Risiko creditizio

Il gran concerto sistemico di Tesoro, banche e fondazioni

Michele Arnese

Chi pensa che la flemma caratterizzi  l'azione di Tesoro, istituti di credito e  fondazioni bancarie dovrà ricredersi. Sotto  la superficie composta di annunci ufficiali  e dichiarazioni pubbliche c'è un intenso  lavorìo che punta a rafforzare alcuni pilastri  del sistema creditizio italiano. La partecipazione  è corale: le fondazioni bancarie  sempre più proattive a favore dei grandi  gruppi dal rilievo sistemico, le piccole e  medie banche che vogliono legarsi sempre  più alle realtà locali ma si candidano a progetti  a sfondo nazionale, e il Tesoro che vigila,  caldeggia e promuove

    Chi pensa che la flemma caratterizzi l'azione di Tesoro, istituti di credito e fondazioni bancarie dovrà ricredersi. Sotto la superficie composta di annunci ufficiali e dichiarazioni pubbliche c'è un intenso  lavorìo che punta a rafforzare alcuni pilastri del sistema creditizio italiano. La partecipazione  è corale: le fondazioni bancarie  sempre più proattive a favore dei grandi  gruppi dal rilievo sistemico, le piccole e medie banche che vogliono legarsi sempre  più alle realtà locali ma si candidano a progetti a sfondo nazionale, e il Tesoro che vigila, caldeggia e promuove.

    La decisione  delle fondazioni azioniste di Intesa, a partire dalla Cariplo presieduta da Giuseppe Guzzetti, di sottoscrivere pro quota l'aumento di capitale da 5 miliardi di euro deciso  dal gruppo guidato dal consigliere delegato Corrado Passera dimostra come gli  enti creditizi non vogliano affatto dileguarsi dalle banche, anzi, così da poter contare anche in futuro su quei dividendi indispensabili  alle loro erogazioni. E' il caso anche  della Fondazione del Monte dei Paschi di Siena guidata dal direttore generale Marco Parlangeli che è pronta a non diluirsi nel gruppo presieduto da Giuseppe Mussari che ha in cantiere un incremento di capitale,  confermandosi quindi come primo azionista di Mps: e non è detto che occorrerà  indebitarsi per sottoscrivere l'aumento  del Monte, dicono al vertice della Fondazione  presieduta da Gabriello Mancini. Insomma,  la marginalizzazione auspicata da  molti, a partire da Cesare Geronzi, non è all'ordine  del giorno.

    Infatti per gli enti riuniti nell'Acri presieduta da Guzzetti si aprirà  presto un'altra prospettiva: quella di poter  avere più peso anche nelle banche popolari, dove finora non possono detenere più  dello 0,5 per cento. Il ministero dell'Economia aveva bloccato mesi fa un'iniziativa  parlamentare bipartisan, sollecitata da Verona  e in particolare dal sindaco leghista  Flavio Tosi, di concedere la possibilità alla  Cariverona presieduta da Paolo Biasi di  salire al 5 per cento del Banco Popolare,  che aveva allo studio un rafforzamento del  capitale. Dal Tesoro ci fu allora un parere  negativo. Questo però, sottolineano ambienti dell'esecutivo, non significa che non  ci sia un intento di ritoccare il tetto per portarlo  magari al 3 per cento, livello gradito ad Assopopolari. Resta da vedere se le perplessità delle Fondazioni, timorose di essere  strattonate dalla politica a intervenire  negli istituti più piccoli, saranno superate. “La teoria economica – dice al Foglio Graziano  Tarantini, vicepresidente della Popolare  di Milano – consiglierebbe che le fondazioni  più che essere ancora presenti in  grandi banche internazionali come Intesa e  Unicredit, che possono trovare capitali nei  mercati esteri, entrino e crescano magari nelle popolari che hanno più legami con il  territorio di riferimento delle fondazioni.  Questo nella teoria. Nella pratica occorre ricordare comunque il ruolo positivo e di  stabilizzazione svolto dalle fondazioni nei  maggiori istituti”. 

    In questi giorni le Popolari sono anche al  centro di un altro progetto che sta seguendo il dicastero retto da Tremonti, quello della Banca per il mezzogiorno, che finora  doveva essere appannaggio di Poste e delle  Banche di credito cooperativo. Le Popolari, con gradimento del Tesoro, si candidano  a detenere almeno un terzo della Banca per il mezzogiorno e aspirano a esprimere  il presidente dell'Istituto voluto da Tremonti. Le fondazioni sono anche al centro di pour parler ancora preliminari in casa di Mediobanca, il cui patto scade a settembre. C'è chi prospetta l'eventualità, anche  nel caso che qualche grande socio limi  la sua quota, di un'azione organizzata delle  fondazioni azioniste dell'Istituto di Piazzetta Cuccia (come Mps, Carisbo, Cariparma  e Cariverona) per entrare nel patto o  per coordinarsi al fine di aver più peso.