I pataccari / 1
Scandali da vendere
Maurizio Torrealta, nato a Bologna il 3 giugno del 1950. Dopo la laurea in Scienze politiche, va a lavorare nel dipartimento di italianistica della New York University. Dagli Stati Uniti inizia a collaborare con l'agenzia Quotidiani Associati e “Report” di Enrico Deaglio. Alla fine resterà oltre oceano fino all'87, quando torna in Italia per contribuire alla nascita di “Samarcanda”, il primo talk show di Michele Santoro. I suoi servizi andranno in onda per tutti i sei anni della trasmissione, in prima serata il giovedì.
Maurizio Torrealta, nato a Bologna il 3 giugno del 1950. Dopo la laurea in Scienze politiche, va a lavorare nel dipartimento di italianistica della New York University. Dagli Stati Uniti inizia a collaborare con l'agenzia Quotidiani Associati e “Report” di Enrico Deaglio. Alla fine resterà oltre oceano fino all'87, quando torna in Italia per contribuire alla nascita di “Samarcanda”, il primo talk show di Michele Santoro. I suoi servizi andranno in onda per tutti i sei anni della trasmissione, in prima serata il giovedì. Viene assunto al Tg3, per poi passare, con un breve scalo sulla seconda rete, a Rainews24. Al canale all-news della Rai fonda la redazione inchieste, una squadra a cui dà il comandamento nuovo del lavoro di gruppo, un metodo di cui Torrealta va molto orgoglioso.
La collaborazione con Santoro procede, nonostante una querela rimediata proprio da un servizio di Torrealta, nel 2000.
Maurizio Torrealta è estremamente prolifico: non vi venga mai in mente di entrare in una libreria e chiedere se hanno libri suoi, potreste uscirne con una valigia piena. Solo negli ultimi anni ha scritto “L'esecuzione. L'uccisione di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin” (KaosEdizioni), “La trattativa” (Rizzoli), “Il segreto delle tre pallottole” (Ambiente), “Il quarto livello” (Rizzoli), “Ultimo. Il capitano che arrestò Totò Riina” (Feltrinelli), da cui Stefano Reali ha tratto una serie tv in due puntate. Non si contano le collaborazioni o i libri che ha curato (alcuni titoli: “Guerra e informazione”, “Democrazia e concentrazione dei media”, “Incontro o scontro di civiltà?”). Tutta questa produttività, però, non lo distrae dall'arte di coltivare i rapporti che contano, presupposto indispensabile per chi, per aspirazione o necessità, è costretto a rendersi imprenditore di se stesso. Basta guardare ai prefatori dei suoi libri: il capo della Dda Ilda Boccassini (“Ultimo”), il pm Antonio Ingroia per “Quarto livello” e “La trattativa”, dove compaiono anche quattro paginette di Walter Veltroni (Pd).
Fino a un paio d'anni fa, Torrealta s'è dedicato al presunto utilizzo di armi nucleari in Libano e Iraq. A volte s'è lasciato un po' prendere la mano, come quando, nel suo blog sul sito del Fatto quotidiano, ha scritto che oggi “il problema della massa critica è stato superato e la bomba nucleare può essere piccola come una pallottola e calibrata negli effetti da distruggere solo palazzi o rifugi sotterranei”. Insomma, per il segugio di Rainews24 la Nato e l'esercito israeliano userebbero da tempo ordigni nucleari grandi quanto un tappo di bottiglia, con “effetti simili e peggiori (in estensione e gravità) a quelli prodotti dalle radiazioni delle bombe atomiche esplose a Hiroshima e Nagasaki”.
Per un amante delle trame sommerse, scrivere “Il quarto livello”, intervistando Massimo Ciancimino, dev'essere stata una gran soddisfazione. Le carte presentate (in fotocopia) dal figlio di don Vito sono un trampolino portentoso per una penna documentata come quella di Torrealta, tant'è che il libro è un prontuario per complottisti, un arazzo degli arcani italiani che va dal golpe Borghese alla strage di Ustica, passando per Gladio, servizi segreti, massoneria, cosa nostra e affari dello Ior.
Ma questa volta Torrealta non è stato fortunato: “Il quarto livello” arriva in libreria il mercoledì della settimana santa e, il giorno successivo, Ciancimino Jr. viene arrestato lungo l'autostrada del Sole. La scientifica ha scoperto che l'elenco dei registi della presunta trattativa stato-mafia è una patacca – il nome dell'ex capo della polizia Gianni De Gennaro è stato aggiunto con un copia e incolla. Un bel guaio per Torrealta, che su quell'elenco aveva costruito l'intero libro. Il pm Ingroia, nella prefazione al libro-intervista al suo inquisito Ciancimino Jr., era stato prudente. Forse, dicono i bene informati, già sapeva dei risultati delle perizie della scientifica. Torrealta, invece, non è mai stato diffidente verso “Massimuccio”, nonostante le teorie sulla “pratica del dubbio” come “dovere necessario” per il giornalista – è il metodo che l'ha portato a santificare il capitano Ultimo, salvo aggiungere, in coda al libro-intervista, una postfazione in cui fargli le pulci.
Con Ciancimino Jr., Torrealta si premura giusto di oliare con condizionali i punti più delicati e spezzare l'indagine con capitoletti dove distillare il contenuto credibile delle rivelazioni di “Massimuccio”. E' quella cifra meticolosa che, scrisse Veltroni, rende Torrealta “come un grillo saggio”. Ma nel finale del libro il grillo molla gli ormeggi e si fa parlante: “Varrebbe la pena che chi si assumerà l'ingrato compito di raccontare la storia prendesse seriamente in considerazione questo elenco di persone”. La scientifica l'ha fatto, e ha scoperto che la lista con cui un mafiosetto di Palermo ha tenuto in scacco lo stato è una patacca da copisteria.
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