Tra tette e Twitter, la scappatella di Giggs stravolge la privacy all'inglese

Piero Vietti

C'è tutto, nella storia che ha catalizzato attenzioni e pruriti di mezza Inghilterra nelle ultime settimane: sesso, calcio, tv, politica, giustizia e social network. Che Twitter potesse far vacillare le norme sulla privacy del Regno Unito era troppo anche per chi è convinto che Facebook sia l'eminenza grigia dietro le rivolte arabe, e che una scappatella con una tettuta miss gallese ed ex concorrente del “Grande fratello” britannico diventasse un affare costituzionale non poteva immaginarlo nemmeno lui, che di ordinario nella sua carriera calcistica ha fatto ben poco.

    C'è tutto, nella storia che ha catalizzato attenzioni e pruriti di mezza Inghilterra nelle ultime settimane: sesso, calcio, tv, politica, giustizia e social network. Che Twitter potesse far vacillare le norme sulla privacy del Regno Unito era troppo anche per chi è convinto che Facebook sia l'eminenza grigia dietro le rivolte arabe, e che una scappatella con una tettuta miss gallese ed ex concorrente del “Grande fratello” britannico diventasse un affare costituzionale non poteva immaginarlo nemmeno lui, che di ordinario nella sua carriera calcistica ha fatto ben poco. Così è invece stato. Ryan Giggs, sposato e con due figli, è il giocatore che più ha vinto nella storia del calcio inglese, e a trentotto anni da compiere si avvia a tentare la conquista della terza Champions League con il suo Manchester United, sabato contro il Barcellona. Domenica scorsa, durante l'ultima partita di campionato, i tifosi avversari hanno intonato cori sulla sua relazione con la tettuta di cui sopra, Imogen Thomas (la moglie di Giggs era seduta in tribuna). Ma perché questa relazione sta facendo discutere così tanto?

    In breve: la Thomas qualche tempo fa racconta il suo flirt con Giggs al tabloid Sun che, prima di pubblicare l'intervista, avverte il giocatore il quale, con un'azione legale, ottiene un pronunciamento da parte dell'Alta corte che diffida il quotidiano dal pubblicare la notizia e minaccia l'arresto per chiunque ne parli (Thomas compresa). La figura giuridica di cui si avvale Giggs, tipica del sistema inglese, è la cosiddetta “super injunction”, grazie alla quale molti vip anglosassoni evitano gogne mediatiche per corna et similia. Giggs e i suoi avvocati non tengono però conto della potenza di Twitter. Qualcuno ne parla sul social network, e nel giro di qualche giorno la notizia viene “ritwittata” circa 80.000 volte (il retweet è una sorta di telefono senza fili virtuale e molto più potente). I giornali cominciano a trattare il caso, ma continuando a non potere nominare Giggs. Tutti ne “twittano”, ma quotidiani e tv si limitano a raccontare di “un famoso calciatore” che avrebbe tradito la moglie con una famosa star del piccolo schermo. Il giocatore gallese allora annuncia una ancor più surreale causa contro il social network, chiedendo senza successo a Twitter di rivelare i nomi di chi ha pubblicato la notizia. Il Sun si rende conto di avere tra le mani la storia dell'anno e monta il caso a dovere.

    Lunedì il capolavoro: dopo avere ammesso che leggi che impediscono alla stampa di scrivere fatti che tutti conoscono sono “ingiuste e da cambiare”, il premier David Cameron mette in discussione alla Camera la legislazione sulla privacy. A quel punto, avvalendosi di una legge di trecento anni fa che tutela i parlamentari dalle conseguenze delle loro dichiarazioni durante l'esercizio delle loro funzioni, un deputato dei Lib-Dem, John Hemming, ha fatto il nome di Ryan Giggs pubblicamente. Le prime pagine di tutti i giornali inglesi avevano la notizia in apertura, e il giocatore è stato visto arrivare molto cupo all'allenamento mattutino.

    Il Sun chiede all'Alta corte il permesso di pubblicare l'intervista alla Thomas. “Ryan Giggs è ora un problema per David Cameron”, scriveva ieri il Telegraph. Nick Clegg ha pubblicamente rimproverato Hemming per avere comunque infranto la legge, ma la stampa (che a Londra ha un peso specifico notevole in queste situazioni) è tutta con lui e contro i giudici. Ancora il Telegraph: “Dimenticate tutto quello che avete studiato sulla separazione e sulla fusione dei poteri”, da questa storia abbiamo scoperto che “quello giudiziario si stava costruendo un suo corpo di leggi fatte dai giudici” invece che dal Parlamento. “Le leggi sulla tutela della privacy sono nel caos”, titolava il Guardian. Come una beffa suonava poi l'intervista alla baronessa Buscombe, presidente della commissione che tutela chi si sente danneggiato dalla stampa: “Giggs poteva venire da noi – ha detto al Guardian – avremmo pensato noi a fermare la pubblicazione dell'intervista”. Invece un tweet (e dei legali troppo zelanti) rischiano di far crollare l'intero sistema di leggi sulla privacy. E sabato sera c'è il Barcellona.

    • Piero Vietti
    • Torinese, è al Foglio dal 2007. Prima di inventarsi e curare l’inserto settimanale sportivo ha scritto (e ancora scrive) un po’ di tutto e ha seguito lo sviluppo digitale del giornale. Parafrasando José Mourinho, pensa che chi sa solo di sport non sa niente di sport. Sposato, ha tre figli. Non ha scritto nemmeno un libro.