Brusco rientro dalle ferie del Cav., oggi la Francia e poi Bossi
L'incontro con Nicolas Sarkozy, la Lega da frenare sul conflitto libico, il rimpasto da concedere al gruppo dei Responsabili, la riforma della giustizia da lanciare. Silvio Berlusconi si è tenuto lontano dai soliti miasmi sul 25 aprile e dalle polemiche di Palazzo. Per qualche giorno il premier è rimasto a casa in Sardegna, ma il suo ritorno sulla scena, a Roma, dopo la pausa per le festività pasquali, già da oggi è fitto di incontri, scadenze, grane da disinnescare. Prima di tutto la decisione, annunciata ieri ma presa – pare – tre giorni fa, di partecipare ai bombardamenti sulla Libia.
L'incontro con Nicolas Sarkozy, la Lega da frenare sul conflitto libico, il rimpasto da concedere al gruppo dei Responsabili, la riforma della giustizia da lanciare. Silvio Berlusconi si è tenuto lontano dai soliti miasmi sul 25 aprile e dalle polemiche di Palazzo. Per qualche giorno il premier è rimasto a casa in Sardegna, ma il suo ritorno sulla scena, a Roma, dopo la pausa per le festività pasquali, già da oggi è fitto di incontri, scadenze, grane da disinnescare. Prima di tutto la decisione, annunciata ieri ma presa – pare – tre giorni fa, di partecipare ai bombardamenti sulla Libia. Il conflitto di Tripoli sarà oggetto, oggi, del Vertice bilaterale con il presidente francese Sarkozy (assieme alla questione immigrazione).
Il Cavaliere conta di poter uscire vittorioso dall'incontro, cui partecipa in prima fila anche il ministro degli Esteri Franco Frattini. Parigi ha già manifestato disponibilità ad aprire un tavolo di discussione “tecnica” con l'Italia in tema di immigrazione. L'esito sarà probabilmente comunicato da entrambi i leader come un successo: l'avvio di una fase distensiva e di collaborazione tra i due paesi. L'uno e l'altro, il presidente del Consiglio italiano e il presidente della Repubblica francese, sono impegnati in campagna elettorale e – spiegano fonti diplomatiche – hanno entrambi interesse a comunicare segnali di efficienza al proprio elettorato.
Ma l'annuncio della partecipazione italiana alle operazioni di bombardamento è anche una grana per il presidente del Consiglio, alle prese con il nervosismo della Lega che risponde al proprio antico riflesso anti interventista (dai tempi del conflitto in Kosovo) e si agita all'interno della compagine di governo. “Non voterò mai per i bombardamenti. Ma non è a rischio la tenuta del governo”, ha detto il ministro della Semplificazione, Roberto Calderoli. Fino a una settimana fa, anche per via della perplessità leghista, il Cavaliere sembrava incline ad assecondare una linea di più cauto disimpegno. Ma tutto è cambiato, in seguito all'incontro con i dissidenti libici a Roma, alle pressioni internazionali e a calcoli strategici dell'ultim'ora maturati alla vigilia del bilaterale con Sarkozy. Per il premier – sul fronte interno – si pone adesso il problema di affrontare l'irrequietezza di Bossi e del suo personale politico, già agitato per i toni gladiatori della campagna elettorale: non è escluso che all'incontro con Sarkozy segua, domani, un vertice tra Berlusconi e il leader della Lega.
All'alleato nordista il Cavaliere dovrà raccontare delle difficoltà riscontrate sulla linea di una politica estera un po' defilata e delle pressioni internazionali cui è stato sottoposto dalla Nato e dall'America. Ma potrà anche rassicurarlo sulla tenuta del consenso interno in vista delle elezioni amministrative, e sulla possibilità che il processo breve slitti al dopo voto (per evitare lacerazioni istituzionali con il Quirinale e attriti eccessivi con le opposizioni). Tuttavia l'indole energica del Cav. continua a suggerirgli una doppia azione politica: rilancio dell'iniziativa di governo e radicalizzazione del dibattito pubblico sul tema della giustizia. Il rimpasto di governo è stato troppo a lungo promesso per poter essere disatteso, e questa potrebbe essere la settimana decisiva. Ma il punto centrale della strategia fa perno sul binomio elezioni-giustizia. La riforma potrebbe rapidamente arrivare in Aula nei prossimi giorni per diventare un utile grimaldello da incastrare al momento opportuno tra le contraddizioni della sinistra: tra la sua enunciata vocazione riformista e i suoi riflessi più intimamente giustizialisti. Per questo l'avvio della riforma, in Aula, potrebbe affiancarsi a manifestazioni che il Pdl immagina indirizzate a contrastare “l'ideologismo della sinistra intellettuale che percorre la via giudiziaria all'eliminazione di Berlusconi”.
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