Vecchi merletti
La nonna è il predicato fondamentale di ogni trappola amorosa, di ogni affresco familiare, la nonna è quasi sempre l'Oscar al miglior attore non protagonista nella vita degli affetti. La nonna è ragù, strizzatine d'occhio e foto da ragazza (come ne “L'amica di nonna Speranza” di Guido Gozzano). Se i genitori ci parevano ottusi potevamo (qualcuno ancora può) correre dalla nonna a farci consolare, e la nonna, “eroina silenziosa”, disse Barack Obama.
La nonna è il predicato fondamentale di ogni trappola amorosa, di ogni affresco familiare, la nonna è quasi sempre l'Oscar al miglior attore non protagonista nella vita degli affetti. La nonna è ragù, strizzatine d'occhio e foto da ragazza (come ne “L'amica di nonna Speranza” di Guido Gozzano). Se i genitori ci parevano ottusi potevamo (qualcuno ancora può) correre dalla nonna a farci consolare, e la nonna, “eroina silenziosa”, disse Barack Obama, è stata fondamentale nell'educazione del presidente degli Stati Uniti (mentre in “Io e te” di Niccolò Ammaniti, il ragazzino asociale diceva che usciva con gli amici e invece si rifugiava dalla nonna, che beveva bloody mary di nascosto).
Ci sono le nonne anticonformiste, come Susan Sarandon in “Amabili resti”, che si faceva mettere lo smalto sulle unghie dei piedi dal nipote più piccolo e intanto buttava giù una vodka. E le bisnonne super colte, come l'ultranovantenne Lenore Beadsman ne “La scopa del sistema” di David Foster Wallace (Fandango), che ispira diffidenza perché “a Cambridge ha studiato lettere classiche e filosofia e chissà cos'altro con un professore che era una specie di genio pazzoide e si chiamava Wittgenstein ed era convinto che tutto sia parole”. Non una vecchina di quelle che le vedi e dici “Che Dio la benedica”, insomma, ma una che si mette a capo di venticinque fra coetanei e infermieri dell'ospizio e scompare. La saggezza e la superiorità anche morale di una nonna non sono comunque mai in discussione (può essere stata perfino una madre sbagliata, ma ora che è nonna è un pilastro, come dimostra Shirley Mac Laine in “Voglia di tenerezza”).
Adesso però Gwyneth Paltrow, evidentemente traumatizzata, ha mandato all'aria secoli di santificazione nonnesca nel programma della comica Chelsea Handler: “Mia nonna era una vera stronza”, ha detto, lei sempre così educata e wasp, “mi odiava e ha cercato di aizzarmi contro mia madre, ma non ha funzionato perché ho una mamma fantastica. Era una dura, proprio una dura. Penso che debba avere sofferto molto perché era cattivissima”. La nonna cattivissima è sconcertante (si immagini una signora con l'aria elegante e l'aspetto di Donna Valeria ne “Il pranzo di Ferragosto” di Gianni Di Gregorio, con un tocco alla Arsenico e vecchi merletti), ma ha comunque una grandiosità letteraria che alle madri non sempre spetta.
Nel romanzo di Pavel Sanaev, “Seppellitemi dietro il battiscopa” (nottetempo), best seller russo, la nonna alla quale è stato affidato il nipote di nove anni, a Mosca negli anni Settanta, è sempre furibonda, disperata, rabbiosa, lo costringe a tenersi addosso una calzamaglia di lana ruvida anche per dormire, ha l'incubo della sinusite, impazzisce se il bambino suda (“Ha sudato… Vergine Santissima Ausiliatrice, ha sudato la carogna! Signore, abbi pietà di noi!”), lo chiama “catorcio” e gli dice: “Vieni qui, ti compro i vagoni per il trenino elettrico. Se non vieni, li compro lo stesso e te li spacco in testa”. Le nonne hanno un privilegio assoluto, anche nella possibilità della cattiveria: riescono sempre a sembrare simpatiche (omaggi alla regina Elisabetta).
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