Oh mamma mia
E' più complicato crescere i figli a New York, nell'Upper East Side, attorniate da madri competitive che iscrivono i figli in pre-scuole da diciannovemila dollari l'anno (per poi citarle in giudizio se i ragazzini quattrenni non superano i test di ammissione alle elementari a numero chiuso), oppure è più difficile essere cresciute, sempre a New York ma negli anni Ottanta, da una madre ultra femminista?
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E' più complicato crescere i figli a New York, nell'Upper East Side, attorniate da madri competitive che iscrivono i figli in pre-scuole da diciannovemila dollari l'anno (per poi citarle in giudizio se i ragazzini quattrenni non superano i test di ammissione alle elementari a numero chiuso), oppure è più difficile essere cresciute, sempre a New York ma negli anni Ottanta, da una madre ultra femminista, combattente e poco interessata alle scuole private, autrice di “Paura di volare” (diciotto milioni di copie vendute), talmente fissata con la liberazione sessuale da aggirarsi nuda per casa e domandare alla figlia con un gran sorriso alla Erica Jong (essendo Erica Jong): “Vogliamo parlare di sesso, tesoro?”?
Molly Jong-Fast, scrittrice trentenne, non ha il problema di dover scegliere il trauma perfetto da cui farsi cullare, perché lei è entrambe le cose: figlia di Erica Jong (nel caso la ragazza sentisse di non avere abbastanza informazioni sulla vita erotico-sentimentale della mamma, le basterebbe aprire a caso uno dei suoi romanzi, compreso l'ultimo, “Sedurre il demonio”) e madre apprensiva di tre figli in età semi scolare, alle prese con madri spaventose e chirurgiche nell'organizzare le attività pomeridiane dei bambini (squash, pianoforte, matematica, basket, scacchi, yoga, mandarino). Magari anche queste madri (descritte in un articolo di Molly Jong-Fast su Harper's Bazaar, e ispiratrici del suo romanzo appena uscito in America, “The social climber's handbook”, cioè il manuale dell'arrampicatore sociale) hanno avuto a loro volta madri ossessionate dall'amore libero e dai preservativi, e si sono ribellate. Molly Jong-Fast ha scritto un racconto per l'antologia erotica della madre di prossima uscita e l'ha intitolato “Loro hanno fatto sesso così io non ho dovuto”, in cui spiega, con amore, le differenze fra lei e Erica Jong, e la reazione all'educazione e all'entusiasmo materno per il sesso.
In un'intervista a Laura Piccinini per D di Repubblica, Molly Jong-Fast ha detto dei suoi genitori (intesi anche come generazione introspettiva): “Bisognava capirli. Loro erano oppressi come noi non siamo stati. Ossessionati dalle loro oppressioni e dal doversene liberare. Così hanno ossessionato noi, con quel bisogno compulsivo di farci capire che potevamo fare sesso. Purché sicuro, certo, ma per questo morivano dalla voglia di mostrarci come. E' ironico pensare che adesso la mia generazione di ex adolescenti ossessionati dai sex talk antiprocreativi familiari sia ossessionata, intendo eccitata, dal volere avere figli”. E dal volere matrimoni non aperti ma molto chiusi, e nessun incoraggiamento a girare tutti nudi per casa (dice Erica che i suoi stavano nudi anche d'inverno, anche a cena, con nudi di sesso lesbico alle pareti: le uniche vestite erano lei e la tata).
Erica Jong non si limitava a scrivere costantemente di sesso, ne parlava anche (“Parlare di sesso con i genitori non è così divertente. Con loro, poi, c'era quella sensazione che non avessero altri argomenti”). E dopo i genitori, la scuola progressista dove gli insegnanti facevano comprare i preservativi come compito a casa e a scuola dovevano infilarli su una banana senza spappolarla (“L'unico deterrente era che tutte quelle lezioni facevano sembrare il sesso per niente sexy”). Il risultato educativo è stato il rifiuto del libero amore in favore del miglior passeggino esistente sul mercato. Come al solito, a essere saggi si perde tutto il divertimento.
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