La satira ai tempi della primavera araba
Un tassista nel caotico traffico di Damasco è tamponato da una Bmw nera. Scende e si avvicina infuriato al finestrino dalla Bmw gridando: ‘Guardi cosa mi ha fatto! E adesso chi me la ripaga? Mi dia le sue generalità'. Il cristallo scuro della vettura si abbassa e spunta una mano che porge al tassista un biglietto da visita. ‘Non c'è problema', risponde una voce calma dall'interno della Bmw ‘mi chiami domani a questo numero'.
Dove l'opposizione non è possibile, arrivano le barzellette. E come l'Italia fascista, la Germania nazista o l'Unione Sovietica, anche il mondo arabo e islamico ha accumulato un patrimonio di umorismo su cui forse presto si inizieranno a compilare antologie.
Siria. "Hafez Assad bussa al grande portone del Paradiso. ‘Che vuoi?' gli chiede l'Arcangelo Gabriele. ‘Ma come? Io sono il raìs! Ho il diritto di entrare'. ‘Aspetti che controllo sui registri'. Ma dopo aver controllato l'Arcangelo risponde: ‘Niente, il suo nome non compare. Lei non può entrare qui'. ‘Ma come?' riprende Assad. ‘Io sono il raìs che ha combattuto contro il nemico, sono il duce combattente, sono l'artefice della fermezza, sono il padre della Siria moderna…'. ‘Mi dispiace' dice l'Arcangelo, interrompendo l'interminabile lista dei titoli. ‘Mi dispiace, ma abbiamo appena cambiato la Costituzione del Paradiso'". Hafez Assad era morto il 10 giugno del 2000; suo figlio Bashar, classe 1965, sarebbe diventato il decimo presidente della Repubblica araba siriana soltanto il 17 luglio. La Costituzione prevedeva che il capo dello stato dovesse avere almeno 40 anni, e c'era stato bisogno di quei 47 giorni per emendare il testo.
Egitto. “Il presidente Hosni Mubarak muore a va all'inferno ed è ricevuto da Satana. Il diavolo gli dice: ‘Poiché sei stato il leader di un Paese per molti anni, ti si permette di scegliere in che abitazione sarai torturato per il resto dell'eternità'. Mubarak cammina per un corridoio con porte in entrambi i lati, si apre la prima porta e chiede che tipo di tortura soffrirebbe. L'uomo nella porta dice: ‘Sarai torturato per otto ore con fiamme ardenti, per otto ore con olio rovente e per otto con acqua bollente'. Cercando una sorte migliore, apre altre porte, e in ognuna gli danno risposte simili. Fino all'ultima, in cui gli spiegano: ‘soffrirai 12 ore di tortura in una macchina di terribile aspetto, e poi 12 ore in un condotto di combustione di petrolio'. “Mi sembra terribile. Torno alla prima porta'. ‘Pssss, dà retta, resta qui, che è la sala egizia. Il petrolio non lo consegnano mai in tempo, e le nostre macchine di tortura non funzionano”.
Libia. “Gheddafi ha lanciato una campagna contro i cani sviati (= oppositori). Un dromedario corre nel deserto verso la frontiera con l'Egitto. Un altro dromedario gli chiede: ‘Ma dove stai scappando?'. ‘Non hai sentito la campana contro i cani sviati?'. ‘Ma tu sei un dromedario, non un cane!'. ‘Lascia che ti mettono le mani addosso quelli della polizia segreta, e vredrai se non ti fanno confessare di essere un cane anche a te!'”.
Pakistan, dopo l'operazione contro Bin Laden. “Il governo ha messo in campo due equipe di diplomatici. Una per convincere il mondo che ha appoggiato l'operazione, l'altra per convincere al Qaida che ha cercato di impedirla”.
Tunisia. “Ben Ali è appena entrato nel negozio di calzature, che il negoziante gli dà un paio di scarpe. ‘Come fai a sapere il mio numero senza che le misuri?' ‘Sono 23 anni che ci calpesti!'”.
Ancora la Siria. “Un uomo vedendo il volto di Assad in tv spiega al figlio: ‘Questo qui è un cane! Non è un raìs, ma è un cane!'. Finché un giorno l'uomo non si trova con il figlio alla fermata dell'autobus affollata da gente in attesa. Il bambino vedendo in alto su un palazzo il ritratto di Assad comincia a dire ad alta voce quasi urlando e indicando l'immagine del presidente: ‘Papà, Papà! Eccolo lì quello che tu chiami cane. Papà quello lì è quel tizio che non è un raìs ma è un cane. Vero?'. E il padre, terrorizzato: ‘Di chi è questo bambino? Di chi è questo bambino?'” .
Ancora il Pakistan. “Sistema di radar pakistani in vendita: 99,99 dollari. Compra uno, e prendi l'altro gratis. Gli elicotteri americani non li captano, ma Star Plus (= popolare canale tv, ndr) sì”.
Ancora l'Egitto: “Il ministro dell'Interno dice a Mubarak: “è ora che prepari una lettera di addio al popolo egiziano'. “Perché, dove vuole andare?”.
Siria. “Un tassista nel caotico traffico di Damasco è tamponato da una Bmw nera. Scende e si avvicina infuriato al finestrino dalla Bmw gridando: ‘Guardi cosa mi ha fatto! E adesso chi me la ripaga? Mi dia le sue generalità'. Il cristallo scuro della vettura si abbassa e spunta una mano che porge al tassista un biglietto da visita. ‘Non c'è problema', risponde una voce calma dall'interno della Bmw ‘mi chiami domani a questo numero'. Il tassista, perplesso, prende il biglietto e imprecando ritorna al suo taxi. Il giorno dopo telefona a quel numero e riprende spazientito: ‘Allora! Che è tutto questo mistero? E' disposto a pagare o no? Perché se no io faccio un casino…'. ‘Ma lei sa chi sono io?', fa l'uomo della Bmw con voce pacata ma ferma. ‘No' risponde il tassista ‘perché? Chi diavolo dovrebbe essere Lei?'. ‘Io', scandendo lentamente le sillabe ‘sono il raìs Hafez al-Assad'. Impietrito, il tassista con voce tremante chiede: ‘Eh… eh… e lei per caso sa chi sono io?'. ‘No'. ‘Grazie a Dio!!!' e riattacca”.
Egitto. “Mubarak sta per darsi fuoco davanti al palazzo presidenziale. ‘Che stai facendo?' “Esigo che cambi il popolo!”.
Siria. “Un soldato siriano di guardia al confine passa il tempo a chiacchierare con il collega israeliano di guardia dall'altra parte. L'israeliano dice al siriano: ‘Lo sai che da noi c'è acqua, elettricità… ci sono anche i telefoni cellulari'. E il siriano: ‘Ok, ma noi abbiamo Assad' (in arabo = leone). L'israeliano, pensieroso, si alza, se ne va e il giorno dopo torna al suo posto al confine e dice: ‘Lo sai che anche noi ora abbiamo un leone?'. E il siriano, pensando che anche in Israele hanno adesso un presidente Assad: ‘Bene, allora sappi che a breve non avrete più acqua, elettricità, e dimenticatevi pure i cellulari!'”.
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