Il legno diritto della santità

Paolo Rodari

Giovanni Paolo II diviene beato. Il suo è il processo più veloce della storia della chiesa (stando almeno alle notizie che si hanno dei secoli recenti). Cosa vuol dire che diventa beato? Beatificazione è il riconoscimento formale, da parte della chiesa, dell'ascensione di una persona defunta al Paradiso. I beati però non possono ancora essere considerati formalmente santi. Lo stato di santità viene riconosciuto al termine di un processo più lungo che prende il nome di canonizzazione.

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    Giovanni Paolo II diviene beato. Il suo è il processo più veloce della storia della chiesa (stando almeno alle notizie che si hanno dei secoli recenti).
    Cosa vuol dire che diventa beato? Beatificazione è il riconoscimento formale, da parte della chiesa, dell'ascensione di una persona defunta al Paradiso. I beati però non possono ancora essere considerati formalmente santi. Lo stato di santità viene riconosciuto al termine di un processo più lungo che prende il nome di canonizzazione.

    La chiesa al termine del processo di canonizzazione afferma che quella persona si trova con certezza in Paradiso e in più, rispetto alla semplice beatificazione, ne permette la venerazione come santo nella chiesa universale. Questo processo richiede in genere molti anni durante i quali devono essere riconosciuti dei miracoli attribuiti all'intercessione della persona oggetto del processo.

    La beatificazione è stata introdotta in forma definitiva da Alessandro VII (1599-1667): è appunto l'atto pontificio con cui il Papa riconosce il culto nell'ambito di una chiesa locale. La canonizzazione, invece, ha un carattere dogmatico e definitivo, con cui il successore di Pietro prescrive il culto alla chiesa universale

    Il cardinale Agostino Vallini, vicario del Papa per la diocesi di Roma, ha fatto sapere recentemente di aver chiesto da subito il culto universale per Wojtyla. La cosa non è stata concessa. Del resto, è logico: se si fosse riconosciuto il culto universale di fatto Wojtyla sarebbe stato considerato alla stregua di un santo (ma santo non lo è ancora). La parola santità indica uno stato di vita ineccepibile dal punto di vista spirituale, ovviamente per il cristianesimo il modello di riferimento è Gesù Cristo.
    Alla santità sono chiamati tutti i cristiani. Ma oltre a questa santità comune c'è quella canonica che consiste nel vivere eroicamente le virtù cristiane. Questa pratica virtuosa viene riconosciuta ufficialmente dalla chiesa e da essa proposta come modello all'intero popolo di Dio, proprio perché, come scriveva Pio XI, “a tutti sia più facile raggiungere la vera santità”.

    Perché la chiesa propone al culto dei fedeli alcuni santi e non altri? Il santo canonizzato, benché si sia santificato come ogni altro nell'adempimento del proprio dovere, nel proprio stato e nella propria condizione, è stato scelto e portato da Dio ad una perfezione singolare, diversa dalla vita comune. In secondo luogo, un santo, per essere canonizzabile, deve essere portatore di un carisma di santità: deve cioè recare un “messaggio” da parte di Dio all'umanità, deve essere maestro e collaudatore di una “via sicurissima per la quale, tra le mutevoli cose del mondo, potremo arrivare alla perfetta unione con Cristo, cioè alla santità, secondo lo stato e la condizione propria di ciascuno”. Come ha scritto Giovanni Paolo il nella bolla d'indizione del giubileo del 2000, la santità “si manifesta nelle vicende di tanti santi e beati, riconosciuti dalla chiesa, come anche in quelle di un'immensa moltitudine di uomini e donne sconosciuti, il cui numero è impossibile calcolare”.

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    Perché un candidato divenga beato si chiede il riconoscimento di un miracolo avvenuto per sua intercessione. Cos'è il miracolo? Il miracolo è un evento straordinario che supera le leggi della natura, che suppone un intervento speciale di Dio e che è, allo stesso tempo, un segno ed una manifestazione di un messaggio di Dio all'uomo. I miracoli possono essere fisici o morali, ma per le cause vagliate dalla Congregazione per le cause dei santi è necessario un miracolo fisico; e, se consiste in una guarigione, questa deve essere istantanea, completa e duratura, oltre che inspiegabile secondo le leggi della natura, alla luce delle attuali conoscenze mediche. La chiesa esige dei miracoli per la beatificazione e canonizzazione perché sono una sorta di “timbro” che Dio appone sul suo servo, con cui garantisce la sua santità.

    L'esame delle presunte guarigioni miracolose è compiuto prima sotto il profilo scientifico, cioè è studiato dai medici; poi si pronunciano i consultori teologi, ai quali spetta dire se la guarigione, naturalmente inspiegabile secondo i medici, è o no un vero miracolo, avvenuto per l'intervento del Signore invocato per intercessione del servo di Dio o del beato. Anche nell'esame del miracolo l'ultima parola spetta al congresso ordinario dei cardinali e vescovi e, infine, al sommo pontefice.

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    E' stato Benedetto XVI ha dare il suo assenso alla beatificazione di Wojtyla. L'ha dato perché il processo ha soddisfatto i requisiti richiesti. L'ha dato anche perché conosceva bene Giovanni Paolo II.

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