La principessa di ferro

William Ward

Si dice spesso nei paesi anglofoni, con buona pace dei freudiani, che alla fine “every man always marries his mother”. Ma nel caso del principe William, che questa mattina sposa Kate Middleton nell'abbazia di Westminster sotto lo sguardo delle telecamere di tutto il pianeta, si può tranquillamente dire che ha fatto un salto generazionale per sposarsi la nonna – e fino a un certo punto persino la bisnonna.

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    Si dice spesso nei paesi anglofoni, con buona pace dei freudiani, che alla fine “every man always marries his mother”. Ma nel caso del principe William, che questa mattina sposa Kate Middleton nell'abbazia di Westminster sotto lo sguardo delle telecamere di tutto il pianeta, si può tranquillamente dire che ha fatto un salto generazionale per sposarsi la nonna – e fino a un certo punto persino la bisnonna.

    A differenza dell'unione di suo padre, l'erede al trono principe Carlo, con sua madre, Lady Diana, che era una specie di matrimonio combinato (forse l'ultimo di quel genere fra le vecchie monarchie), quella che si sta per celebrare oggi a Londra fra William e Catherine Middleton (il nome Kate è stato inventato dai media per la sua brevità – in realtà sia i familiari sia gli amici la chiamano Catherine) è invece una vera “romance” – una storia d'amore fra due persone semplici che si amano davvero, senza complessi dinastici.

    In questo William segue l'esempio sia della nonna sia della bisnonna. L'attuale regina Elisabetta, nel febbraio del 1947, ha sposato un oscuro principe ellenico dalle radici danesi (una volta le monarchie europee erano come le squadre di calcio di oggi: uno strano miscuglio etnico sotto lo stesso tetto) di cui si era follemente innamorata all'età di tredici anni, quando aveva incontrato il bel biondo Filippo Battenburg–Schleswig-Holstein-Sonderburg-Glücksburg a una parata navale nel Devon, assieme ai genitori.

    La bisnonna, la quasi mitica “Queen Mum”, Elisabetta Bowes-Lyons, nel 1923 si era sposata con Alberto, duca di York (che in un secondo momento, nel 1936, è diventato Giorgio VI, dopo l'abdicazione del fratello maggiore Edoardo VIII). Per più di due anni aveva rifiutato le ripetute richieste di matrimonio del principe innamoratissimo, perché “non voleva perdere la sua autonomia, e la sua libertà, diventando una principessa”, ma poi si era arresa alle pressioni del suo cavaliere proprio per amore.

    Come sappiamo, anche la storia fra William e la sua bella ragazza comune e borghese è stata così: lunghi periodi di passione, alternati a periodi di separazione e di crisi, cercando di dimenticarsi l'uno l'altra, senza riuscirci. Sappiamo anche che la fidanzata “on/off” del nipote è piaciuta molto alla nonna di William, la regina Elisabetta, che non è per niente snob o classista e che anzi ha subito intravisto alcune delle caratteristiche giuste per la moglie del futuro principe di Galles e, un giorno, regina d'Inghilterra.

    Come Elisabetta, e in qualche misura come la regina madre, la Middleton è psicologicamente molto stabile, non è esibizionista ed è molto pratica. Cioè non è come la compianta principessa Diana: bella, elegante, vicina alle persone che soffrono, una fantastica icona della moda, ma del tutto inadatta alla vita di Palazzo, per non parlare del ruolo di regina. Come ha fatto capire bene con alcuni importanti gesti – l'anello di fidanzamento della madre, la scelta di Mario Testino, grande amico di Diana, come fotografo ufficiale del fidanzamento – William continua ad amare la memoria della madre e a rispettare le sue tante virtù personali e pubbliche.

    Ma nei confronti della nonna Elisabetta William
    ha elaborato, da adolescente rimasto orfano, e adesso da giovane adulto indipendente, un forte amore e un attaccamento che è difficilmente traducibile nei termini dell'esperienza “normale”. Questo legame è molto più sentito di quello con il padre Carlo, che da sessant'anni aspetta di salire sul trono e che da almeno trenta si lamenta persino pubblicamente di non avere un ruolo adatto o all'altezza delle sue aspettative, e che non dimostra molte delle qualità di fermezza e solidità regali così presenti sia in Elisabetta sia nell'amatissima regina madre.
    Malgrado tutto l'amore che William nutre nei confronti del padre e della memoria della madre, non sono mai stati loro i suoi veri punti di riferimento per quanto riguarda il suo ruolo di giovane principe e di futuro re. Non c'è da sorprendersi quindi che abbia scelto una ragazza da sposare che assomiglia più alla nonna che alla mamma.

    A causa della lunga e molto pubblica diatriba fra Carlo e Diana, prima della morte della principessa di Galles nel 1997, si è spesso dimenticato quanto i due in realtà si assomigliassero, almeno per gli aspetti negativi: nevrotici, infantili, manipolatori, inclini al vittimismo, abbastanza indiscreti, deboli. Queste caratteristiche facevano disperare la solidissima e discretissima sovrana rispetto all'erede e alla sua allora consorte. “Never explain, never complain” (non giustificarti, non lamentarti) è da generazioni il motto ufficioso del casato regnante britannico: preso dal libro di istruzioni del Conte di Chesterfield nel Settecento, è un consiglio osservato alla lettera da tutti i componenti della famiglia reale, soprattutto quelli destinati al trono (consorti inclusi), almeno dai tempi della regina Vittoria in poi. Le uniche eccezioni a queste regole di discrezione sono stati Edoardo VIII, il principe Carlo e la sua prima consorte Diana. Paradossalmente, un'altra figura che incarna perfettamente questa “regola d'oro” dei Windsor è la seconda moglie del principe, il primo amore mai dimenticato: Camilla Parker-Bowles, ormai duchessa di Cornovaglia. Per quanto sia stata sempre considerata la causa principale della crisi matrimoniale fra Carlo e Diana – ed è per questo ancora detestata da molti, seppure da nessuno che davvero conti nell'establishment britannico –, la duchessa di Cornovaglia assomiglia molto alla regina e alla regina madre in termini di solidità, discrezione e senso pratico (in più ha una determinazione senza eguali, tranne forse la mamma della futura principessa Kate). Ed è anche una donna in fondo innamorata, che ha resistito a tutto (compresa la diffamazione da parte dei milioni di sostenitori mondiali di Diana) pur di mantenere la sua love story con Carlo. Oggi Camilla è ormai molto amica del figliastro William (e anche del fratellino Harry) e più di una volta ha incontrato a pranzo, da sola, la futura “nuora” Catherine, per parlare di tutto ciò che ha già vissuto l'una, e che sta per subire l'altra: la vita a corte, sotto i riflettori, senza potersi mai lamentare.
    Un'altra cosa che unisce le quattro generazioni di donne di casa Windsor, dalla regina madre all'attuale sovrana a Camilla e ora a Kate Middleton, è la loro totale discrezione davanti al microfono. Mentre Diana (e se per questo anche Carlo) ha rilasciato negli anni tantissime interviste (per non parlare poi delle intercettazioni, ma quelle non erano volontarie), nessuna delle altre donne Windsor si è mai concessa al microfono. Fino alle undici e mezzo di questa mattina, quando dirà davanti all'arcivescovo di Canterbury, Rowan Williams, “I will”, nessuno dei suo futuri “sudditi” avrà mai sentito la sua voce. Com'è? Ancora non lo sappiamo. Ma in futuro la sentiremo poco. Perché il suo amore per il principe, e per il suo futuro ruolo da regina del Regno Unito e di 17 altri stati e territori sparsi nel mondo, lo saprà esprimere più con gli sguardi complici e discreti che non con le chiacchiere incessanti. Come la nonna acquisita, come la bisnonna. Così ha voluto il principe William.

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