Putains e busoni

Giuliano Ferrara

Si parla molto di fango, e le campagne elettorali sono il ventilatore che lo diffonde. Nessuno è immune. La Moratti è stata più che sgradevole, soprattutto per non essersi scusata dell'agguato diffamatorio. Ma non regge, anzi fa ridere, questa storia, rilanciata da Giuliano Pisapia e dal coro benpensante, di una sinistra italiana linda, ben stirata, molto moderata, di buona famiglia, tutta casa e chiesa, pronta a governare in modo moderno, inappuntabile, europeo.

    Si parla molto di fango, e le campagne elettorali sono il ventilatore che lo diffonde. Nessuno è immune. La Moratti è stata più che sgradevole, soprattutto per non essersi scusata dell'agguato diffamatorio. Ma non regge, anzi fa ridere, questa storia, rilanciata da Giuliano Pisapia e dal coro benpensante, di una sinistra italiana linda, ben stirata, molto moderata, di buona famiglia, tutta casa e chiesa, pronta a governare in modo moderno, inappuntabile, europeo. Ma chi vogliono coglionare, queste putains respectueuses?

    Grillo dà di “busone” a Vendola, aggiungendo che è “un buco senza ciambella”, e Prodi “c'ha l'Alzheimer”: battute da comizio che se dette da Berlusconi incendierebbero il mondo (il Cav. comunque ha i suoi personali metodi incendiari). Flores dice che Berlusconi ha “una bocca immonda”, il serial killer mediatico D'Avanzo lamenta i toni forti dell'avversario, e in tutto questo noi dovremmo credere che Pisapia si batte in nome dei valori cattolico liberali della sua famiglia di origine, come ha confidato temerario al Corriere della Sera.

    Via, riprendiamoci la verità e restiamo immuni dalla menzogna, che ormai è uno scioglilingua da comizio. Berlusconi elettorale è populista e demagogo, promette instant condoni a tutti e usa il bisturi con il partito dei giudici. La Santanchè è un'Erinni spericolata e magica, capace di metterci tutti in pericolo politico mentre vendica con la sua grintaccia parecchi torti, anche in materia di Freedom Flottilla e di Hamas. Ma la Milano di Pisapia farebbe rimpiangere il Cile di Allende al tempo in cui i camionisti paralizzavano l'economia e le massaie insurrezioniste sbattevano le pentole in testa al ceto medio. Il Borgomastro di sinistra, per quanto beneducato e garantista, sarebbe un sindaco preda dei fantasmi ideologici, in carne ed ossa, che sono la vera stoffa della sua biografia politica. Niente di particolarmente traumatico, in democrazia ci sono anche i centri sociali, le proteste antagoniste e marginali, e una decisa tendenza a trasformare in violenza la falsa coscienza politica, tutte cose che Milano conosce bene fin dagli anni Settanta. E quella è la speranza movimentista incarnata dal figlio di un grande avvocato di establishment, perché né colpe né virtù dei padri ricadono sui figli. Ma non è detto che i milanesi, storditi da questa caciara poco meneghina, sarebbero felici di rivivere esperienze di non trascurabile tristizia.

    Un po' di senso della realtà suggerisce, scongiurando visioni apocalittiche, che la sinistra ha candidato a Torino un uomo di governo, Piero Fassino, e a Milano un simbolo révolté contiguo alla mascherata rivoluzionaria, solidarista, assistenziale che in questo paese non finisce mai. Vendola, il suo sponsor alle primarie che non ci permetteremmo mai in questo giornale di chiamare altro che Nichi, fa comizi da bar messianico contro la destra “stupratrice”, attenuando appena le solite diffamazioni politiche con le cautele della subcultura letteraria pasoliniana.
    Questa è la sinistra italiana al voto, quella che si vede e si sente, questi i suoi candidati e fenomeni. A noi sarebbe piaciuto che le elezioni restassero elezioni. Invece si sono trasformate in un bordello, e pazienza. Ma la compunzione, no. La botte piena degli estremismi e la moglie ubriaca della rispettabilità moderata, quella no. L'idea di una diversità antropologica dei progressisti, no. Questa roba non è potabile nemmeno a Milano, che da bere in questi decenni ci ha dato molto.

    • Giuliano Ferrara Fondatore
    • "Ferrara, Giuliano. Nato a Roma il 7 gennaio del ’52 da genitori iscritti al partito comunista dal ’42, partigiani combattenti senza orgogli luciferini né retoriche combattentistiche. Famiglia di tradizioni liberali per parte di padre, il nonno Mario era un noto avvocato e pubblicista (editorialista del Mondo di Mario Pannunzio e del Corriere della Sera) che difese gli antifascisti davanti al Tribunale Speciale per la sicurezza dello Stato.