I pataccari /2

Le impronte di Sandro Ruotolo sull'epica pataccara di Ciancimino Jr.

Marco Pedersini

Sandro Ruotolo, nato a Napoli il 9 luglio 1955, sposato con Imelda. Ha due figli, due cani e un fratello gemello, Guido, anch'egli vistosamente baffuto. Guido è giornalista alla Stampa. Sandro, invece, sulla carta stampata c'è stato lo stretto necessario, cinque anni al manifesto. Poi, nel '79, nasce la terza rete e “io, giornalista disoccupato 24enne, fui assunto alla redazione campana del Tg3”, ricorda Ruotolo.

    Sandro Ruotolo, nato a Napoli il 9 luglio 1955, sposato con Imelda. Ha due figli, due cani e un fratello gemello, Guido, anch'egli vistosamente baffuto. Guido è giornalista alla Stampa. Sandro, invece, sulla carta stampata c'è stato lo stretto necessario, cinque anni al manifesto. Poi, nel '79, nasce la terza rete e “io, giornalista disoccupato 24enne, fui assunto alla redazione campana del Tg3”, ricorda Ruotolo. Nel 1988, sulla via del giornalismo d'inchiesta, incontra Michele Santoro. Da “Samarcanda” in poi, Ruotolo sale sul carrozzone dei suoi talk show, da cui scende soltanto nei tempi morti della stagione – riparando di solito al Tg3, dove lo chiama per primo Sandro Curzi, nel '91. Ruotolo segue Santoro anche fuori dalla Rai, nei tre anni di “Moby Dick” su Italia1. Lo schema è collaudato: Santoro in studio e il suo braccio armato Ruotolo sul campo, a intervistare ora parenti delle vittime, ora operai in agitazione.

    L'inviato d'assalto è attento anche alle nuove tecnologie: aveva un blog in proprio, che ha lasciato per uno offerto dal Fatto quotidiano. Come molti altri, Ciancimino jr. incluso, l'ha lasciato fermo all'estate scorsa, preferendogli i social network. Su Twitter aggiorna i fan con messaggi come “Anche il papello consegnato da Ciancimino Jr. non è stato manipolato” o “Sono veri gli scritti di Vito Ciancimino secondo i periti”.

    Stranamente, su Ciancimino Jr., manca una notizia significativa: l'arresto con l'accusa di calunnia aggravata contro l'ex capo della polizia, Gianni De Gennaro. A ben vedere, non se ne trova traccia nemmeno sulla sua pagina Facebook. Gli ultimi sviluppi del caso Ciancimino non devono essere facili da digerire per Ruotolo, che un anno e mezzo fa scriveva: “Io Massimo Ciancimino ormai lo conosco abbastanza bene. Ci sono entrato in contatto all'indomani della sua prima intervista, l'ho visto parecchie volte, l'ho intervistato, è già venuto due volte ad ‘Annozero'. Sono convinto di quello che dico. Le sue dichiarazioni si accompagnano alle famose pezze d'appoggio. E, fino a prova contraria, le carte che ha consegnato ai pm cantano assai”.

    La prova contraria, secondo la scientifica, è arrivata. Per rendersi conto che molte carte erano farlocche sarebbe bastato non snobbare le dimostrazioni portate in aula dal generale Mario Mori, il 28 settembre. A quell'altezza, però, Ruotolo aveva già deciso da che parte stare. Basta seguire le sue impronte sulla costruzione dell'epica di Ciancimino Jr. “icona dell'antimafia”: lo ha cercato da subito, per “Annozero” ha condotto con sapiente maieutica tutte le interviste a “Massimuccio”, alla madre e al fratello Giovanni, si è esercitato nell'esegesi dei “pizzini” e ha sdoganato personalmente il libro-intervista “Don Vito” (Feltrinelli) nei salotti più svariati. Per uno come Ruotolo, che ha intitolato un libro sulle indagini dell'ex procuratore capo di Palermo Giancarlo Caselli “La vera storia d'Italia”, assemblare un megafono per Ciancimino Jr. è quasi un dovere civico. La storia autentica è quella ricostruita a immagine e somiglianza delle confessioni dei pentiti, anche quando contraddicono il buon senso più genuino. Se “Massimuccio” offre un grimaldello per distruggere le tesi ufficiali, viva il compagno Ciancimino.

    Ruotolo non è un tiepido ed è disposto, per un fine in cui crede, anche a tagliare e riassemblare ad arte stralci di intercettazioni, a indagini in corso – è l'accusa di Giancarlo Pittelli (Pdl), che lo ha citato per diffamazione all'inizio del mese. Ruotolo non ha paura di sporcarsi le mani per una buona causa, ma il suo attivismo può riservare sorprese. La procura di Reggio Calabria, nel corso di un'indagine sulla 'ndrangheta, ha finito per intercettare Ciancimino Jr. nel mezzo, sembrerebbe, di un tentativo di riciclaggio. Altra cosa curiosa, dicono fonti giudiziarie, è che l'utenza di Ruotolo sia molto ricorrente nei tabulati delle telefonate di Ciancimino, e che i due abbiano intrattenuto conversazioni amichevoli. In attesa di sviluppi, gli inquirenti sospettano che Ruotolo non consigli “Massimuccio” soltanto intorno al comune vecchio amore per le montature a lenti tonde.