Chi ha paura di Ai Weiwei?
Di Ai Weiwei, artista e attivista cinese, non si hanno notizie dal tre aprile scorso. Giovedì mattina il sindaco di New York, Michael Bloomberg, ha inaugurato in sua assenza a Central Park una mostra di sue sculture, dodici teste di animali che interpretano lo zodiaco cinese. Un omaggio di Weiwei alle sculture poste intorno all'orologio di piazza Yuanming Yuan a Pechino, saccheggiate da inglesi e francesi nella guerra dell'oppio del 1860 e quindi oggi simbolo dell'umiliazione subita dalla Cina da parte dell'occidente.
Di Ai Weiwei, artista e attivista cinese, non si hanno notizie dal tre aprile scorso. Giovedì mattina il sindaco di New York, Michael Bloomberg, ha inaugurato in sua assenza a Central Park una mostra di sue sculture, dodici teste di animali che interpretano lo zodiaco cinese. Un omaggio di Weiwei alle sculture poste intorno all'orologio di piazza Yuanming Yuan a Pechino, saccheggiate da inglesi e francesi nella guerra dell'oppio del 1860 e quindi oggi simbolo dell'umiliazione subita dalla Cina da parte dell'occidente.
Ai Weiwei è un artista apprezzato in Europa. La sua “Sunflower Seeds”, esposta lo scorso anno nella Turbine Hall del Tate Modern Art di Londra, ha avuto un enorme successo: un'istallazione composta da cento milioni di semi di girasole in porcellana, realizzati e decorati uno a uno da 1.600 artigiani cinesi. L'artista è stato arrestato all'aeroporto di Pechino, mentre stava per imbarcarsi su un volo per Hong Kong. Il quotidiano cinese Global time, dopo le iniziali pressioni del governo inglese e dell'Unione europea, ha scritto un editoriale anonimo dal titolo “La legge non si piega di fronte agli anticonformisti”, accusando Weiwei di “avvicinarsi troppo alla linea rossa della legalità cinese” e gli stati occidentali di “ignorare la complessità della sfera giudiziaria in Cina” e di coprire crimini reali sotto il manto dei “diritti umani”. Poco tempo dopo Pechino ha dato la versione ufficiale: “reati contro il fisco”, e un giornale filogovernativo ha aggiunto anche bigamia e saltuaria pornografia telematica, reati venuti a galla, si lascia intendere, per confessione dell'artista.
Le iniziative in favore di Ai Weiwei si sono moltiplicate, ma anche gli arresti nei confronti di suoi collaboratori e sostenitori. Per esempio Zuoxiao Zuzhou, rockstar cinese. I primi di aprile ha firmato l'articolo “Chi non ama Ai Weiwei?” sul quotidiano Mingpao di Hong Kong. Il 27 aprile è stato fermato insieme alla moglie all'aeroporto di Shangai. E poi ci sono Liu Xiaoyuan e Liu Zhenggang, il primo avvocato legato ad Ai Weiwei e il secondo designer della sua agenzia di artisti. Xiaoyuan il giorno prima di sparire ha scritto su Twitter di essere seguito. Spariti anche Wen Tao, un collaboratore dell'artista, il cugino Xiao Pang e il suo contabile Hu Mingfen. Ora i messaggi di solidarietà, a Hong Kong, appaiono anonimi in forma di murales e di stencil per strada. Tutti i disegni portano la scritta: “Chi ha paura di Ai Weiwei?”.
Pechino è tornata a chiedere alla Svezia le scuse ufficiali per il Nobel per la pace consegnato al dissidente cinese Liu Xiaobo, colpevole di fomentare una temuta – e mai realizzata – Rivoluzione dei gelsomini. Il ministro degli Esteri, Jiang Yu, mette in discussione i rapporti economici con la nazione scandinava e non si lascia sfuggire occasione per condannare la mobilitazione europea nei confronti di Ai Weiwei: “Si tratta di una questione su cui c'è un'indagine in corso e all'estero non dovrebbero fare commenti”. E' la reazione alla convocazione, da parte del ministro degli Esteri austriaco Werner Faymann, dell'ambasciatore cinese a Vienna per chiedere ufficialmente la liberazione del dissidente. La scorsa settimana anche Michael Poster, segretario di stato americano per i diritti umani, ha accusato la Cina di “avere fatto molti passi indietro”.
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