La “paciata” dei pm divisi da Ciancimino rovinata dall'indagine del Csm

Marco Pedersini

La magistratura antimafia era quasi riuscita a chiudere gli imbarazzi per la degradazione di Massimo Ciancimino da idolo dell'antimafia a falsario da copisteria. Ma l'ufficio di presidenza del Csm, in serata, ha aperto un'indagine sull'arresto di Ciancimino jr, disposto dai pm palermitani Antonio Ingroia e Nino Di Matteo.

    La magistratura antimafia era quasi riuscita a chiudere gli imbarazzi per la degradazione di Massimo Ciancimino da idolo dell'antimafia a falsario da copisteria. Ma l'ufficio di presidenza del Csm, in serata, ha aperto un'indagine sull'arresto di Ciancimino jr, disposto dai pm palermitani Antonio Ingroia e Nino Di Matteo. Se ne occuperà la Prima commissione, quella che valuta l'operato dei magistrati.

    Nel pomeriggio di ieri, alla direzione nazionale antimafia, le procure di Palermo e Caltanissetta, si erano messe d'accordo, dopo cinque ore di riunione. A Palermo vertici come quello tenuto ieri si chiamano “paciate”. A Roma preferiscono dire che “era una normale discussione tra due uffici che si occupano dello stesso argomento”, come ha ribadito il procuratore capo di Palermo, Francesco Messineo. Massimo Ciancimino aveva aperto una frattura tra le due procure: Caltanissetta lo indaga per calunnia al responsabile dei servizi segreti, Gianni De Gennaro, mentre Palermo lo ritiene un testimone affidabile. Anzi, di più, stando a quanto dice lo stesso Ciancimino Jr. in intercettazioni ambientali predisposte dai pm di Reggio Calabria per sorvegliare un commercialista inquisito per 'ndrangheta: “Io faccio quello che minchia voglio, là dentro (nella procura di Palermo, ndr). L'altra volta mi sono andato a vedere un file dove c'erano le barche da sequestrare”. Poi, commentando la sua partecipazione a una puntata di “Annozero”, Ciancimino jr aggiunge: “L'hai vista? Sono un'icona, per loro! Se io dico: ‘Mi vogliono fottere con una minchiata, mi vogliono coinvolgere' e robe varie, loro gli dicono a quelli: guardate che è il nostro teste principale d'accusa su quel che è successo negli ultimi vent'anni, non ce lo screditate per una cazzata”.

    Il patron della “paciata”, il procuratore nazionale antimafia Pietro Grasso, ieri sfoderava il consueto sorriso conciliante: “Ognuno ha avuto modo di esporre le proprie ragioni, ma adesso è stata messa una pietra sul passato e si pensa soltanto a costruire il futuro”. Ovvero, ha spiegato Grasso, “i prossimi atti che riguardano le indagini su Massimo Ciancimino verranno compiuti congiuntamente dalle procure di Caltanissetta e Palermo. Solo il prossimo interrogatorio, che riguarda il fermo di Ciancimino, verrà compiuto dai magistrati palermitani”. Il figlio dell'ex sindaco mafioso di Palermo deve rispondere di calunnia dichiarativa, calunnia documentale, associazione mafiosa e (novità di ieri) detenzione di esplosivi. Sull'ultima indagherà Palermo, sulla calunnia “si farà il punto alla fine delle rispettive indagini”.