Consigli utili a Tremonti per una virtuosa manovra non depressiva

Michele Arnese

Interventi sulle pensioni, tagli ai trasferimenti per gli enti locali, spending review, centralizzazione per risparmiare negli acquisti della pubblica amministrazione. Si affastellano i consigli, più o meno richiesti dal governo, in vista della manovra triennale dei conti pubblici da circa 40 miliardi che l'esecutivo approverà a metà giugno. Un accenno a sorpresa sulla previdenza è arrivato ieri dal presidente dell'Inps, Antonio Mastrapasqua, che ha chiesto con toni non perentori di allungare l'età di pensionamento.

    Interventi sulle pensioni, tagli ai trasferimenti per gli enti locali, spending review, centralizzazione per risparmiare negli acquisti della pubblica amministrazione. Si affastellano i consigli, più o meno richiesti dal governo, in vista della manovra triennale dei conti pubblici da circa 40 miliardi che l'esecutivo approverà a metà giugno. Un accenno a sorpresa sulla previdenza è arrivato ieri dal presidente dell'Inps, Antonio Mastrapasqua, che ha chiesto con toni non perentori di allungare l'età di pensionamento. A sorpresa, perché di segno diverso rispetto alle dichiarazioni precedenti dello stesso presidente dell'istituto previdenziale. Presentando il rapporto annuale dell'Inps, Mastrapasqua ha sì ribadito che “l'equilibrio e la stabilità raggiunti dal sistema non sono stati conseguiti a scapito delle giovani generazioni”, ma ha anche auspicato che “accanto alla necessità di una crescita economica del sistema c'è una necessità che deve essere ribadita ai giovani: bisogna lavorare più a lungo”. Eppure il governo non è dello stesso avviso: il sistema previdenziale è “stabile e non ci sono ragioni” per nuovi interventi, ha detto ieri il ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, che ha sottolineato: la stabilità del sistema è riconosciuta da tutte le istituzioni e non ci sarà “nessun nuovo intervento nel settore pensionistico” nella manovra correttiva.

    Un suggerimento indiretto al governo, più di metodo che di merito, arriva dalla Banca d'Italia. L'Istituto centrale governato da Mario Draghi indica una soluzione come quella adottata in Inghilterra dal premier David Cameron: procedere “con decisione nell'analisi delle singole voci di spesa anche attraverso processi di spending review”, perché “è utile adottare e rafforzare indicatori di performance nelle strutture pubbliche centrali e locali (uffici, scuole, ospedali, tribunali) e sviluppare meccanismi che consentano di valutare l'adeguatezza dell'entità di ciascuna voce indipendentemente dalla spesa storica (zero-based budgeting)”, ha scritto l'economista Ignazio Visco, vicedirettore generale della Banca d'Italia, secondo cui “l'azione di contenimento della spesa richiede interventi molto selettivi”. Quindi non più lineari, come quelli finora decisi dall'Economia.

    E che ci siano ulteriori margini per limare le uscite pubbliche è evidente in un ponderoso rapporto presentato negli scorsi giorni al Tesoro dall'ex sottosegretario alle Finanze nel governo Prodi, Piero Giarda, l'economista chiamato dal ministro Giulio Tremonti alla presidenza di una delle quattro commissioni per riformare il fisco. Giarda indica nelle spese degli enti locali uno dei bubboni da debellare. “L'amministrazione locale gestisce circa il 50 per cento della spesa pubblica complessiva diversa da pensioni e interessi sul debito – certifica Giarda – Il finanziamento di tale spesa è basato in parte maggioritaria su trasferimenti dallo stato e compartecipazioni, essendo basso, circa il 40 per cento, il peso dei tributi propri”. La lievitazione dei costi degli enti decentrati si evince da pochi dati: le amministrazioni locali gestiscono oggi circa il 48 per cento della spesa pubblica complessiva (al netto di pensioni e interessi), contro una percentuale del 52 per cento delle amministrazioni centrali. Nel 1980 le percentuali erano rispettivamente del 39 per cento e 61 per cento.

    A preoccupare l'ex sottosegretario è anche l'andamento dei consumi pubblici per acquisti di beni e servizi: “In 40 anni i prezzi di produzione dei consumi collettivi sono aumentati del 39 per cento in più dei prezzi di vendita dei beni di consumo privati”. Innovazioni su questo settore per risparmiare sono consigliate in una ricerca appena pubblicata dal Mulino con Astrid di Franco Bassanini e curata da Luigi Fiorentino, segretario generale dell'Antitrust presieduta da Antonio Catricalà: “Il governo della spesa pubblica per beni e servizi deve costituire parte qualificante e importante delle manovre di finanza pubblica. Al riguardo occorre un commitment politico forte che veda il ministro dell'Economia quale organo responsabile, in via diretta, della politica di procurement. Sotto il profilo organizzativo, appare necessario rilanciare forme di centralizzazione degli acquisti attraverso l'esperienza della società statale Consip”.