L'intesa sulla Libia (forse) arriva, ma tra il Cav. e Bossi c'è ancora il buio

Salvatore Merlo

“Devono votare la nostra mozione, così com'è. Senza modifiche”. La questione Libia, tra Pdl e Lega, si complica e toccherà a un vertice tra i capigruppo questa mattina tentare di disinnescare la grana che il Pdl definisce una “impuntatura”.  Umberto Bossi sembra avere inviato una specie di ultimatum. Il partito del Cav. ha chiesto “piccole” modifiche alla risoluzione sulla partecipazione ai raid aerei, scritta dai leghisti, che dovrebbe arrivare al voto domani alla Camera. Alla richiesta padana di una perentoria data che indichi la fine del conflitto, il Pdl vorrebbe sostituire un meccanismo di “verifiche periodiche” in Parlamento e con gli alleati della Nato.

    “Devono votare la nostra mozione, così com'è. Senza modifiche”. La questione Libia, tra Pdl e Lega, si complica e toccherà a un vertice tra i capigruppo questa mattina tentare di disinnescare la grana che il Pdl definisce una “impuntatura”.  Umberto Bossi sembra avere inviato una specie di ultimatum. Il partito del Cav. ha chiesto “piccole” modifiche alla risoluzione sulla partecipazione ai raid aerei, scritta dai leghisti, che dovrebbe arrivare al voto domani alla Camera. Alla richiesta padana di una perentoria data che indichi la fine del conflitto, il Pdl vorrebbe sostituire un meccanismo di “verifiche periodiche” in Parlamento e con gli alleati della Nato. E' la soluzione trovata ieri mattina a Palazzo Chigi nel corso di un vertice presieduto da Gianni Letta, che è stata comunicata nel pomeriggio al premier (in quel momento a Milano per l'udienza Mediatrade) e poi trasmessa ai dirigenti della Lega che l'hanno studiata assieme a Bossi nella sede di via Bellerio. Una soluzione che – così risulta al Foglio – la Lega si prepara a rigettare chiedendo agli alleati di aderire alla propria mozione “alla lettera”. Così, l'esito dell'incontro di oggi tra diplomatici resta aperto.

    Non tira aria amichevole. Stavolta non sarà un vertice tra i due vecchi “amici e alleati” a risolvere la grana della Libia. Il più volte annunciato faccia a faccia rappacificatore tra Silvio Berlusconi e Umberto Bossi avverà forse oggi, ma solo (e forse) dopo l'incontro tra i capigruppo. “Berlusconi? Stia lì nella ‘bratta' e rifletta”, ha ripetuto venerdì sera a cena il leader padano ai propri dirigenti, gli stessi che ieri hanno ricevuto una strana telefonata da Paolo Bonaiuti: “Ma allora con Bossi si incontrano o no?”. Il rapporto personale che ha retto per anni l'asse del nord pare si sia improvvisamente trasformato – e per decisione unilaterale del Carroccio – in una triangolazione politica. Esposta dunque, da oggi in poi, anche ai marosi della contesa politica. L'affare delle bombe sulla Libia potrà essere risolto (non è impossibile), ma la prossima grana di governo, lo ha spiegato ieri Bossi al proprio stato maggiore, “non si potrà disinnescare con una pacca sulle spalle”. Intanto però la Lega ha già incassato sotto il profilo degli equilibri di potere interni alla maggioranza. E, se ci sarà oggi un incontro tra i due leader, la preoccupazione dell'entourage berlusconiano è che “il dottore ceda ancora”, anche su dossier non collegati all'affare libico.

    I diplomatici di Pdl e Lega si riuniranno stamattina per tentare una mediazione. Da Berlusconi, raggiunto ieri in vivavoce dai propri capigruppo e ministri riuniti, è arrivata una sola indicazione: “Fate voi, ma trovate il modo di ricucire”. E così probabilmente sarà, anche se difficilmente il Pdl potrà accettare la mozione dei leghisti così com'è: “Pone dei problemi nel rapporto con la Nato”, spiegano al Foglio. Nessuno, tuttavia, immagina il protrarsi di uno scontro tra consanguinei alla vigilia delle elezioni amministrative in comuni fondamentali per il centrodestra come Milano e Napoli. Eppure la parola crisi di governo ha fatto capolino ieri, con cautela e gusto scaramantico, nello spartito minaccioso di Bossi. Chissà.
    “La novità è che da oggi è forse cambiato per sempre qualcosa nel rapporto tra noi e la Lega”, spiegava ieri a un collega di governo il sottosegretario all'Interno Alfredo Mantovano. L'impressione diffusa è che vacillino le fondamenta dell'asse del nord. “La gente ha raccolto bene la nostra intemperanza. Vuole sentirsi dire che sulla Libia, ma non solo, ‘è tutto sbagliato'”, diceva sabato sera Roberto Calderoli nel corso della cena che ha riunito a Milano, per la festa dei giovani padani, l'intero stato maggiore della Lega. Bossi non arretra di un passo. Quando ieri pomeriggio il direttore della Padania, Leonardo Boriani, è sembrato annunciare un imminente vertice tra il Capo e Berlusconi, Calderoli lo ha smentito in privato: “Ma come ti è passato per la mente?”. E' quasi inevitabile che i due si vedano, ma sarà solo dopo che la classe politica intermedia avrà siglato un accordo. Il Cav. non dispera. La sua missione ora è “recuperare l'amico, prima dell'alleato”.

    • Salvatore Merlo
    • Milano 1982, vicedirettore del Foglio. Cresciuto a Catania, liceo classico “Galileo” a Firenze, tre lauree a Siena e una parentesi universitaria in Inghilterra. Ho vinto alcuni dei principali premi giornalistici italiani, tra cui il Premiolino (2023) e il premio Biagio Agnes (2024) per la carta stampata. Giornalista parlamentare, responsabile del servizio politico e del sito web, lavoro al Foglio dal 2007. Ho scritto per Mondadori "Fummo giovani soltanto allora", la vita spericolata del giovane Indro Montanelli.