La questione genitale / 4

Le pulsioni, cioè Dio. Narrate, o preti, la vostra storia affettiva

Umberto Silva

Il cardinale Mauro Piacenza rivela che gli psicologi chiamati a formare i seminaristi hanno fallito. Cos'avranno mai combinato? Chissà. In ogni caso il titolo di psicologo non garantisce un bel nulla, e nemmeno quello di pittore, di prete, di architetto. Di psicoanalisti poi ce ne sono di pessimi. Anche di ottimi, ben lontani dalla caricatura che Moretti ne fa nei suoi film. Ma anche i cardinali di “Habemus Papam” sono macchiette poco atte a formare chicchessia.

Leggi Maledetti genitali. La dura battaglia della chiesa per la castità di Mauro Piacenza

    Il cardinale Mauro Piacenza rivela che gli psicologi chiamati a formare i seminaristi hanno fallito. Cos'avranno mai combinato? Chissà. In ogni caso il titolo di psicologo non garantisce un bel nulla, e nemmeno quello di pittore, di prete, di architetto. Di psicoanalisti poi ce ne sono di pessimi. Anche di ottimi, ben lontani dalla caricatura che Moretti ne fa nei suoi film. Ma anche i cardinali di “Habemus Papam” sono macchiette poco atte a formare chicchessia. D'altronde scegliersi un interlocutore è sempre un'avventura che ciascuno corre a suo rischio e pericolo, sta a ciascuno farsi affascinare da un noiosone o da un grand'uomo, a seconda del proprio grado di pigrizia. Per comodo tornaconto si preferiscono i mentecatti; la grandezza, con la difficoltà che comporta, intimorisce. Guai. Appena ci si accorge che l'interlocutore è misero, anche se è il presidente di Vattelapesca meglio tagliare la corda senza neppure perdere tempo a contestarlo, sennò si diventa compari di rivendicazione.
     Comunque gli psicoanalisti sono meglio di molti, se non altro perché ammettono l'esistenza di Dio, che per deformazione professionale chiamano inconscio. Gli argomenti che adducono vanno ben oltre quelli filosofici e teologici, anche se – come riconosceva Freud parlando di ricercatori zoppicanti e di aquile – non possono competere con i voli saettanti dei poeti.

    Dio non può essere il frutto di una contorsione intellettuale quanto di una sensazione precisa e lampante, che improvvisa viene alla luce anche dopo che per anni e anni si è cercato di mimetizzarla. A un certo punto tocca ammetterLo: i sensi di colpa, i desideri, i sintomi, le dimenticanze, le omissioni, i furori, gli abbandoni, i tradimenti, le intuizioni, i rimorsi, i sogni, i lapsus, i motti di spirito, i malintesi, le gelosie, le accuse, l'amore, l'odio… insomma, tutto quello che concerne l'uomo, testimoniano di Dio. Dio è il soffio che anima Adamo, l'Anemos che non cessa di sconvolgerci, brezza e tempesta. Freud la chiama Trieb, pulsione, Tolstoj ispirazione. Insieme ai grandi romanzieri che mirabilmente parlano dell'anima sputandola sul foglio, Sigmund Freud è il grande teologo dei nostri tempi, uno che cercava Dio fin nei catarri delle isteriche, anche se si proclamava ateo. Non bisogna mai dare troppo peso a quel che uno pensa e dice di sé, le vie del Signore sono infinite e a volte assai umoristiche.
    Per nostra fortuna esiste Qualcuno più forte di noi e che puntualmente ai nostri atti conferisce una dignità, coronandoli di gioia o tristezza sicché noi si possa crescere come un bambino che evita il fuoco perché scotta. Estremamente formativa, questa giustizia divina agisce incessantemente.

    La formazione è psichica, formatore l'inconscio. Quando a esso, a Dio, ci si oppone, ecco sorgere la formazione di compromesso, il sintomo o il conflitto. Per dirimerlo può essere utile un percorso analitico e anche l'incontro con un artista della parola e dei sentimenti, uomo o donna che sia, prete o laico, giovane o anziano, cattolico o buddista. Il cardinal Piacenza parla della necessità di “purificazione della memoria” grazie a “una disarmata narrazione della propria storia affettiva”. In ciò si avvicina all'insegnamento di Freud quando parla di elaborazione e del ricordo che deve divenire racconto perché solo nella nostra storia, in quel che narriamo, esistiamo. Il purismo tuttavia è torbido, piuttosto la memoria va sporcata, arricchita di dettagli e colpi di scena, in modo che risulti viva, appassionante. Che la fantasiosa Sherazade fosse la prima paziente e il silente sultano un esigente psicoanalista?

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