La tarantella del Cav. napulitano
Una città foderata di monnezza e santini elettorali, singolare attrazione plebea per i turisti che nonostante tutto riempiono via Toledo, ha accolto ieri Silvio Berlusconi. “Un napoletano nato al nord”, dice lui ai militanti del Pdl che lo celebrano all'interno di un non immenso padiglione della Mostra d'oltremare, centro fieristico del quartiere di Fuorigrotta.
Una città foderata di monnezza e santini elettorali, singolare attrazione plebea per i turisti che nonostante tutto riempiono via Toledo, ha accolto ieri Silvio Berlusconi. “Un napoletano nato al nord”, dice lui ai militanti del Pdl che lo celebrano all'interno di un non immenso padiglione della Mostra d'oltremare, centro fieristico del quartiere di Fuorigrotta. Il Cavaliere dedica a Napoli, e al candidato sindaco Gianni Lettieri, la chiusura della campagna elettorale: sospensione degli abbattimenti delle case abusive, niente tasse sulla spazzatura, meno pressione fiscale, riforma della giustizia. Ma l'ultimo fotogramma del Cav. sarà in realtà scattato a urne aperte di fronte al tribunale di Milano, lunedì prossimo al processo Mills. Sarà un altro piccolo comizio. Perché Napoli e Milano sono una cosa sola nella strategia del premier: “Dobbiamo vincere e basta. A tutti i costi”. Eppure non tira aria di festa, neanche nella scenografica chiusura della campagna elettorale napoletana: dentro Berlusconi sorride, risuona la canzoncina “Meno male che Silvio c'è” e sventolano le bandiere; fuori però un gruppo di contestatori blocca per diversi minuti l'ingresso alla fiera e quando in platea una donna ben vestita espone un cartello (“non sono comunista eppure dico che non mi rappresenti”) quasi viene presa a ceffoni dalla gente, le piegano il braccio dietro la schiena, poi scompare spintonata dal servizio d'ordine. Ci prova Berlusconi a stemperare con una delle sue barzellette sulle belle ragazze napoletane (“mentre la Iervolino si fa paura allo specchio”).
Il premier indossa una maschera più gelida soltanto quando parla dei pm “che agiscono per antipatia politica e pregiudizio personale” e “con una volontà eversiva”. Il repertorio è quello classico, con qualche sfumatura di maggiore durezza qui e là: “I processi non vengono decisi secondo giustizia, ma seguendo un interesse politico. Berlusconi è un nemico? Allora dagli!”. Ma il lungo capitolo sulla giustizia, nel discorso del Cav., a un certo punto viene interrotto da un coro che si solleva fortissimo da sotto il palco: “Le ruspe! Le ruspe!”. E' un fuori programma. Gli abusivi della provincia di Napoli invocano la promessa elettorale anticipata giovedì scorso: la sanatoria. Il Cavaliere sorride (“fatemi finire la parte sulla giustizia”), ma si deve arrendere; alla folla interessa di più un altro argomento. Dunque il Cavaliere si ferma. Poi trasforma la delusione in un sorriso. “Non lasceremo che delle famiglie vadano a perdere la loro unica casa. Approveremo un decreto che sospenda gli abbattimenti delle case abusive fino a dicembre”. Ovazione travolgente, questa sì. Seconda soltanto all'annuncio sulle tasse: “Finché ci sarà anche solo un sacchetto per le strade, i napoletani non pagheranno la tassa sulla nettezza urbana”.
In piedi di fronte al bar del lussuoso Hotel Vesuvio, sul lungo mare di Santa Lucia, Nicola Cosentino rivela quale sia la preoccupazione del centrodestra: “Dobbiamo vincere al primo turno, sennò poi col ballottaggio è tutta un'altra partita”. L'ex sottosegretario all'Economia e coordinatore campano del Pdl (ieri acclamato pure dagli abusivi: “Casa lavoro e libertà. Ni-cò-la! Ni-cò-la!”) sa che il risultato è ancora incerto, che il candidato Lettieri prende meno voti delle liste che lo sostengono e che Mario Morcone, il candidato del Pd, sta recuperando qualche margine sia su Lettieri sia sul dipietrista Luigi De Magistris. “Per fortuna noi abbiamo Berlusconi, che è simpatico. Dall'altra parte solo facce lunghe”, dice Cosentino. E il Cavaliere ieri non ha deluso: “Questi signori della sinistra sono antropologicamente diversi da noi. Diffidate di chi non sorride mai ed è privo di autoironia. Tanto noi siamo felici quando facciamo del bene, quanto loro godono nel fare del male. A Napoli non si può votare per la sinistra che ha causato disastri epocali”. E' al binomio Bassolino-Iervolino che la città rimprovera l'infinita emergenza rifiuti. Un sentimento che secondo gli osservatori tuttavia non starebbe provocando travasi di voti dal centrosinistra al centrodestra, ma starebbe ingrossando le file dell'astensionismo. A Napoli il ballottaggio non è scongiurato.
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