L'ultima impresa

Michele Arnese

Le proposte per l'Italia che paiono un programma di governo. La promesso di un impegno civile delle imprese che sembra un preludio a un fantomatico partito degli imprenditori. L'ultima relazione di Emma Marcegaglia come presidente di Confindustria sarà però ricordata soprattutto per un fuori testo, ovvero la diatriba plateale fra Marcegaglia e Fiat. All'intenzione del Lingotto di lasciare definitivamente Confindustria, il presidente uscente ha risposto: "Non esistono soci di serie A e di serie B. Noi non agiamo sotto pressione di nessuno".

    Le proposte per l'Italia che paiono un programma di governo. La promesso di un impegno civile delle imprese che sembra un preludio a un fantomatico partito degli imprenditori. L'ultima relazione di Emma Marcegaglia come presidente di Confindustria sarà però ricordata soprattutto per un fuori testo, ovvero la diatriba plateale fra Marcegaglia e Fiat. All'intenzione del Lingotto di lasciare definitivamente Confindustria, il presidente uscente ha risposto: “Non esistono soci di serie A e di serie B. Noi non agiamo sotto pressione di nessuno. Sono finiti i tempi in cui poche aziende decidevano l'agenda di Confindustria”. Un imbarazzato presidente di Fiat, John Elkann, ha cercato di rassicurare sulle intenzioni del Lingotto ma il battibecco con Marcegaglia è proseguito mentre parlava il ministro dello Sviluppo, Paolo Romani.

    Il ministro ha cercato di difendere l'operato
    del governo che Marcegaglia ha giudicato nel complesso insufficiente, raccogliendo il plauso di tutta l'opposizione. Eppure, dopo aver ricordato che negli ultimi dieci anni il pil per abitante è rimasto stabile, non sono mancati i riconoscimenti all'esecutivo. In particolare al ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, per la tenuta dei conti pubblici “che ci ha risparmiato di finire nell'occhio del ciclone dell'eurodebito”. Ma non sono mancati rilievi più o meno diretti sia a Tremonti (ad esempio sul dualismo nord-sud, perché il sud è cresciuto più del nord in termini di pil pro capite) sia al Cav. Né richieste interpretate come critiche: “Semplificazioni e liberalizzazioni subito, infrastrutture subito e riforma fiscale subito” per ridurre le imposte ad aziende e lavoratori, ha sintetizzato. In verità c'è dell'altro. Marcegaglia ha invocato tagli duri e selettivi alla spesa pubblica, quindi non più solo lineari, intaccando anche il welfare e il pubblico impiego. E ha apprezzato le “proposte di una parte riformista dell'opposizione” che prevedono anche “la flessibilità in uscita”, ovvero maggiori possibilità di licenziamento: il riferimento è in particolare al disegno di legge di Pietro Ichino (Pd) caldeggiato anche da Luca Cordero di Montezemolo.

    Ma le attenzioni degli addetti ai lavori
    e degli osservatori si sono appuntate sulle ultime parole di Marcegaglia. “Un avviso finale. Come imprenditori noi facciamo il nostro mestiere. Ma attenti! Nei momenti difficili della vita del paese come questo noi saremo pronti a batterci per l'Italia, anche fuori dalle nostre imprese”. Che vuol dire? C'è chi all'interno della stessa Confindustria ha intravisto aspirazioni politiche di Marcegaglia, magari terzopoliste. E chi ha scorto i prodromi di una sorta di partito degli imprenditori, come quello vagheggiato secondo gli osservatori da Luca Cordero di Montezemolo. Dall'entourage marcegagliano questi scenari sono smentiti, ma le parole della Marcegaglia hanno innescato un dibattito. Il presidente di Mediaset, Fedele Confalonieri, ha apprezzato il richiamo marcegagliano a Max Weber, spiegando di riferirsi a quello che deve essere “l'impegno del cittadino”, soprattutto nei momenti “particolarmente gravi”. “E' un po' l'impegno – ha concluso Confalonieri – che ha caratterizzato il Cavaliere”. “Gli imprenditori sono già usciti fuori dalle imprese in altre occasioni, abbiamo un presidente del Consiglio imprenditore”, ha sottolineato l'amministratore delegato dell'Eni, Paolo Scaroni.

    Ad animare i pourparler degli imprenditori è stata soprattutto la successione al vertice di Confindustria. Oltre alla candidatura informale di Giorgio Squinzi, presidente di Federchimica, non ostile alla Cgil, avanza quella di Gianfelice Rocca, presidente di Techint, auspicata da Alberto Bombassei. Ma c'è chi, come l'ex presidente Giorgio Fossa, punta proprio a una candidatura di Bombassei, gradita pure a Cisl e Uil. Comunque i candidati – veri, occulti o potenziali – hanno tutti notato la presenza all'assemblea confindustriale del magistrato Antonio Ingroia, invitato: “Il mondo dell'impresa sta riscoprendo quell'etica che la politica non ha”, ha sibilato.