Solo un sogno triste
Martin Amis ha celebrato sull’Observer Christopher Hitchens, l’amico di una vita. E’ un uomo che piange, Amis, e che fino all’ultimo condivide tutto con il suo Hitch, l’ultimo saluto che di solito si fa dopo e che invece Amis fa prima – un atto d’amore assoluto
"Le città di notte contengono uomini che piangono nel sonno, poi dicono Niente. Non è niente. Solo un sogno triste. O qualcosa del genere”. Questo è l’inarrivabile incipit de “L’informazione”, il romanzo più bello scritto da Martin Amis, l’autore inglese che domenica ha celebrato sull’Observer Christopher Hitchens, l’amico di una vita ora malato di tumore. E’ un uomo che piange, Amis, e che fino all’ultimo condivide tutto con il suo Hitch, anche un necrologio in vita, il dolore per quando se ne andrà, l’ultimo saluto che di solito si fa dopo e che invece Amis fa prima – un atto d’amore assoluto. Loro non sono soltanto due scrittori, due polemisti, due saggisti, due commentatori, due rompipalle colossali, sono prima di tutto due amici. Si conobbero nel 1973, Hitchens ebbe una storia con la sorella di Amis, Sally, perché “non mi trovava poi così rivoltante” e perché aveva la stessa fierezza di suo fratello, che allora pareva un “Mick Jagger tozzo”.
Hitchens già aveva riconosciuto Amis, e tra loro nacque “la relazione più eterosessuale che un giovane uomo possa avere con un altro” (i ricordi in tema di donne sono stupendi, l’autobiografia di Hitchens ne è piena, Amis definisce l’amico “unpredatory”, “quello che toccava sempre convincere”).
Nel suo necrologio da vivo, Martin Amis ribalta il paradigma di Nabokov – “Penso come un genio, scrivo come un autore illustre, parlo come un bambino” – e lo adatta al suo amico: “Pensa come un bambino, scrive come un autore illustre e parla come un genio”. Hitchens è un ribelle, uno che dimostra “un disprezzo per il buon senso che fa quasi tenerezza”. Hitchens usa le parole come nessuno, ha la capacità di dire cose memorabili riassumendole in un’unica frase che non lascia possibilità di appello (uscirà un libro il 10 maggio con le citazioni migliori, “The Quotable Hitchens: From Alcohol to Zionism”). Hitchens è uno che non sa che cosa sia “l’esprit de l’escalier” di Diderot, non gli è mai successo di avere la battuta pronta quando ormai l’interlocutore se n’era andato, era già sulle scale – “cosa che può perseguitarti per sempre, soprattutto se quella ‘scala’ avrebbe potuto portarti in una camera da letto”.
Amis è un uomo che piange di notte e che arriva a chiedere al suo amico di ricredersi, almeno un pochino, su un tema che a entrambi sta a cuore: Dio. Hitchens è ateo, ne ha scritto parecchio, soprattutto in questi ultimi anni di guerre di civiltà e di religione e alla fine dello scorso anno ha discusso del tema con il convertito Tony Blair. Amis gli chiede un favore: non essere ateo, sii agnostico come me. La pensiamo più o meno allo stesso modo, ci divide un solco che anche una rana potrebbe saltare, e pure tu hai scritto che la misura del sapere la ottieni quando sai quanto è grande la tua ignoranza. Ecco: l’agnostico conosce la sua ignoranza, questa definizione si addice di più al tuo romanticismo intellettuale, al tuo amore per la vita.
“Comunque, sappiamo cosa ti sta per accadere, e sappiamo quel che accadrà a chiunque abiti su questa terra”. Ma Amis conclude con il fuoco stellare da cui tutti siamo venuti e in cui tutti finiremo. E’ un uomo che piange e non lo ammette. “Niente, non è niente. Solo un sogno triste”.
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