultimo libro è “I racconti delle donne”. E’ sposata e ha due figli.