Così Assolombarda vive e un po' si divide per il dopo Emma

Michele Arnese

Soddisfazione e al contempo imbarazzo. Sono i due stati d'animo che si colgono in Confindustria Lombardia e in via Pantano, sede di Assolombarda, l'antica e influente associazione delle imprese industriali e del terziario dell'area milanese. Non poteva essere diversamente: con due potenziali candidati per la successione alla mantovana Emma Marcegaglia – Gianfelice Rocca e Giorgio Squinzi – gli industriali lombardi continueranno a esprimere la leadership nazionale con orgoglio. A partire dal presidente di Assolombarda, Alberto Meomartini, manager di lungo corso e d'esperienza, ora presidente di Saipem del gruppo Eni.

    Soddisfazione e al contempo imbarazzo. Sono i due stati d'animo che si colgono in Confindustria Lombardia e in via Pantano, sede di Assolombarda, l'antica e influente associazione delle imprese industriali e del terziario dell'area milanese. Non poteva essere diversamente: con due potenziali candidati per la successione alla mantovana Emma Marcegaglia – Gianfelice Rocca e Giorgio Squinzi – gli industriali lombardi continueranno a esprimere la leadership nazionale con orgoglio. A partire dal presidente di Assolombarda, Alberto Meomartini, manager di lungo corso e d'esperienza, ora presidente di Saipem del gruppo Eni. Nessuna dichiarazione pubblica, sia perché dopodomani è in programma l'assemblea annuale di Confindustria con l'ultima relazione di Marcegaglia, sia perché di riunioni ed esternazioni ne sono state fatte fin troppe, si mormora in Assolombarda. Si fa riferimento all'incontro nella foresteria confindustriale di via Veneto a Roma in cui i marcegagliani hanno discusso tra l'altro dell'eventualità di una candidatura di Giorgio Squinzi, presidente di Federchimica e patron della multinazionale Mapei. Ma si fa riferimento all'attivismo anche mediatico del presidente dell'Unione degli industriali di Roma, Aurelio Regina, e all'intervista al Corriere della Sera in cui Alberto Bombassei, patron di Brembo, ha lanciato il nome che da tempo si sussurrava, quello di Gianfelice Rocca, presidente del colosso Techint.

    Chiamato da Luca di Montezemolo nel 2004, riconfermato come vicepresidente da Emma Marcegaglia nel 2008, Rocca è convinto che solo attraverso il rafforzamento della scuola e della ricerca si potrà modernizzare l'Italia. “Se pure risulta poco visibile, di certo è però molto influente: si dice infatti che sia lui il ghost writer della riforma della scuola firmata da Maria Stella Gelmini”, ha scritto Nunzia Penelope sul quotidiano Finanza&Mercati. Un candidato quindi che può essere gradito, come e quanto Squinzi, a quella parte dell'imprenditoria che non ha un'opinione negativa dell'operato del governo Berlusconi.

    La soddisfazione dei lombardi per le due candidature è però bilanciata da una serie di perplessità per il metodo che si sta seguendo e per le potenziali, ma fisiologiche, frizioni che si possono cogliere. “Più che di nomi, occorrerebbe parlare di come strutturare la confederazione, per farla diventare sempre più un organismo di servizio per le imprese, facendo collaborare e mettendo in sinergia le realtà locali come abbiamo fatto noi di Assolombarda”, dicono ai vertici di via Pantano. Sta di fatto che si delineano già le prime preferenze sui nomi. Per restare in Lombardia, su Rocca al momento confluiscono i consensi maggioritari di Bergamo, che esprime anche il presidente di Confindustria Lombardia, Alberto Barcella, e di quella di Varese. Crescenti preferenze per il presidente di Techint si raccolgono in Emilia e in Veneto, dove però il vicepresidente di Confindustria, Antonio Costato, vicino a Marcegaglia, non può essere annoverato tra i rocchiani. Anche una fetta consistente delle aziende meccaniche del nord non è ritenuta filo-Squinzi. Le idee e i metodi rivendicati negli ultimi mesi dal presidente di Federchimica, per una condivisione-collaborazione con la Cgil nella firma dei contratti collettivi del settore, è stata interpretata come una critica velata e indiretta per la volontà della Fiat di Sergio Marchionne e di altre aziende meccaniche di esulare dalla collaborazione con la Fiom-Cgil. Resta da vedere quale sarà la posizione delle grandi aziende pubbliche, sempre più decisive per il vertice di viale dell'Astronomia.