Risiko creditizio
Il gran concerto sistemico di Tesoro, banche e fondazioni
Chi pensa che la flemma caratterizzi l'azione di Tesoro, istituti di credito e fondazioni bancarie dovrà ricredersi. Sotto la superficie composta di annunci ufficiali e dichiarazioni pubbliche c'è un intenso lavorìo che punta a rafforzare alcuni pilastri del sistema creditizio italiano. La partecipazione è corale: le fondazioni bancarie sempre più proattive a favore dei grandi gruppi dal rilievo sistemico, le piccole e medie banche che vogliono legarsi sempre più alle realtà locali ma si candidano a progetti a sfondo nazionale, e il Tesoro che vigila, caldeggia e promuove
Chi pensa che la flemma caratterizzi l'azione di Tesoro, istituti di credito e fondazioni bancarie dovrà ricredersi. Sotto la superficie composta di annunci ufficiali e dichiarazioni pubbliche c'è un intenso lavorìo che punta a rafforzare alcuni pilastri del sistema creditizio italiano. La partecipazione è corale: le fondazioni bancarie sempre più proattive a favore dei grandi gruppi dal rilievo sistemico, le piccole e medie banche che vogliono legarsi sempre più alle realtà locali ma si candidano a progetti a sfondo nazionale, e il Tesoro che vigila, caldeggia e promuove.
La decisione delle fondazioni azioniste di Intesa, a partire dalla Cariplo presieduta da Giuseppe Guzzetti, di sottoscrivere pro quota l'aumento di capitale da 5 miliardi di euro deciso dal gruppo guidato dal consigliere delegato Corrado Passera dimostra come gli enti creditizi non vogliano affatto dileguarsi dalle banche, anzi, così da poter contare anche in futuro su quei dividendi indispensabili alle loro erogazioni. E' il caso anche della Fondazione del Monte dei Paschi di Siena guidata dal direttore generale Marco Parlangeli che è pronta a non diluirsi nel gruppo presieduto da Giuseppe Mussari che ha in cantiere un incremento di capitale, confermandosi quindi come primo azionista di Mps: e non è detto che occorrerà indebitarsi per sottoscrivere l'aumento del Monte, dicono al vertice della Fondazione presieduta da Gabriello Mancini. Insomma, la marginalizzazione auspicata da molti, a partire da Cesare Geronzi, non è all'ordine del giorno.
Infatti per gli enti riuniti nell'Acri presieduta da Guzzetti si aprirà presto un'altra prospettiva: quella di poter avere più peso anche nelle banche popolari, dove finora non possono detenere più dello 0,5 per cento. Il ministero dell'Economia aveva bloccato mesi fa un'iniziativa parlamentare bipartisan, sollecitata da Verona e in particolare dal sindaco leghista Flavio Tosi, di concedere la possibilità alla Cariverona presieduta da Paolo Biasi di salire al 5 per cento del Banco Popolare, che aveva allo studio un rafforzamento del capitale. Dal Tesoro ci fu allora un parere negativo. Questo però, sottolineano ambienti dell'esecutivo, non significa che non ci sia un intento di ritoccare il tetto per portarlo magari al 3 per cento, livello gradito ad Assopopolari. Resta da vedere se le perplessità delle Fondazioni, timorose di essere strattonate dalla politica a intervenire negli istituti più piccoli, saranno superate. “La teoria economica – dice al Foglio Graziano Tarantini, vicepresidente della Popolare di Milano – consiglierebbe che le fondazioni più che essere ancora presenti in grandi banche internazionali come Intesa e Unicredit, che possono trovare capitali nei mercati esteri, entrino e crescano magari nelle popolari che hanno più legami con il territorio di riferimento delle fondazioni. Questo nella teoria. Nella pratica occorre ricordare comunque il ruolo positivo e di stabilizzazione svolto dalle fondazioni nei maggiori istituti”.
In questi giorni le Popolari sono anche al centro di un altro progetto che sta seguendo il dicastero retto da Tremonti, quello della Banca per il mezzogiorno, che finora doveva essere appannaggio di Poste e delle Banche di credito cooperativo. Le Popolari, con gradimento del Tesoro, si candidano a detenere almeno un terzo della Banca per il mezzogiorno e aspirano a esprimere il presidente dell'Istituto voluto da Tremonti. Le fondazioni sono anche al centro di pour parler ancora preliminari in casa di Mediobanca, il cui patto scade a settembre. C'è chi prospetta l'eventualità, anche nel caso che qualche grande socio limi la sua quota, di un'azione organizzata delle fondazioni azioniste dell'Istituto di Piazzetta Cuccia (come Mps, Carisbo, Cariparma e Cariverona) per entrare nel patto o per coordinarsi al fine di aver più peso.
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