La capra campa e Sgarbi invece no

Stefano Di Michele

Come al solito, ci va di mezzo Berlusconi. Così ieri, dopo aver patito per l'intera giornata dietro ai Responsabili – c'è tenzone intorno a Pionati ministro, nientemeno: farebbe meno impressione la nomina del canarino Titti – nel cuore della notte si è ritrovato l'ormai casto e conventuale Palazzo Grazioli invaso da una trentina di Irresponsabili: tutti capitanati da Vittorio Sgarbi, tutti freschissimi reduci dal tonfo epocale di “Ci tocca anche Vittorio Sgarbi” su RaiUno.

Leggi Viaggio all'inizio (ma forse è già la fine) della nuova trasmissione di Sgarbi

    Come al solito, ci va di mezzo Berlusconi. Così ieri, dopo aver patito per l'intera giornata dietro ai Responsabili – c'è tenzone intorno a Pionati ministro, nientemeno: farebbe meno impressione la nomina del canarino Titti – nel cuore della notte si è ritrovato l'ormai casto e conventuale Palazzo Grazioli invaso da una trentina di Irresponsabili: tutti capitanati da Vittorio Sgarbi, tutti freschissimi reduci dal tonfo epocale di “Ci tocca anche Vittorio Sgarbi” su RaiUno. “E vabbè, mi tocca anche Vittorio Sgarbi”, ha allargato le braccia il Cav., di suo già con le pantofole ai piedi e l'aspettativa del pigiama in testa. E dunque, paziente ha stappato qualche buona bottiglia e brindato con Vittorio e i suoi cari.

    Il secondo brindisi, peraltro, all'evento – alla memoria, si è capito la mattina dopo, piuttosto che al futuro. Infatti, appena spente le luci della diretta – mentre la capretta belava spazientita, le vallette si guardavano intorno disorientate e Michele Guardì si complimentava al telefono con Sgarbi – champagne a fiumi e ostriche fresche allietavano la serata nel cortile degli studios sulla via Tiburtina. “Se va bene ne facciamo un'altra” – di puntata, s'intende – illustrava Sgarbi. Nessuna possibilità di replica. Levato di mezzo in malo modo, il Padreterno – orbo dell'eterno, e ridotto a generico padre – ha trovato modo e maniera di rifarsi, facendo crollare l'auditel all'8,28 per cento invece di scagliare fulmini. Con simili cifre, persino la “Scuola d'Atene”, che scenograficamente impreziosiva questa sorta di Vajont televisivo, sarebbe stata chiusa dalla Gelmini.

    Secondo una corrente di pensiero – esaltata dallo champagne e irrobustita dalle ostriche – molto si è complottato (dalla diretta sì e la diretta no, il titolo sì e il titolo no, il 18 o il 25 maggio, Dio o non Dio, ma no o Masi) perché la creatura sgarbiana non prendesse il meritato volo. Secondo una diversa corrente di pensiero, il pansgarbismo ha dilagato e invaso tutto – lo studio televisivo in serata, ancora prima di casa Berlusconi in nottata – così da arenarsi infine sulla mesta percentuale.

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