Occupare la scena
Il Pdl pasticcia a Milano e fa innervosire Bossi. Ma al Cav. va bene così
L'impressione è che all'interno del Pdl sia in atto una dialettica logorante, uno sfarinamento sul quale, tuttavia, Silvio Berlusconi esercita un ribaltamento di senso: sondaggi alla mano, il premier sta promuovendo l'idea che la polarizzazione della campagna elettorale, e persino il conflitto interno al Pdl, giovi al partito in vista del voto. L'ultimo sondaggio riservato di Euromedia Research, che il Cavaliere ha propagandato con i propri uomini, descrive il centrodestra in vantaggio.
L'impressione è che all'interno del Pdl sia in atto una dialettica logorante, uno sfarinamento sul quale, tuttavia, Silvio Berlusconi esercita un ribaltamento di senso: sondaggi alla mano, il premier sta promuovendo l'idea che la polarizzazione della campagna elettorale, e persino il conflitto interno al Pdl, giovi al partito in vista del voto. L'ultimo sondaggio riservato di Euromedia Research, che il Cavaliere ha propagandato con i propri uomini, descrive il centrodestra in vantaggio sulle opposizioni con una forchetta che va dal 2 al 4 per cento.
La politica dei comizietti di fronte al tribunale di Milano, il duro attacco ai magistrati, l'affare Lassini – compresa la polemica con il sindaco Letizia Moratti, e forse persino l'attacco a Giulio Tremonti – regalano tutta la scena al solo centrodestra, relegando la sinistra al rango di spettatore e attribuendo al premier il ruolo di unico punto di riferimento per la campagna elettorale. “Berlusconi non ragiona secondo gli schemi della politica. Lui vende un prodotto. Secondo gli schemi della politica classica questa sarebbe una fase pasticciata e anarchica. E invece pare che trascini più gente alle urne”, spiegano al Foglio – un po' increduli, un po' no – dall'inner circle berlusconiano. Chissà.
Umberto Bossi, ma lui è una vecchia faina della politica, non la pensa così. La Lega è attraversata da un nervoso silenzio, non soltanto per l'attacco di Giancarlo Galan rivolto dalle colonne del Giornale a Tremonti, ma anche per le polemiche milanesi riesplose ieri all'interno del centrodestra tra Daniela Santanchè e Letizia Moratti, sempre intorno ai manifesti sui giudici brigatisti e sulla candidatura del loro estensore, Roberto Lassini. “Perdere a Milano è impossibile, ma questi del Pdl si stanno impegnando per riuscirci. Si devono dare una calmata”, ha spiegato ai suoi fidatissimi il leader della Lega.
Bossi non è affatto contento e ieri ha affidato al proprio quotidiano, la Padania, il compito di commentare le vicende interne al Pdl definite uno “spiacevole spettacolo da scannatoio politico”. E poi ancora: “Perché mai il Pdl si ostina a offrire all'elettorato lo spettacolo di una tale confusione interna? Qualcuno pensa che la litigiosità possa conquistare la fiducia degli elettori?”. Sono critiche, ancora amichevoli, condivise anche da alcuni settori dello stesso Pdl.
“Noi dobbiamo evitare due generi di errori. Non dobbiamo essere sopra le righe, ma non dobbiamo nemmeno essere remissivi di fronte agli attacchi concentrici che riceviamo dai pm, dal puritanesimo intellettuale e giornalistico”, dice Gaetano Quagliariello, vicecapogruppo del Pdl in Senato. “Berlusconi non dovrebbe condurre lui in prima persona il contrattacco, lui deve fare lo statista e il capo di governo”. Dunque c'è chi suggerisce al premier un leggero cambio di rotta: “La battaglia la devono fare le associazioni e le fondazioni intorno al Pdl. Come ha suggerito il Foglio non troppo tempo fa, noi faremo una prima grande manifestazione in un teatro romano a fine maggio, con politici e intellettuali vicini al centrodestra. Un contro-Palasharp per rispondere ai neoazionisti che disdegnano la sovranità popolare. Senza Berlusconi, ma con tutti coloro i quali credono che il popolo non sia massa e non sia bue”.
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