Il venerdì siriano
Giovedì pomeriggio, Barack Obama ha mandato un messaggio preciso al suo collega di Damasco Bashar el Assad: il regime della Siria deve offrire al più presto le riforme che migliaia di manifestanti chiedono con forza in ogni piazza del paese. L'alternativa è lasciare il potere. Assad ha impiegato poche ore a rispondere e lo ha fatto usando l'esercito. Ieri, le forze di sicurezza hanno aperto il fuoco contro i civili che protestavano a Banias, Homs e Daraa uccidendo almeno dieci persone – le fonti locali parlano di trentuno vittime, e lo stesso dice al Arabiya.
Giovedì pomeriggio, Barack Obama ha mandato un messaggio preciso al suo collega di Damasco Bashar el Assad: il regime della Siria deve offrire al più presto le riforme che migliaia di manifestanti chiedono con forza in ogni piazza del paese. L'alternativa è lasciare il potere. Assad ha impiegato poche ore a rispondere e lo ha fatto usando l'esercito. Ieri, le forze di sicurezza hanno aperto il fuoco contro i civili che protestavano a Banias, Homs e Daraa uccidendo almeno dieci persone – le fonti locali parlano di trentuno vittime, e lo stesso dice al Arabiya. Ci sono state sparatorie anche nelle strade di Aleppo, una delle poche città che erano rimaste escluse dalle violenze, e nel quartiere Daraya, alla periferia della capitale.
Secondo le organizzazioni umanitarie sono oltre settecento i morti di questa rivolta cominciata che è all'inizio di febbraio, non è ancora forte quanto basta per mettere in crisi il regime, ma neppure accenna a fermarsi. Le milizie di Assad hanno affrontato l'ennesimo “venerdì della rabbia” come se fossero di fronte a un esercito nemico. I carri armati hanno circondato Enkhel, alle porte di Aleppo, le squadre speciali hanno occupato le moschee di Banias e Daraa per impedire ai civili di radunarsi al termine della preghiera, il coprifuoco è tornato a Jassem e Hara, nella parte meridionale del paese. Un bambino di sette anni sarebbe morto a Homs, una delle capitali della rivolta siriana, ucciso da un colpo di pistola.
Nel discorso sul medio oriente di giovedì pomeriggio, Obama ha dedicato grande spazio al caso siriano e lo ha fatto dopo aver annunciato nuove sanzioni contro i vertici del regime di Damasco – sulla lista nera è finito per la prima volta anche il presidente Assad. L'Unione europea intende compiere lo stesso passo, ha detto ieri il ministro degli Esteri italiano, Franco Frattini. Ma le sanzioni impiegheranno mesi prima di fare effetto e i manifestanti di Banias e Daraa non hanno molto tempo a disposizione. Anche i vicini sono sempre più preoccupati: il livello d'allerta è salito sia al confine fra la Siria e Israele, sia al bordo fra Israele e il Libano.
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