Fiction - Puntata choc dell'Infedele
Il corpo di una donna, peraltro nera, violato da un banchiere ricco e di sinistra
Il corpo della donna, possibilmente quello di una negra, si maligna affetta da Hiv, impropriamente violato da un banchiere ricco, potente e socialdemocratico. “Il corpo della donna ha incontrato un altro porco o è diversa cosa assai?”.
Leggi Strauss-Kahn e Berlusconi di Giuliano Ferrara - Leggi DSK, incriminazione e processo di Mattia Ferraresi
Il corpo della donna, possibilmente quello di una negra, si maligna affetta da Hiv, impropriamente violato da un banchiere ricco, potente e socialdemocratico. “Il corpo della donna ha incontrato un altro porco o è diversa cosa assai?”. E' questo il tema della puntata de “L'Infedele” di Gad Lerner che andrà in onda su La7, lunedì prossimo, e di cui abbiamo, surrettiziamente, avuto visione della registrazione.
Il corpo della donna, impiegata della Sofitel, catena alberghiera, dunque il corpo di una cameriera è l'argomento con cui Lerner apre un serrato confronto sul rapporto sesso-potere, sesso-democrazia, sesso-sesso con un parterre di ospiti di grande livello, ovvero, Roberta De Monticelli, Michela Marzano, Nadia Urbinati, Lorella Zanardo, Sofia Ventura e Ida Dominijanni.
Si accendono le luci e Gad Lerner, nell'aprire la puntata, fa una dichiarazione orba di retorica e di dissimulazione e perciò nobile e assai onesta: “La parte migliore di me è quella femminile. Ed è quella che mi ha spinto a prendere la tessera del Pd. E' quella che mi porta all'urgenza di una sensibilità altra. Ed è perciò che anche questa sera torniamo in argomento con un tema caro all'Infedele: il corpo delle donne”.
Tra le voci previste ci saranno quelle del teologo Vito Mancuso e del vice teologo Luigi Amicone detto Gigi. Atteso il racconto di un seminarista violato (durante le pause di pubblicità, però, a riprova del suo riscatto dalla sessuofobia della chiesa, chiuderà, per conto della Compagnia delle Opere, un ottimo contratto per il catering de La7). Il filosofo Umberto Galimberti (autore de “Le 121 giornate di Sodoma”, un grande successo su cui grava ingiustamente il sospetto di plagio ai danni di un certo De Sade) è salutato da calorosi applausi che, in un certo senso, sono da considerare copiati perché pre registrati. Stessa accoglienza è riservata a don Virginio Colmegna che spiega come funziona l'amore nei campi nomadi (“L'amore è uno zingaro e va, catene non ha”). Festa sincera, infine, per i racconti di Nigrizia e per la lettura delle poesie di Patrizia Cavalli a cura di un'attrice etnicamente disagiata, non una senegalese, piuttosto una di Valguarnera Caropepe. Tanti i servizi e tanti, anche, i succosi collegamenti: Isabella Ferrari, dal teatro “La Pergola” di Firenze, Carmen Llera Moravia dalla sua casa di Sabaudia e, direttamente da Pigalle, l'affascinante strafico Bernard-Henri Lévy.
La scenografia è mozzafiato. Le luci oscure, ravvivate dagli occhi di queste donne che difendono la loro dignità e il loro corpo, rischiarano il grande manifesto che è anche una citazione della celeberrima cover savianea. Sulla scritta “Sodoma”, infatti, in luogo dei coltelli policromi, si vedono dei dildo altrettanto policromi mentre in sovrimpressione, scorre il titolo della puntata dove, quasi a far da dettaglio rivelatore, salta all'occhio una sola e dura parola: “Porco”.
Prevista anche una telefonata di Lucia Annunziata. Scorrono le immagini degli impiegati ruffiani al Fmi impegnati nelle partite di calcetto con la maglietta “yes we Kahn” (parafrasando lo slogan di Obama), oggi trasformabile in “oui, nous connnes” e così, con un trillo, l'ex presidente Rai comincia la discussione: “Ho go-du-to! L'arresto di DSK mi ha fatto godere. Altro che se non è un porco. Adesso è giunto il momento di go-de-re in Italia”. Visibilmente scosso, a sentire ciò, il ciellino violato. Si ammutolisce. Galimberti, che vorrebbe dire la sua, non trova la matita copiativa con cui prendere appunti. Cerca di parlare Amicone che riesce a dire qualcosa tipo “avvenimento, incontro, appalti”, tutte le donne sono pronte per il talk ma per fortuna Gad Lerner dà la parola alla più filosofa tra loro, Roberta De Monticelli, che chiarisce il punto da cui partire: “La chambermaid del Sofitel è una guineana francofona, non è laureata, forse ha un diploma. E' alta circa un metro e ottanta centimetri. Ha trentadue anni e vive con una figlia di quindici anni. E' una madre vedova. Abita in un modesto appartamento del Bronx, probabilmente in un building abitato da persone che hanno contratto l'Hiv. E' una marginale, dunque. La sua voce arriva e ci arriva direttamente dal fondo. Io ho un dubbio.
Tutti noi abbiamo il dovere del dubbio: perché una giovane donna che guadagna molti soldi (‘a Sofitel's maid makes good money') abita in un posto del genere? Ma, soprattutto, diciamolo: per abitare in un posto del genere devi essere ‘Hiv positive'. Insomma, DSK potrebbe anche avere contratto l'Hiv. In un mondo governato dagli Stati Uniti non si scappa a un destino cinematografico. Si può prevedere tutto. Ispirata dall'esegesi biblica, io la chiamerei ‘prefigurazione', evitiamo che questi argomenti diventino preda di quelli senza laurea e che poi vanno a votare per la Moratti ma – caro Gad – chiediamocelo, non c'è in Strauss-Kahn – che pure è un banchiere, ricco e potente, socialdemocratico e impegnato nel sociale, uomo colto e raffinato – non c'è, dunque, un umanitarismo ineluttabile?”.
Umanitarismo ineluttabile. “Un uomo così”, incalza Lerner, “non può che essere antropologicamente diverso. La mattina, si guarda allo specchio, e gli viene di sicuro il buon umore perché pensa: sono un banchiere, ricco, potente e socialdemocratico. E sono Gaston”. Parte il servizio con un'intervista a Yasmine Reza, autrice de “L'alba, la sera o la notte”, il reportage dove fingeva di seguire la campagna elettorale di Sarkozy per scrivere invece un peana d'amore a Gaston, ovvero Dominique Strauss-Kahn. Parla anche Bernard-Henri Lévy, amichetto di merende del capo del Fmi, esalta l'eroe del mondialismo economico senza il quale “la sfolgorante bontà francescana del capitalismo non avrebbe esiti”.
Umanitarismo ineluttabile. Carmen Llera Moravia si sente punta sul vivo e chiede d'intervenire: “La letteratura sono io e ‘Gaston', poi, l'ho scritto io”. Effettivamente è così e Gad Lerner non può che confermare mostrando alle telecamere il libro edito da Bompiani. E però Llera non intende dire di più: “E' la mia vita privata e perciò non parlo. Sono stata chiamata da tutti i giornali e da tutte le televisioni del mondo ma non parlo. Non rilascio interviste perché non consento a nessuno di abbeverarsi alla fonte segreta del mio domicilio interiore. Non ho alcun interesse verso l'esibizione dei sentimenti e degli incontri. Non sono qui stasera, non sto parlando con voi, non vi dico di quella foto, dove io e Gaston stiamo passeggiando per restare immersi nell'ascolto reciproco di due silenzi. Io e Gaston siamo il libro. Compratevi il libro e conoscerete il segreto”.
Umanitarismo ineluttabile. Questo è il punto. “Signora Llera”, domanda Lerner con sincero rispetto per il corpo delle donne, “ritiene che Dominique Strauss-Kahn sia spinto dall'umanitarismo ineluttabile?”. Risponde Marzano in luogo della Llera visibilmente annoiata: “Chiediamoci quante donne appassionate accettino il pedaggio della mercificazione, chiediamo se, infine, DSK, non rappresenti un'alternativa al modello imposto da una società marcia qual è quella italiana. Riflettiamo e scuotiamoci l'eros con l'ultimo libro di Eugenio Scalfari e poi studiamola questa benedetta differenza tra chi è nato in una famiglia di estrazione medio-bassa – un mastro che diventa un don, in una piccola parabola brianzola – e chi, come Strauss-Kahn, che è figlio dell'ottima borghesia, uno che la serva non la paga ma l'appaga. E se poi questa, una negra per giunta, non paga di ciò tenta di incastrarlo, giustifica quello che si rivela essere tutto un complotto”.
Umanitarismo ineluttabile quanto urgente. Anche nei confronti del DSK. Un'opinione, questa, condivisa da Urbinati che rilancia: “Certo che c'è la differenza tra il francese e l'italiota, quest'ultimo le paga le ragazze e quelle poi si rifanno le tette e il culo. Le compra, insomma. Strauss-Kahn, invece, è un vero signore, non le paga, non dà motivi di corruzione, fa dono di sé nell'esuberanza”. Al sentire la parola “esuberanza” si sveglia il teologo Mancuso, chiede la parola ma Lerner, dopo aver avuto ospite Gustavo Zagrebelsky che cita i salmi in latino, chiede all'ospite di esprimersi adeguatamente, con declinazioni, desinenze, perifrastiche, vitto, alloggio, lavature e stirature e così si scopre che Mancuso sprofonda in un tristo pertuso. Viene perciò interrogata Isabella Ferrari, idealtipo della donna bella ma democratica. L'affascinante attrice, interpellata, ma senza malizia, da Lerner, a proposito della sodomia cinematografica, quella messa in scena a suo tempo con Nanni Moretti, giustamente sorvola. E ci mancherebbe. Il seminarista violato però, preso d'appetito, si sveglia e chiede che venga trasmesso il filmato, lo chiede in nome di un minimo di umanità, fosse pure un minimo di umanitarismo ineluttabile. Prende la parola Sofia Ventura che ne capisce di sociologia e chiede che venga sottoposta la questione a Massimo Mucchetti ché “sulla vicenda del Fmi e il corpo delle donne ci sarà pure un aspetto economico e di mercificazione, perché se DSK non le paga, Berlusconi, che è provinciale, si sente in colpa, le paga e le rovina. E' un dato che influisce sul pil, questo”.
Umanitarismo ineluttabile ogni dove. Una cosa, comunque, anche se non in latino, Mancuso riesce a dirla: “Il pene di un così importante leader socialista qual è Strauss-Kahn non è un pene fallocratico”. “Perché?”, domanda la De Monticelli. E “perché” glielo chiedono tutti in studio, anche in collegamento, Bernard-Henri Lévy, assai incuriosito, chiede, “perché?”. E “perché?”, a quel punto, glielo domanda Gad Lerner, deluso che comunque questo benedetto Mancuso, perso nel suo pertuso, non parli in latino come Zagrebelsky. Ma lo sventurato, comunque, risponde: “Perché è come la minchia del Re. La minchia del Re non è come quella degli altri. Si deve sempre essere onorati di prenderla”. “Dove?”, domanda visibilmente colpito il seminarista violato. Per fortuna interviene Lerner: “La parte migliore di me, la parte femminile, mi fa dire che a questo punto la domanda sul dove resta senza risposta”. Insomma, umanitarismo ineluttabile in ogni dove. Anche nel corpo di una donna, possibilmente negra, e si maligna affetta da Hiv.
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