Chi è la Ariane appassionata d'arte e d'Italia che prepara la svolta rosa dei Rothschild
Sua suocera Nadine, ex starlette del cinema francese, è stata una regina della mondanità, ha scritto 14 libri di ricordi e di bon ton tra cui il classico “La baronessa rientra alle cinque”, mentre lei parla cinque lingue ma sembra una casalinga, ha i capelli biondi tirati indietro con un elastico, non ha fatto ricorso al botox né alla chirurgia plastica. Ariane de Rothschild, la baronessa-banchiera che il 5 aprile scorso ha inaugurato a Milano l'edizione italiana del premio d'arte contemporanea che porta il suo nome, curato dai giovani critici italiani Laura Barreca e Marcello Smarrelli, è nata in Salvador nel 1965.
Sua suocera Nadine, ex starlette del cinema francese, è stata una regina della mondanità, ha scritto 14 libri di ricordi e di bon ton tra cui il classico “La baronessa rientra alle cinque”, mentre lei parla cinque lingue ma sembra una casalinga, ha i capelli biondi tirati indietro con un elastico, non ha fatto ricorso al botox né alla chirurgia plastica. Ariane de Rothschild, la baronessa-banchiera che il 5 aprile scorso ha inaugurato a Milano l'edizione italiana del premio d'arte contemporanea che porta il suo nome, curato dai giovani critici italiani Laura Barreca e Marcello Smarrelli, è nata in Salvador nel 1965, da padre tedesco e madre francese, e nel 1999 ha sposato Benjamin de Rothschild, capo del ramo francese della famiglia di banchieri, una fortuna stimata in 4 miliardi di euro, interessi nel credito ma anche nei vini, nel turismo, negli alimentari.
La baronessa è un tipo anticonformista non solo nell'aspetto: in un'intervista al quotidiano israeliano Haaretz – i Rothschild sono i più grandi finanziatori privati al mondo della causa di Israele, con donazioni per oltre 20 milioni di euro all'anno tramite 12 istituzioni filantropiche, oltre alla loro fondazione principale Caesarea Edmond Benjamin de Rothschild Foundation – ha ammesso di non essere ebrea e di non volerlo per il momento nemmeno diventare “perché molti si convertono all'ebraismo solo per interesse, un concetto che non mi appartiene”. Così, tecnicamente, non saranno ebree nemmeno le quattro figlie, che un giorno erediteranno il patrimonio e il nome di Benjamin de Rothschild e per le quali la baronessa spera in “un mondo un po' più ugualitario per le donne”. Sempre ad Haaretz, che le chiedeva se rispettassero riti religiosi, ha detto che “abbiamo una casa abbastanza grande per poter celebrare, diciamo, sia un Sabbath che un Natale”. Un understatement che ha riproposto anche nella vernice milanese del Premio Ariane de Rothschild, dove, raccontano i presenti, la baronessa ha parlato amabilmente della vita semplice che conduce (a dormire alle nove, la mattina sveglia alle sette e mezza per andare in banca) in una semplice casa con papere e galline in giardino; mentre la coppia risiede in realtà in un castello sulle rive del lago di Ginevra disegnato da uno dei più importanti architetti vittoriani, sir Joseph Paxton. Lo stesso architetto che progettò il Crystal Palace di Londra e che poi divenne l'architetto “di corte” dei Rothschild, disegnando pure il celebre castello di Ferrières, a trenta chilometri da Parigi, inaugurato nel 1862 da Napoleone III in persona, e dove, raccontò Guy de Rothschild in un'autobiografia (i Rothschild tra le altre cose sono grafomani), c'era anche un piccolo treno sotterraneo per collegare le cucine ai saloni da pranzo.
Sempre sull'ebraismo, la baronessa ha detto: “Lascio alle mie figlie la massima libertà; la maggiore per esempio sta studiando l'yiddish, ma insieme al cinese e allo spagnolo”. Ariane, nata Langner, un discreto italiano tra le cinque lingue parlate, infanzia in Africa, master in Business administration a New York, a partire dal 1999 è stata messa dal marito Benjamin in tutti i business di famiglia e oggi è ufficialmente vicepresidente della banca svizzera Edmond de Rothschild Group, con 2.500 dipendenti e capitali gestiti per oltre 130 miliardi di euro. L'istituto è presente da anni anche in Italia nella gestione dei grandi patrimoni, e da novembre scorso è autorizzato a operare come banca a tutti gli effetti. Sul “soffitto di cristallo”, ovvero la barriera invisibile che ogni donna incontrerebbe sul posto di lavoro, Ariane ha le idee chiare: “Io non sono femminista, la trovo una brutta parola. Semmai è lui il femminista della coppia”, ha detto a proposito del marito Benjamin sempre ad Haaretz, a cui ha pure confessato che nel loro primo incontro lui non le piacque per niente. Lei aveva già un posto di responsabilità nella finanza, prima a Société Générale poi al gruppo assicurativo Aig. Ma nonostante il curriculum, senza essere imposta da lui in azienda, difficilmente sarebbe arrivata così in alto.
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