La Francia vuole togliere un po' di libertà a Internet, ma l'idea non piace a tutti

William Ward

Non pago dell'attenzione da tutto il mondo politico in occasione della presidenza francese del G8 – giovedì ci sarà l'atteso vertice a Deauville – il presidente Nicolas Sarkozy ha voluto inventare una specie di preambolo internettiano, nella forma di un enorme e prestigioso meeting di due giorni per i principali protagonisti dal mondo dei nuovi media. A Sarkozy non basta più la formula Davos – il World economic forum – dove grandi esponenti di diversi settori discutono da pari grado con i politici di massimo livello.

    Non pago dell'attenzione da tutto il mondo politico in occasione della presidenza francese del G8 – giovedì ci sarà l'atteso vertice a Deauville – il presidente Nicolas Sarkozy ha voluto inventare una specie di preambolo internettiano, nella forma di un enorme e prestigioso meeting di due giorni per i principali protagonisti dal mondo dei nuovi media. A Sarkozy non basta più la formula Davos – il World economic forum – dove grandi esponenti di diversi settori discutono da pari grado con i politici di massimo livello. Con tipico élan gallico, il capo dell'Eliseo ha preteso di piegare i protagonisti di Internet alle istanze della politica, e loro hanno risposto con una massiccia adesione all'iniziativa di Parigi, dove tutto si svolge all'interno di una grande struttura provvisoria eretta all'interno dei giardini delle Tuileries, nel centro della capitale francese.

    Il discorso di apertura di Sarkozy era uno squillante appello ai grandi dell'Era digitale e virtuale a mollare l'osso della libertà di azione “a favore di una seconda, nuova fase matura di Internet, nella quale ci saranno regole fisse”. Indifferente alle critiche degli americani che gli hanno chiesto di “non nuocere” alla salute della vita online, ha persino insistito sul diritto “storico” della Francia di stabilire simili regole, “dato che siamo il crugiuolo dei diritti sia dell'uomo sia di quelli degli artisti e dei creativi”.

    Rupert Murdoch è volato da New York per fare un'appassionata e articolata presentazione (il suo speechwriter è famoso per essere il migliore nel mondo anglofono) a favore delle nuove tecnologie nelle scuole, in favore dei più poveri ed emarginati. Mark Thompson, amministratore delegato (spesso criticato) della Bbc, ha confidato al Foglio: “Raramente perdo un intervento di Murdoch, e quando sto a New York ci sentiamo sempre”. Thompson, in un dibattito con Franco Bernabè, ha discusso “la trasformazione digitale delle aziende tradizionali”.

    In controaltare all'impero neoliberista
    di Murdoch, ci sono Arthur Sulzberger Jr, presidente e amministratore delegato del New York Times, e Robert Shrimsley, managing editor del FT.com. Inserito all'ultimissimo momento nel programma il quasi sempre parigino Carlo De Benedetti.