La gestione sottovoce dell'emergenza

Verso una Schengen più stretta. Una lettera alla Ue per rivedere il Trattato

Cristina Giudici

All'interno del Vertice fra il premier Silvio Berlusconi e il presidente della Repubblica francese Nicolas Sarkozy, ieri a Villa Madama, si giocava anche la partita dei flussi migratori, assai infuocata nelle ultime settimane. Non è semplice capire chi abbia vinto. Se ci si limita alle dichiarazioni bilaterali, pare sia stata un'amichevole. La lettera congiunta firmata da Berlusconi e Sarkozy, indirizzata al presidente della Commissione europea José Barroso e al presidente del Consiglio europeo Herman Van Rompuy segnala un accordo, per quanto limitato ai buoni principi, sulla non più prorogabile necessità di rivedere il trattato di Schengen.

    All'interno del Vertice fra il premier Silvio Berlusconi e il presidente della Repubblica francese Nicolas Sarkozy, ieri a Villa Madama, si giocava anche la partita dei flussi migratori, assai infuocata nelle ultime settimane. Non è semplice capire chi abbia vinto. Se ci si limita alle dichiarazioni bilaterali, pare sia stata un'amichevole. La lettera congiunta firmata da Berlusconi e Sarkozy, indirizzata al presidente della Commissione europea José Barroso e al presidente del Consiglio europeo Herman Van Rompuy segnala un accordo, per quanto limitato ai buoni principi, sulla non più prorogabile necessità di rivedere il trattato di Schengen. Cinque punti, che ribadiscono il comune impegno per regolare e gestire le ondate migratorie attraverso una moral dissuasion e aiuti ai paesi di origine, una politica comunitaria più compatta sui profughi e un potenziamento della polizia di frontiera europea Frontex per i respingimenti. Il tema della revisione delle regole sulla libera circolazione è più caro alla Francia, ma Berlusconi ha mostrato che c'è accordo: “Nessuno di noi vuole negare Schengen, ma in circostanze eccezionali crediamo ci debbano essere della variazioni”. Sarkozy ha gradito, rincarando: “Perché Schengen viva, deve essere riformato”. Parigi capisce i problemi dell'Italia, ma in termini di solidarietà il paese che accoglie più rifugiati in Europa è la Francia con 52 mila profughi l'anno, ha aggiunto il presidente francese, quasi in risposta indiretta al ministro dell'Interno Roberto Maroni, che ritiene che l'Italia non possa accoglierne più di 50 mila.

    Come vanno interpretate queste dichiarazioni? In un unico modo, spiegano fonti interne al Viminale. “Le clausole di sospensione del Trattato di Schengen, già previste in casi straordinari, sono troppo generiche e perciò controproducenti”. Quando si forma una pressione demografica alle frontiere non è possibile ripristinare i confini con facilità, come è successo a Ventimiglia. Se invece si stabiliscono meglio le condizioni per farlo, questo è il ragionamento degli esperti, ci saranno meno conflitti intraeuropei. Insomma, nel medio periodo il segnale emerso dal bilaterale è quello di inserire qualche meccanismo di freno alla libera circolazione in Europa.

    Per l'immediato, i criteri nebulosi dei passaggi alle frontiere non si sono chiariti. Il motivo è semplice, quello dei tunisini è un problema tutto sommato meno grave rispetto a quello generale dei flussi che arriveranno in Europa. Così a Ventimiglia passano ogni giorno 200 tunisini, in possesso del permesso di soggiorno temporaneo, che non sostano più neanche al centro di accoglienza. Piccolo compromesso sul campo, che rimanda a una soluzione generale ancora lontana. Per ora Italia e Francia hanno solo trovato un linguaggio comune per dire che l'Europa dovrà assumersi le responsabilità, senza lasciare soli i paesi più vicini al Mediterraneo. Palla al centro, si riparte verso Bruxelles, dove il 4 maggio verrà presentato un progetto di revisione della governance di Schengen alla commissaria per gli Affari interni, Cecilia Malmström.