Uomo e donna

Il caso DSK fa scoppiare la bolla di pettegolezzi, silenzi, sospetti

Annalena Benini

Nous sommes toutes des femmes de chambre, siamo tutte cameriere, hanno protestato le femministe francesi sabato a Parigi (cinquecento signore arrabbiate) contro “questa confusione intollerabile fra libertà sessuale e violenza”. Contro “l'impunità che regna nel nostro paese, espressione di un sessismo disinibito”. Contro il cordone di solidarietà amicale che si è immediatamente formato attorno a Dominique Strauss-Kahn.

Leggi L'effetto Csi può fregare DSK di Mattia Ferraresi

    Nous sommes toutes des femmes de chambre, siamo tutte cameriere, hanno protestato le femministe francesi sabato a Parigi (cinquecento signore arrabbiate) contro “questa confusione intollerabile fra libertà sessuale e violenza”. Contro “l'impunità che regna nel nostro paese, espressione di un sessismo disinibito”. Contro il cordone di solidarietà amicale che si è immediatamente formato attorno a Dominique Strauss-Kahn, accusato di stupro, e il corrispondente strisciante sospetto elitista nei confronti della donna della Guinea entrata nella suite del Sofitel per le pulizie, trovata da un sorvegliante “traumatizzata, con difficoltà a parlare, tremante, con attacchi di vomito”.

    Le femministe rifiutano anche l'immagine delle donne francesi che ha fatto il giro del mondo: “Sono più tolleranti?”, si è chiesto il New York Times. Signore apparentemente moderne in un paese antiquato governato da un'élite maschile antiquata e misogina (“Se vuoi far parte di quell'élite francese – ha dichiarato la scrittrice Corinne Maier, autrice – devi tollerare un sacco di cose”), dove mettere le mani addosso è un gioco di potere in cui il consenso si può dare per scontato.

    E' come se fosse scoppiata una bolla di sapone, completamente trasparente, ma che solo dissolvendosi ha potuto rivelare i tic di un piccolo mondo presuntuoso, incapace di piegarsi alle regole, convinto di godere di maggiori libertà in virtù di uno status sociale. Un giornalista di Libération ha scritto di DSK che “dal momento in cui non si poteva mandare una donna, da sola, a intervistarlo, è già questa una forma di violenza: un uomo politico deve sapersi contenere”. Le altre giornaliste, intervistatrici di DSK, si sono sentite accusate di qualcosa e hanno reagito con nervosismo.

    Hanno scritto a sei mani un articolo su Libération per difendere, più che DSK, se stesse. Nathalie Raulin, di Libération, Virginie Malingre, del Monde, e Nathalie Segaunes, del Parisien, hanno rivelato una fitta rete di pregiudizi, sospetti, pettegolezzi, uno strano modello di relazioni uomo-donna sul lavoro. Sono andate su tutte le furie. “Cosa significa? Che tutte le giornaliste che hanno seguito DSK sono state aggredite?(…) O, meglio ancora, che le stesse sono contente di un faccia a faccia caliente che, se si mostrano accomodanti, assicura loro una fonte di informazioni privilegiata?”.

    Nessuno l'aveva insinuato, ma dev'essere un argomento scottante. “Questa ultima ipotesi ha troppo spesso alimentato i fantasmi – e i lazzi – dei colleghi maschi”. Ecco la difesa preventiva: “A Libération, al Monde o al Parisien ciascuna di noi ha seguito DSK. Che possiamo dire? Senza dubbio, l'uomo faceva il cascamorto, a volte era un po' pesante. Gli inviti galanti o le immersioni nei décolletes sono stati uno stratagemma quasi obbligato dell'inizio delle conversazioni, una specie d'introduzione prima di entrare nel cuore dell'argomento, l'economia o la politica. Ma non siamo mai state aggredite o minacciate”. Se fosse successo, scrivono, avrebbero avuto il dovere di riferirlo al giornale. “Certo, sappiamo che DSK amava il sesso e il libertinaggio, ma a che serve precisarlo? Nel mondo politico francese non è certo il solo”. Intanto gli avvocati di DSK cercano nel passato della cameriera d'albergo qualcosa che possa metterla in cattiva luce. E il Figaro si chiede se i rapporti fra uomini e donne, dopo DSK, saranno destinati a cambiare.

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    • Annalena Benini
    • Annalena Benini, nata a Ferrara nel 1975, vive a Roma. Giornalista e scrittrice, è al Foglio dal 2001 e scrive di cultura, persone, storie. Dirige Review, la rivista mensile del Foglio. La rubrica di libri Lettere rubate esce ogni sabato, l’inserto Il Figlio esce ogni venerdì ed è anche un podcast. Ha scritto e condotto il programma tivù “Romanzo italiano” per Rai3. Il suo ultimo libro è “I racconti delle donne”. E’ sposata e ha due figli.