Signora Rambo
Letizia Moratti ha provato per un attimo, durante la campagna elettorale per Milano, l'ebbrezza di un nuovo modello femminile. Ha cercato, lei perfetta signora borghese, di infilarsi gli stivali da cowboy, di mettersi un fazzoletto da bandito e di prendere a pistolettate il nemico (come Louise di “Thelma e Louise”, ha esagerato). Modello Calamity Jane, o anche, in nome della passione per la mischia, modello Daniela Santanchè.
Letizia Moratti ha provato per un attimo, durante la campagna elettorale per Milano, l'ebbrezza di un nuovo modello femminile. Ha cercato, lei perfetta signora borghese, di infilarsi gli stivali da cowboy, di mettersi un fazzoletto da bandito e di prendere a pistolettate il nemico (come Louise di “Thelma e Louise”, ha esagerato). Modello Calamity Jane, o anche, in nome della passione per la mischia, modello Daniela Santanchè (ed ecco, come nella parodia, un branco di cavalli che, al solo sentirne pronunciare il nome, nitrisce in piedi sulle zampe posteriori): la Moratti ha pensato che non bastava cantare “Viva la mamma” sul palco, con la camicetta di seta, il sorriso stampato, l'aria rassicurante di una faccia miracolosamente non ritoccata che mostra lo stress, così ha inaugurato una svolta pop, che è subito diventata splatter e non ha funzionato.
A parte la gravità della dichiarazione diffamatoria su Giuliano Pisapia e le scuse mancate, Letizia Moratti ha pensato di trovarsi ad “Annozero”, e di dover tornare a casa con in bocca brandelli di avversario. Ma il metodo da talk show (quello: lei è una metastasi, lei invece ha l'Alzheimer, lei ha la coscienza sporca di sangue, lei è un terrorista, lei mi ha rubato la palla da piccolo, lei quando giocavamo a nascondino non teneva gli occhi chiusi, lei copiava i compiti, lei non divideva la merenda) funziona ancora moltissimo per lo share (Michele Santoro sembra cadere in uno stato evidente di depressione nervosa quando nessuno urla, si accapiglia, quando non vede gli occhi iniettarsi di sangue), ma con i voti è un'altra cosa. Milano non vuole diavoli che vestono Prada, vuole l'idea sobria e romantica di Prada. Le Erinni non si portano.
Le signore come la Moratti, con la messimpiega scolpita, il tailleur disegnato, la voce metallica, non possono cedere alla tentazione della guerriglia. Milano è quel che dice Lucio Dalla nella canzone, “Milano che fatica, Milano sempre pronta al Natale, che quando passa piange e ci rimane male”. Daniela Santanchè, che non è di Milano, continua caparbia (sicuramente anche sincera) nel suo veemente stile Santanchè: “La vittoria di Pisapia sarebbe come portare il Leoncavallo a Palazzo Marino, sarebbe una cosa bestiale.
Sarebbe come portare la droga senza se e senza ma: lui è sempre stato uno che ha detto che gli spinelli non fanno male”, ha dichiarato ieri, in quel modo apocalittico, senza accorgersi che Giuliano Pisapia è appunto il massimo della tranquilla signora borghese. “Prendila te la signorina Rambo, che si innamori di te la capitana Nemo”, cantava Roberto Vecchioni, che è di Milano. Il modello femminile della spericolata signora Rambo è pericoloso, fa venire voglia di chiudersi da qualche parte a leggere Jane Austen, comprare camicette a fiori (non come quelle di Roberto Formigoni) e ricamare il punto croce. Letizia Moratti, dopo lo sbandamento, è tornata in sé e ha detto che questo voto “è un segnale forte, che dobbiamo saper cogliere”. Togliersi la fascia di Rambo, per prima cosa.
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