Dagli americani e dai “parpaillot” ci dividono l'amore per il privilegio e la douceur de vivre
Tutti quelli “che si piacciono si riuniscono” lo si sapeva nella Parigi del 1751. I salotti vengono da lontano. I loro rituali anche. “Cher ami, comment allez-vous? Vous connaissez sans doute…”. Formule di cortesia della prima volta, che lei usa, impone. Perché c'è sempre una lei, un'erede delle Preziose del Seicento, che è padrona della casa e dei destini che le ruotano attorno.
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Tutti quelli “che si piacciono si riuniscono” lo si sapeva nella Parigi del 1751. I salotti vengono da lontano. I loro rituali anche. “Cher ami, comment allez-vous? Vous connaissez sans doute…”. Formule di cortesia della prima volta, che lei usa, impone. Perché c'è sempre una lei, un'erede delle Preziose del Seicento, che è padrona della casa e dei destini che le ruotano attorno. Politesse aggiornata al tempo repubblicano, il “tu” è bandito, sia nella versione fintamente disinvolta e coatta all'italiana, che in quella democratica e americana. Obbligatorio il voi: più algido e impersonale del “lei” lascia però trasparire una certa deferenza.
Quanto all'essere un amico, un caro amico, che nessuno si illuda: suona falso e falso è. E' il requisito minimo del primo invito, per gli altri bisogna superare l'esame. “Sans doute” in questo caso non è “forse” ma il suo contrario, “certamente”: rispondere no, non ho il piacere di conoscerlo, sarebbe dunque improvvido, colui a cui vi stanno presentando dovete conoscerlo per forza, perché più noto, più importante, più potente di voi.
A questo punto se la vostra ospite non vi deposita su una poltrona come uno sgorbio della mondanità, un orrore del galateo, se vi lascia da solo in un canto come una “crotte de chien”, se addirittura conversa con voi, cercando di capire fino a che punto fidarsi, se sarete pronto un giorno ad accettare favori o a farne in una rete di complicità di cui sarà mallevadrice e garante, allora potete cominciare a rallegrarvi: non sarete più solo. Siete oltre l'etica protestante e lo spirito del capitalismo e nessuno vi incatenerà mai alle vostre responsabilità individuali.
Sarete parte di un salotto, di un cenacolo, di una cerchia. Sarete aiutato . E soccorso quando inciampate. Se il sodalizio è lungo e profondo, avrete amici al fianco anche quando doveste cadere in un precipizio. Entrate dunque in un mondo particolare che non mette al bando, non assegna marchi dell'infamia, non imprime lettere scarlatte. In un mondo dove il talento è necessario ma non basta, occorre anche saper sedurre con discrezione, saper stare con gli altri e saper fare per loro, usare la raffinatezza delle piccole cose, usare bene la conversazione, un mix insomma che i francesi chiamano entregent. Un mondo oltre la ricchezza stessa, perché saper usare delle cose belle, trarne diletto è importante tanto quanto possederle. E il piacere di invitare è eguale a quello di esser invitato, in luoghi eleganti perché non si vedono, nelle zone meno battute della Normandia o della Bretagna, nella penisola di Quiberon, nel massiccio del Lubéron, nei mulini sulla Sorge, nei palazzi di Avignone.
C'è chi fatica a capire che un filosofo in camicia bianca possa intervenire sui giornali di mezzo mondo e difendere il presunto stupratore, che possa condannarne la pubblica esposizione in manette definendola feroce e “incivile”, rivendicare la lunga frequentazione e la grande amicizia con l'imputato, confortarlo e dirsi ammirato del coraggio e della compostezza della moglie e al tempo stesso ignorare o quasi la vittima. C'è chi fatica a capire come da un circolo all'altro, da un salotto all'altro, rimbalzino su quotidiani e settimanali voci autorevoli che lo sostengono, parlano di trappola, cercano prove del regolamento di conti all'interno dell'istituzione FMI mostrando di non tenere in nessun conto indizi e riscontri messi insieme dalla polizia americana.
DSK viene da una famiglia che ha lunga tradizione massonica.
DSK è ebreo, lui stesso ricorda di aver unito i cognomi dei due nonni paterni, uno naturale e uno adottivo, per fierezza della sua identità proprio all'indomani della Guerra dei sei giorni. Ma l'universo regolato dal principio di appartenenza è molto più vasto e non è riducibile agli storici circoli d'influenza. Sono decine i salotti di Parigi che contano o hanno contato nell'industria, nella finanza, nelle banche, sono nati spontaneamente, crescendo sull'affinità politica umana e culturale tra i partecipanti, secondo alchimie sottili e sconosciute. Nessuno seppe mai dell'esistenza attorno a François Mitterrand di un cerchio ristretto di amici e amiche reclutato fin dalla gioventù e dalla resistenza: se ne è cominciato a parlare verso la fine del suo lungo regno e non mancarono le sorprese.
Un intreccio così opaco di relazioni risulta poco comprensibile per quei paesi che impongono trasparenza assoluta anche nelle attività delle lobby. Per quelle culture convinte che il capitalismo, la democrazia siano case di vetro. Un giorno chiesi a un brillante finanziere, braccio destro di un famoso uomo d'affari italiano, perché in Francia e in Italia ci fossero così pochi casi di insider trading. “Ma questa è roba da protestanti, da parpaillot, da bigottoni. I nostri paesi sono cattolici. Quando hai una dritta su una buona operazione di Borsa come si fa a non passarla agli amici?”.
Un pezzo d'Europa dunque se la porta dentro, questa insana ma molto umana tendenza a distinguere fra amici e no, a difenderli anche se reprobi, contro venti e maree. Ci aiutano nella douceur de vivre: da soli sentiamo freddo più spesso. Poi i salotti e le donne che li hanno governati hanno fatto grande cultura, grande letteratura, grande musica. Hanno reso possibile la contaminazione creatrice. Le ballate di Chopin non sarebbero le stesse se non avesse frequentato salotti e conosciuto Georges Sand e Balzac. Debussy non avrebbe mai messo in musica il poema di Mallarmé se non avesse visto in un salotto compiaciuto le illustrazioni di Monet.
I salotti hanno formato ceto dirigente per cooptazione realizzando l'uguaglianza delle chances e sopperendo in qualche modo alle manchevolezze di stato e politica. Nelle “Considérations sur les moeurs de ce siécle” Charles Pinot Duclos scriveva a proposito di Londra e della Parigi del Settecento “che l'uguaglianza è un grandissimo bene quando deriva da un principio di governo, ma è un grandissimo male quando deriva solo dai costumi perché non accade se non attraverso la corruzione”. Ma non è colpa dei salotti se quei secoli esprimevano alte ambizioni. E il nostro ha perso anche il dono della meraviglia.
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Il Foglio sportivo - in corpore sano